Capitolo LVII - Inès

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<< Dormito bene? >> Nathaniel mi fa un dolce bacio sulla guancia, ieri sera ci siamo visti per parlare di alcune pratiche legali della Stark Industries e siamo finiti a passare la notte insieme, se la mia vita non fosse un totale disastro potrei dargli un'occasione.

<< Benissimo >> gli sorrido ma sto mentendo, gli incubi continuano a tornare ogni notte.

<< Ti va di pranzare insieme oggi? >> il suo invito mi sorprende.

<< Scusa, oggi non posso >> lui si gira su un fianco dandomi le spalle, provo ad avvicinarmi a lui accarezzandogli i capelli ma mi respinge, così decido di alzarmi e rivestirmi.

<< Giuro che non ti capisco Inès >> mettendosi seduto sul bordo del letto interrompe il silenzio che c'era nella stanza << mi sembra che le cose tra noi vadano bene; allora perché riduciamo tutto a questi incontri furtivi? So che la tua precedente relazione non è stata per niente facile, ma tuo marito ormai è disperso da cinque mesi non credi che sia ora di chiudere il capitolo? >> tra me e Nathaniel è nato tutto in modo spontaneo, ci siamo trovati spesso dopo lavoro negli ultimi tre mesi e tra una pratica e l'altra abbiamo ritrovato la passione di quando eravamo piccoli, ma non sono pronta ad avere alcun tipo di relazione.

<< Non è così facile >> Mentre parlo si posiziona davanti a me,  per guardarlo negli occhi devo alzare lo sguardo.

<< Lo ami ancora non è vero? >> rimango immobile, non riesco a rispondere a questa domanda ma Nathaniel interpreta il mio silenzio << lascia stare ho già capito >> cerca di allontanarsi ma lo blocco prendendogli il polso.

<< Lui potrebbe farti del male se ci vedesse insieme, è instabile e non voglio che ti accada niente >> in questo momento sono così confusa, la soluzione migliore sarebbe allontanarsi da tutti ma non ci riesco, più cerco di respingere le mie emozioni più queste tornano a galla.

<< Correrei il rischio per un pranzo con te >> lui mi sorride e si avvicina per baciarmi ma veniamo interrotti dallo squillo del mio cellulare, il biondino alza gli occhi al cielo e va a farsi una doccia, così mi lascia tutta la privacy per rispondere.

<< Stark, abbiamo bisogno di te, ti mando l'indirizzo >> Coulson sembra preoccupato.

<< Che succede Phil? >> mi sto agitando.

<< Vieni >> negli ultimi mesi ho collaborato con lo S.H.I.E.L.D., non sono più un agente, ma prendo parte alle missioni come consulente, non sono così obbligata a seguire i protocolli.

Esco dall'appartamento di Plimpton e salgo nella mia auto, eseguo un rapido check per verificare che non ci siano anomalie, imposto il navigatore alle coordinate che mi ha inviato Coulson e mi immetto nel traffico.

Arrivo davanti ad un palazzo storico di New York, è anonimo e non c'è nessuna insegna, un quartiere umile, molto lontano da quelli a cui sono stata abituata ultimamente.

<< Inès, ti stavamo aspettando >> l'agente Jemma Simmons mi accoglie.

Quando siamo dentro mi guardo intorno, è tutto così retrò qui dentro, sembra di essere in un vecchio centralino, la stanza è molto piccola ma di fianco all'ultimo telefono c'è un ascensore che si apre nel momento in cui Jemma inserisce una spina nel congegno.

Arriviamo al piano superiore e quando le porte si aprono mi salta subito all'occhio l'aquila dipinta sul muro circondata da un cerchio di parole "Strategic Scientific Reverse", siamo all'interno di una vecchia base del S.S.R., vorrei poter vedere la mia faccia in questo momento, devo avere un'espressione sorpresa ed affascinata, immagino già la felicità di Coulson, lui ama la storia, e questo posto n'è colmo.

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