Capitolo LXXV - Inès

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<<Il tuo silenzio è già una risposta>> commenta Coulson.

<<Non l'ho mai nascosto>> rispondo alla provocazione.

<<Perché dovremmo fidarci di te?>> chiede Daisy.

<<Non dovreste...>>

<<Infatti non mi fido, ma il tuo amato Ward ha detto che vuole aprire un portale ed ho bisogno che FitzSimmons scoprano cosa sta architettando quello psicopatico. L'unico modo per proteggerli è che tu sia con loro, lui non permetterà alcun attacco se ci sarai anche tu>> spiega il capo.

<<Sono solo una pedina dunque.>>

<<Per il momento abbiamo finito, tieniti a disposizione per nuovi ordini>> dice Phil uscendo dalla stanza, Daisy lo segue dopo avermi lanciato un'ultima occhiata, dispiaciuta.

Rimango da sola, la pressione che sentivo è svanita per lasciar posto allo sconforto, niente potrà fermare Coulson dal cercare Grant, non dopo che ha ucciso la donna per cui provava qualcosa. Mi ricordo del cellulare criptato che utilizzo per comunicare con mio marito. Devo eliminarlo prima che qualche agente lo trovi o peggio che venga rintracciato. Invio un ultimo messaggio.

Inès: Non fidarti di nessuno, Malick non è quello che sembra. Torna a casa, ti prego.

Aspetto alcuni minuti ma non ricevo risposta, lascio cadere il telefono e lo spacco in mille pezzi calpestandolo con il piede. Desidero solo che Grant torni a casa sano e salvo, non voglio altro. Improvvisamente la porta si apre facendomi sussultare per lo spavento, entrano Fitz e Simmons che sono pronti per partire. Non mi dicono dove andremo, mi danno delle armi e mi chiedono di seguirli, sono gentili con me ma il loro sguardo tradisce il risentimento che provano. Insieme ad una squadra di agenti arriviamo in un vecchio magazzino abbandonato che sembra più un laboratorio, non saprei dire con precisione dove sia collocato, ma immagino che si aspettino di trovare qualcosa che li porti a scoprire del piano di Grant per aprire un portale. Anche se dubito che la missione sia sua, credo sia un'idea di Gedeon Malick. Ci muoviamo cautamente, gli agenti armati avanzano davanti a noi mentre io rimango nella seconda fila, vicino ai due scienziati, per poterli proteggere meglio.

<<Dubito che ci siano ancora elementi collegati al portale>> dice Jemma rompendo il silenzio.

<<Non saltiamo alle conclusioni>> la interrompe Fitz <<Un indizio potrebbe aiutarci a portare indietro Will>> la sua voce è sicura e dolce come sempre.

<<Non possiamo farlo>> risponde la ragazza.

<<Abbiamo un programma per determinare dove si aprirà il portale su Maveth, non ci resta altro da fare che andarci>> dice lui.

<<Non intendevo questo, è da irresponsabili aprire un portale. L'HYDRA cerca da secoli di portare qui l'essere che vive su quel pianeta>> risponde lei terrorizzata.

<<È una leggenda che le mamme dell'HYDRA raccontano ai loro mostriciattoli.>>

<<Io l'ho visto, esiste>> dice lei.

<<Io le credo>> intervengo io che da troppo tempo ero in silenzio.

<<Si ed esiste anche Will. Lui è confinato lì e gli serve una mano>> dice Fitz nervoso.

La loro discussione si interrompe nel momento in cui sentiamo degli spari. Uno degli agenti davanti a noi sta colpendo tutti gli altri colleghi, ferendo a morte. Tiro fuori la mia pistola e puntandola contro l'uomo gli dico <<Banks, si fermi o sparo>>. Lui si gira verso di noi, Fitz nasconde Jemma dietro sé ed io mi metto davanti a loro per fargli da scudo col mio corpo. Grant gli ha già causato troppo dolore, non voglio che paghino con la vita.

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