Capitolo XLIV - Grant

76 4 2
                                    

Durante il viaggio Inès non ha parlato molto, da quando siamo tornati dalla sua missione in New Mexico è fredda e distaccata, raramente si avvicina a me e quando sono io a cercarla mi evita, non abbiamo mai avuto questi problemi, spero non sia dovuto alla proposta di Loki per farla diventare regina o peggio, non vorrei avesse scoperto cose sulla mia doppia vita.
"La tua debolezza" è così che Garrett definisce Inès, ed ogni volta che la guardo mi rendo conto che è quello che effettivamente lei rappresenta per me, so che senza di lei sarei perso, lei tiene in vita quel po' di umanità che c'è in me, se lei non dovesse più essere al mio fianco diventerei quel mostro senza cuore che l'HYDRA si aspetta da me.  
Ci sono momenti in cui vorrei confessare tutto, spiegarle il perchè delle mie azioni e delle mie scelte, ogni volta che le mento il mio cuore si frantuma in mille pezzi, ma non posso dirle la verità, non capirebbe e non voglio perderla perchè la amo troppo.
Mi sveglio di soprassalto quando l'aereo atterra in Missouri, mia moglie sta leggendo uno dei suoi amati libri, è passata alla letteratura russa, secondo lei è il miglior modo per imparare una lingua, è così bella quando si concentra, non smette mai di sorprendermi.
Scendiamo dall'aereo, noleggiamo un'auto e partiamo per raggiungere St. Peters.
<< Non avevo mai fatto un viaggio in aereo così comodo e rilassante, meglio che un Spa >> gli faccio una battuta per rompere il ghiaccio, lei è girata verso il finestrino ed i suoi pensieri sembrano altrove, le metto una mano sulla coscia mentre guido.
<< Questi sono i vantaggi di viaggiare con uno Stark >> mentre risponde mi rivolge un sorriso forzato, vorrei tanto sapere cosa le passa per la testa. 
<< In tutti gli anni che ho vissuto a St. Peters non sono mai stato al Courtyard dicono sia un posto >> non finisco nemmeno la frase perché mentre parlo passiamo davanti alla casa dei miei genitori e le parole mi muoiono in gola, mia moglie si gira subito preoccupata a guardarmi ed appoggia la sua mano sulla mia, teme che io stia soffrendo ricordando quello che ho fatto ai miei genitori, questo mi fa capire che i taciti problemi che ci sono tra di noi non hanno nulla a che fare con i nostri sentimenti.
<< Secondo te cosa c'è di sbagliato in me? Non mi sento in colpa per quello che gli ho fatto, anzi credo che loro meritassero quella fine, ci hanno portato via tutto >> lei mi ferma prima che possa aggiungere altro, senza accorgermene stavo stringendo la sua mano con troppa forza, mi guarda con i suoi occhioni verdi ma non ci vedo paura.
<< Non c'è niente che non vada in te, ti hanno cresciuto nell'odio, svuotato completamente di tutti i sentimenti e quando avevi trovato una cosa bella te l'hanno portata via, qualunque persona avrebbe perso la testa al tuo posto. >>
<< Perchè non hai paura di me? Sei al mio fianco nonostante tu sappia del mio passato >> mi sono sempre chiesto cosa spinga Inès ad amarmi, non sono certamente una brava persona ma lei non mi abbandona. 
<< Io so che non mi faresti mai del male, e poi sai che avrei fatto lo stesso al tuo posto, hai visto quello che ho fatto a mio nonno >> ma la situazione era diversa, lei l'ha fatto per salvarci la vita, io l'ho fatto per vendetta, per fortuna arriviamo in hotel così possiamo lasciare da parte questo discorso pesante e goderci i nostri giorni di relax. 
Mentre Inès si fa una doccia io disfo i bagagli, per darle una mano decido di mettere a posto anche la sua roba, quando apro la valigia vedo che sopra a tutti i vestiti ha portato alcune delle lettere e foto che le avevo lasciato nel nostro rifugio, mi sento un idiota a sorridere da solo davanti a dei pezzi di carta, forse ha ragione Garrett, sono troppo debole ma sono fatto così, non riesco a reprimere i miei sentimenti per quella donna.
Finisco di sistemare i vestiti di Inès e mentre prendo l'ultimo jeans dal fondo della valigia, cade una chiavetta con sopra lo stemma dello S.H.I.E.L.D., mi chiedo perchè Inès si sia portata del lavoro in vacanza, eravamo d'accordo di prenderci un paio di giorni solo per noi. 
Esce dal bagno e mi trova con la chiavetta in mano, come farebbe una brava spia mantiene i nervi saldi e non lascia trasparire nessun tipo di emozione.
<< Cos'è questa? >> il mio tono è molto seccato, mi rendo conto che sono un po' arrabbiato perché ci tenevo a passare questi giorni in tranquillità, ma il lavoro mi perseguita. 
<< Niente, sono solo prototipi che sto sviluppando con mio padre, devo averla dimenticata in qualche jeans, ma non mi va di pensare a mio padre o allo S.H.I.E.L.D. adesso >> si avvicina con uno sguardo molto provocante, mi toglie la chiavetta dalle mani e la lancia sulla valigia, mi bacia con passione spingendomi fino a farmi cadere sul letto e si mette sopra di me, adoro questo trucchetto così sexy che usa per farmi dimenticare di essere arrabbiato.  
Si piega in avanti e continua a baciarmi, le metto una mano dietro la schiena e con una gamba blocco le sue, con un movimento agile e veloce, senza staccarmi da lei, ribalto la situazione, mi piace avere il controllo e lei mi fa impazzire.  
Mentre siamo nel letto che cerco di toglierle l'accappatoio bussano alla porta, alzo gli occhi al cielo involontariamente, odio quando ci interrompono in questi momenti così intimi. 
<< Non apriamo >> le sussurro nell'orecchio, lei mi guarda con i suoi occhioni verdi e profondi ed annuisce dolcemente, la bacio di nuovo cercando di ricreare l'atmosfera interrotta ma la persona dietro la porta bussa di nuovo. 
<< Sembra che l'universo ci stia mandando un segno >>  lo dico in modo scherzoso ma sono un po' infastidito, mi infilo i pantaloni ed apro la porta. 
<< Spero di non aver interrotto niente >> la faccia di Giorgia quando mi vede è stravolta, non si aspettava di trovarmi qui, credo sia anche impaurita; è cambiata molto dall'ultima volta che ci siamo visti non è più una ragazzina e si vede, il suo corpo si è definito ed i lineamenti del viso sono più marcati, ha anche cambiato taglio di capelli.
<< Ormai il danno è fatto, accomodati. Ciao Giorgia >> le sorrido timidamente, mi rendo conto che vorrebbe scappare a gambe levate piuttosto che entrare in questa stanza, ma appena vede Inès cambia espressione, le getta le braccia al collo e la stringe forte, sono sempre state molto legate e mi fa piacere che questi anni non abbiano scalfito il loro rapporto, io non ho mai avuto amici, le uniche persone a cui sono legato sono Inès e John.
<< Cosa mi sono persa? Quando mi hai detto che avresti portato qualcuno non immaginavo di certo Grant >> Giorgia parla con Inès, si riferisce a noi ma non mi guarda nemmeno in faccia, si capisce che è terrorizzata da me e dal mio passato, Inès le sorride.
<< Non ti sei persa molto in realtà, eri presente al matrimonio, sai che siamo sposati, ci abbiamo messo solo un po' di tempo a ritrovarci >> cerco di intervenire nella conversazione ma capisco subito che non sono il benvenuto quindi prendo una maglietta dall'armadio, do un bacio a mia moglie e dico << vi lascio sole ragazze, vado a fare una corsa, qualcuno ha interrotto il mio allenamento >> rivolgo a Giorgia un occhiolino ed esco dall'hotel.
Vado al parco, un po' di allenamento è quello che mi serve per sciogliere i nervi, so che venendo qui non potevo aspettarmi di passare una vacanza tranquilla con mia moglie ma speravo almeno di stare qualche ora da soli, prima o poi quella ragazza mi farà impazzire ne sono certo, una volta mi era così semplice capire quello che provava, sapere quello che le passava per la testa invece ora mi tiene fuori dai suoi pensieri e dalle sue emozioni, questo allontanamento mi fa soffrire ma devo essere forte e non mostrarmi vulnerabile, me lo ha insegnato John.
Dopo un'oretta di corsa mi fermo a prendere un frullato nel nuovo chioschetto che hanno aperto, deve essere qui da poco visto che ci sono ancora i palloncini per l'inaugurazione. 
Mentre prelevo il mio ordine e pago alla cassa sento il rumore di un bicchiere che cade, sussulto per lo spavento e mi volto d'istinto, vedo mio fratello Thomas che mi guarda con gli occhi sgranati ed un'espressione spaventata, non lo vedevo dal giorno che sono partito per l'accademia militare, chissà quante bugie gli ha raccontato Christian su di me. 
<< Thomas! >> lo chiamo e mi avvicino per abbracciarlo ma lui fa un passo indietro intimorito e comincia a correre per scappare, ma io ho bisogno di spiegargli, di raccontargli la mia versione della verità così lo inseguo, dopo poco riesco a raggiungerlo, sono sempre stato più veloce di lui nella corsa, lo placco e lo atterro nell'erba. 
<< Lasciami stare Grant, non voglio parlare con te. Vuoi uccidere anche me? >> lo sguardo terrorizzato di mio fratello mi fa sentire un mostro, lui ha paura di me ed io invece voglio solo proteggerlo, quello che ho fatto è stato anche per difendere lui da quei mostri. 
<< Tommy, non dire sciocchezze, io non ti farei mai del male. Voglio solo che tu sappia la verità>> lo fisso in cerca di una sua reazione, i suoi occhi sono terrorizzati ed anche furiosi, lui sta zitto quindi riprendo io la parola << ti voglio bene fratello, e ho sempre cercato di proteggerti, sia da loro sia da Christian, sai che lui è il vero mostro. Loro meritavano quello che gli è successo, meritavano di morire e lo sai meglio di me. Ho ritrovato Inès sai? Anche dopo tutti i loro sforzi per separarci sono riuscito a stare con lei, avremmo dovuto avere una bambina ma purtroppo è morta appena nata ed io non ero lì, e non c'ero per colpa loro e lo sai bene. Ho dovuto farlo, dovevo proteggere la mia famiglia. >> mi rendo conto di dire frasi sconnesse, è un discorso retorico, non credo nemmeno che lui mi stia ascoltando, vuole solo che lo liberi dalla mia presa così può andare via. 
<< Vedi Grant? Tu devi farti curare da qualcuno fratello, sei convinto di aver fatto tutto per proteggere quelli che ami ma in realtà è stato solo per vendetta, non puoi costringere le persone a stare con te, se vuoi bene a qualcuno non lo spingi in un pozzo, puoi cercare tutte le scuse che vuoi ma questa è la verità, è quello che hai fatto e lo devi accettare >> le parole di Thomas non sono sincere lui non può credere veramente a quello che dice, so che questo non è il suo pensiero ma è stato plagiato da nostro fratello maggiore, non posso arrabbiarmi con lui per questo motivo, non posso trattenerlo se non vuole, lascio la presa così è libero di andare, lui scatta subito in piedi ma con mia sorpresa non corre via. 
<< Mi dispiace per tua figlia, dico davvero, non meritavi di avere altro dolore nella vita, ma le tue sofferenze non giustificano quello che hai fatto quel giorno. Non voglio più vederti, addio Grant >> è girato di spalle mentre parla, non riesce nemmeno a guardarmi in faccia, ancora una volta i miei genitori sono riusciti a ferirmi ,portandomi via qualcuno a cui voglio bene.
Thomas va via ed io rimango seduto sul prato a fissarlo mentre si allontana a passo svelto, vorrei inseguirlo e fargli vedere la verità, liberando la sua mente dai pensieri di Christian ma non lo faccio, sembrerei uno psicopatico e conoscendo mio fratello si chiuderebbe ancora di più in sé stesso, l'ultima volta che l'ho visto era un bambino adesso invece è un uomo. 
Mi incammino senza una meta, non sono del tutto cosciente di quello che sto facendo, vedo le mie gambe muoversi ma il mio pensiero è da un'altra parte, vorrei sapere cosa ha fatto mio fratello in questi anni, capire perchè è così arrabbiato con me, senza rendermene conto mi ritrovo davanti alla casa in cui viveva la mia famiglia quando ero a St. Peters, il buio sta invadendo la mia mente, vorrei poter tornare indietro ed avere una seconda occasione per scappare con Inès prima che le nostre vite prendano una brutta piega, l'odio in me cresce se ripenso all'impotenza che avevo davanti ai militari che mi hanno portato via quella mattina.
Ritorno in me, mi rendo conto che per superare questo momento devo stare con Inès, è l'unica che riesce a calmarmi, con il cuore infranto torno verso l'hotel.

Stark UndercoverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora