Capitolo IX - Inès

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Il tempo passa davvero veloce, è passato quasi un anno da quando ho scoperto di essere per metà aliena o dea come preferisce definirsi mia madre, l’unico a cui l’ho detto è stato Grand, continuiamo ad incontrarci tutti i pomeriggio nel nostro rifugio nel bosco e il nostro rapporto è sempre più forte. Abbiamo fatto molte ricerche su Asgard e a quanto pare è davvero una terra ricca con palazzi d’oro, è un regno forte ma tutto quello che abbiamo imparato lo abbiamo trovato su libri di leggende poco attendibili. 
Oggi è il compleanno di Grant, gli ho organizzato una sorpresa, compie 18 anni ed è una data da festeggiare, così ho deciso di preparargli una cena romantica nella nostra casetta e di passare con lui la notte. Scendo in cucina a fare colazione, da quando i due argentini sono andati in pensione devo mangiare a casa. Ho lo stomaco in subbuglio ultimamente, forse perchè sono sempre di corsa, ma la mattina il solo pensiero di mangiare qualcosa mi fa venire una nausea tremenda. Esco di casa, oggi Ward mi aspetta direttamente a scuola, doveva andare prima per recuperare una lezione di spagnolo che aveva perso a causa della febbre della scorsa settimana, ho deciso di regalargli un cellulare così potrà inviarmi dei messaggi invece che bussare sempre alla mia finestra quando ha qualcosa da dirmi. Oggi non sto per niente bene, il profumo delle fioriture mi fa tornare su la cena che non ho ancora digerito da ieri sera, forse dovrei farmi vedere dal dottore è un paio di settimane che va avanti questa storia. Arrivo a scuola e da lontano vedo Christian Ward, ogni volta che suo fratello non c’è ne approfitta per venirmi a parlare, vuole ancora quel maledetto appuntamento, ma io non cedo amo Grant e questo non cambia. 
- Stamattina sei così luminosa Inès - sempre il solito finto sorriso sul volto. 
- Tu sei orribile come sempre invece - non riesco a nascondere il mio disgusto per quest’uomo come lui non riesce a nascondere l’ossessione per togliere tutto a suo fratello.
Entro in classe, il professor Colin è già lì che ci aspetta con in mano i nostri compiti corretti, io ho preso un A+ come sempre ma la vera sorpresa è Grant che ha preso una B+, sono così fiera di lui si sta impegnando. Suona la campanella mi alzo per raggiungere la classe di letteratura, ma appena mi sollevo sulle gambe inizia a girarmi la testa, vedo tutto sfocato, mi sento cadere. 
Mi risveglio dal dottor Brown, il medico della scuola, vedo al mio fianco Grant che sobbalza appena vede che apro gli occhi. 
- Mi hai spaventato Ecìja non farlo più per favore - mi dice lui veramente in ansia. 
- Non era mia intenzione farti paura Ward. - non so dove trovo la forza di scherzare sono a pezzi vorrei solo addormentarmi e svegliarmi tra due mesi. 
- Signorina Inès, posso parlare davanti a questo giovanotto?
- Certo dottore non ho segreti con lui 
- Le consiglio di andare urgentemente in ospedale o in farmacia. 
- Cosa succede dottore? 
- Da quanto non le viene il ciclo? 
- Non ricordo di preciso. - il panico, ormai è tanto tempo, ma con tutte le emozioni che ho provato non ci ho proprio pensato. 
- Potrebbe essere incinta- 
Quelle parole cadono come un fulmine a ciel sereno, non posso essere incinta siamo stati sempre molto attenti. Mi volto verso il mio ragazzo, vedo passare sul suo viso tutte le emozioni che il corpo umano è in grado di provare. Ho quasi sedici anni e lui appena diciotto non può essere vero tutto questo. 
Facciamo come ha detto il dottore e dopo le lezioni andiamo in farmacia a comprare un test di gravidanza, andiamo a casa mia, è molto più vicina che la baita nel bosco. Sono i quindici minuti di attesa più lunghi della mia vita. 
- Cosa pensi di fare nel caso sia positivo? - Chiedo a Grant, non abbiamo mai parlato di questo e onestamente non so cosa pensa lui. 
- Faremo quello che va fatto Inès, cresceremo il bambino e gli insegneremo a non fare gli errori che abbiamo fatto noi - almeno la pensiamo uguale non avrei mai valutato l’aborto come opzione. 
Finalmente sono passati i quindici minuti, Grant guarda per primo il risultato, il suo volto è indecifrabile, sembra un mix tra sconforto e gioia non riesco a capire, mi passa il test, ci sono due lineette, non posso ancora crederci diventeremo genitori e a malapena sappiamo badare a noi stessi. Nascondo in fretta le prove, per il momento decidiamo di non dire niente a nessuno, e andiamo in ospedale, mi dicono che sono appena entrata nel secondo mese di gravidanza e che tra poco la mia pancia sarebbe cominciata a crescere, mi restava poco tempo per decidere. Mi danno alcuni volantini che parlano di aborto o adozioni, Grant li butta via "non regaleremo il nostro bambino a degli sconosciuti, noi abbiamo sbagliato e noi ci prendiamo la responsabilità" continua a dire, è sconvolto e lo sono anche io. Non so proprio come dirlo a casa. Arriviamo nel nostro rifugio abbiamo bisogno di parlare da soli.
Mi siedo sul letto mentre mi accarezzo la pancia, non posso credere che qui dentro ci sia una vita. Grant sta seduto appoggiato coi gomiti sul tavolo e si tiene la testa tra le mani, inizia a preoccuparmi da quando siamo arrivati non mi ha più parlato. 
- Grant, ti prego guardami, parlami, fa qualcosa per favore. - lui tira su la testa e mi guarda dritto negli occhi, non riesco ancora a decifrare questa espressione, non l’ho mai visto così e sono davvero spaventata. 
- Non ho molto da dire Inès, ti ho rovinato la vita e non so se potrai mai perdonarmi per questo, ma non ti lascerò sola se è questo che temi. Eravamo in due in quel letto e in due cresceremo questo bambino, ho solo paura che tu mi odierai per questo. 
- Non potrei mai odiarti, ci amiamo tanto e tutto questo amore lo daremo a nostro figlio. 
Ed è vero, noi ci amiamo, ma non so come faremo con il bambino, Josè sicuramente non sarà contento di questa cosa e non so proprio cosa potrebbe fare.
Grant mi sta portando a casa, in questa macchina c’è il gelo ma fuori è primavera e c’è un sole spendente, non diciamo una parola, mi lascia a casa e se ne va. 
Entro in casa, è tutto come sempre, mia mamma ai fornelli, Miguel che gioca con i suoi videogiochi, Pablo in camera con Martin e Josè che beve in giardino, l’unica diversa sono io. 
Vado in camera, sono troppo scossa per fermarmi a cena. Mia madre non crede alle bugie che le ho detto e mi segue. 
- Che ti succede Inès? - mi chiede lei con aria preoccupata.
- Niente mamma sto bene, ho solo lo stomaco sottosopra. - le rispondo in tono tranquillo.
- Le bugie sono per gli umani, raccontami quello che hai. - ma alla fine sono per metà umana è nella mia natura mentire
- Non è niente davvero mamma. 
Lei non demorde e continua a farmi domande su domande fino a quando non confesso. Le dico tutto, del bambino, di Grant, delle mie paure e delle mie ansie. 
- Non preoccuparti io sono dalla tua parte e ti aiuterò io, capisco tutte le paure che hai, ci sono passata anche io sedici anni fa. Non diremo nulla a Josè per il momento finchè non capiremo cosa fare. E giusto per informarti sapevo già che Grant veniva qui tutte le notti ma nessuno si è accorto di niente. - fa l’occhiolino e abbozza un sorriso mi rendo conto solo ora che quando mentivo ai miei genitori in realtà Marta sapeva già la verità.

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