Capitolo XIII - Inès

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Ho accettato la proposta di Josè, fra due giorni sarò già lontano da qui, non ho intenzione di abortire e non darò mio figlio a nessuno, è una mia responsabilità e io l’ho accettata. A mia madre non è permesso venire in camera mia, devo trovare una soluzione da sola, non ho il telefono e mi hanno tolto anche il computer quindi non riesco a comunicare con Grant. Josè è stato furbo ha inchiodato la mia finestra così non posso nè entrare nè uscire, mi è permesso solo andare in bagno e a turni mi fanno la guardia. L’unica speranza che ho sta in Pablo. Grant non verrà stasera, dice che porta male vedere la sposa la notte prima delle nozze, non capisco perchè sia così superstizioso non potremmo essere più sfortunati di così. Sono circa le 23.00 e inizia il turno di Pablo. 
- Ti prego devi aiutarmi. - il mio fratellastro non mi guarda nemmeno in faccia mentre lo supplico è arrabbiato e deluso, lo capisco, gli ho nascosto molte cose e forse l’ho sempre trattato male per questo mi odia. Prima che io entri in bagno mi stringe una mano, senza parlare mi fa capire che posso contare su di lui, mi fa scivolare il telefono nella manica del pigiama e si mette davanti alla mia porta. Apro il suo telefono e vedo che mi ha inviato un messaggio con un piano ben dettagliato per la fuga. Mia mamma non è coinvolta nel piano, sono sollevata almeno nessuno le farà del male per questo. Memorizzo tutto il piano e cancello il messaggio come mi ha scritto Pablo, gli ripasso il telefono in modo furtivo e torno nella mia camera. 

Sono le 14.00 di sabato pomeriggio, come da direttive di Pablo prendo le chiavi di riserva che aveva nascosto nella fodera del mio cuscino e apro la porta, in casa non c’è nessuno, Josè ha obbligato mia madre ad andare con lui in modo che non mi aiutasse a fuggire. Scendo le scale di corsa e mi dirigo all’ingresso principale della casa, spero che nessuno mi veda passando davanti alle enormi finestre che affacciano sull'officina, devo per forza passare da qui per poter scappare da questa casa. Esco dalla porta di casa, giro l’angolo e mi trovo davanti un ragazzo alto e muscoloso, era Miguel. Sono veramente nei guai, provo a scappare ma lui mi afferra per le spalle e mi blocca. 
- Dove pensi di andare? -  mi parla troppo vicino alla faccia, odio la sua puzza mi fa rabbrividire. Devo pensare in fretta ad un nuovo piano, devo andare via da qui, decido di assecondarlo. 
- Stavo cercando te. - Gli dico, la sua espressione cambia, è perplesso. 
- Non cercare di fregarmi ragazzina, stavi andando da quel malato mentale. - lo odio. 
- Non ti prendo in giro Miguel, volevo cercarti per confessarti una cosa. - lui allenta la sua pressione e continuo a parlare - stavo pensando che in realtà Grant non è adatto a me, è un ragazzino e non può sicuramente darmi un futuro, ha dei problemi e non voglio condividere la vita con lui. Sì, è stato divertente finché è durato ma ora voglio un vero uomo, voglio te.
Mi avvicino sempre di più alla sua faccia, mi fa schifo il pensiero di essere così vicina a questo rifiuto umano, lui casca nel mio inganno e sta per baciarmi, gli tiro una testata dritta sul naso, credo si sia rotto, il suo sopracciglio inizia a sanguinare, si allontana per il dolore e continua ad imprecare contro di me.
Gli do un pugno dritto in faccia e il suo labbro inizia a sanguinare, lo colpisco ancora, stavolta sviene. Mentre lo appoggio alla parete della casa gli dico - Questo è per Grant. 
A parte il piccolo imprevisto il piano prosegue, e incontro Pablo davanti alla vecchia quercia a scuola, e pensare che è cominciato tutto da qui, insieme andiamo al rifugio del bosco, Giorgia, Jonathan, il funzionario, due testimoni e Grant sono già qui che mi aspettano. 
Ho rispettato la tradizione, la sposa è arrivata in ritardo, non ho nemmeno messo il vestito che avevo portato al rifugio per l'occasione, ho una vecchia tuta logora e i capelli tutti arruffati per la rissa con Miguel, ma Grant mi guarda come se fossi una principessa, come se fossi la sposa più bella del mondo.
Il mio ragazzo ha decorato questo posto in modo favoloso, ha fatto un arco intrecciato con i fiori dove c'è il funzionario pronto a celebrare la nostra unione, c'è una panchina dove sono seduti i miei amici, c'è anche il posto per mia madre che non potrà essere qui oggi. Pablo mi accompagna a quello che simbolicamente dovrebbe essere un altare, Grant è felice e decido di fingere un sorriso nonostante quello che mi è appena successo sono felice anche io. Il funzionario inizia il suo monologo dove ci elenca tutte le leggi, i diritti e gli obblighi che acquisiamo con il matrimonio. Comunica ai testimoni che ha ricevuto i documenti firmati da mia mamma in quanto minorenne e che entrambi siamo autorizzati ad unirci in matrimonio. Procediamo con lo scambio delle promesse. 
- Grant Douglas Ward, puoi procedere con le tue promesse. - sorrido, non sapevo il suo secondo nome, e soprattutto non immaginavo fosse Douglas. 
- Sai che non sono molto bravo con le parole e non so esprimere i miei sentimenti apertamente, molto spesso spero tu possa capirli semplicemente guardandomi negli occhi o tenendomi la mano, ma ci provo. Prometto che ti terrò la mano nei momenti difficili e che non ti tratterò mai come se fossi una mia proprietà, cercherò di non farti affogare nel mio buio e di portarti solo giorni di luce nella vita, affronteremo tutto insieme e non ti lascerò mai sola. Ti amerò ogni giorno sempre di più e sosterrò tutte le scelte che farai anche se non dovessi condividerle. Ti proteggerò come si fa con la cosa più preziosa del mondo. Prometto di starti accanto e di amarti fino al giorno della mia morte. - mentre pronuncia queste parole le lacrime di commozione mi rigano la faccia, per fortuna non sono truccata.
- Inès Maria Ecìja procedi pure con le tue promesse. - sono in imbarazzo, tutti gli occhi sono su di me, non ho preparato niente dovrò improvvisare.
- Il mio discorso non sarà mai all’altezza del tuo sei stato meraviglioso e lo sei sempre stato con me. Non posso farti grandi promesse, voglio fartene poche ma essere in grado di mantenerle tutto. Ti prometto che non cercherò mai di cambiarti e che ogni giorno ti accetterò per come sei, con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Ti prometto che non diventerò una di quelle mogli che impongono il proprio volere ma condividerò ogni scelta, anche la più banale con te. Prometto che non ti costringerò ad andare in ospedale ogni volta che hai un semplice raffreddore e mi prenderò cura di te sempre, ogni giorno per il resto della mia vita. 
- Grant Douglas Ward, vuoi prendere in moglie Inès Maria Ecìja? - il funzionario gli rivolge la domanda di rito. Sono così emozionata. 
- Si lo voglio. - risponde lui commosso
- Inès Maria Ecìja, vuoi prendere Grant Douglas Ward come tuo marito? 
- Sì lo voglio. - un’altra lacrima scorre sul mio viso, sono felice per davvero.
- Adesso siete marito e moglie, potete scambiarvi gli anelli. 

Grant mi stringe in un bacio che mi toglie il fiato, ancora non posso credere di essermi sposata, ho solo sedici anni. 
Mio marito ha organizzato tutto, dopo la cerimonia c’è una piccola cena. Mi cambio e metto il vestito che avrei dovuto indossare per la cerimonia, è lo stesso del mio compleanno dell’anno scorso ma mi sta un po’ stretto sulla pancia. Balliamo tutta la sera e passiamo la nostra prima notte di nozze nel bosco, è stata magica e meravigliosa, come tutte le notti che ho passato con Grant. 
Stamattina ci siamo svegliati presto, abbiamo sistemato le ultime cose nelle mie valigie, Grant ha lasciato le sue a casa, andrà a prenderle e ci vedremo direttamente in aeroporto così potremo partire per raggiungere New York, non ho nemmeno potuto dire addio a mia mamma. Saluto Grant con un bacio e lo guardo mentre si allontana, "ci vedremo dopo" ripeto a me stessa, sento che c’è qualcosa che non va.

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