Capitolo XXXII - Inès

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Dopo i saluti io e Grant saliamo sul jet che lo S.H.I.E.L.D. ha lasciato nella pista di mio padre, sistemiamo tutta l'attrezzatura e partiamo. Grant è un ottimo pilota e dopo quattro ore di volo arriviamo a St. Peters, atterriamo nel bosco vicino al nostro rifugio, parcheggiamo in modalità schermatura, in modo che sia invisibile e scendiamo. Quando esco dall'aereo vedo che la nostra casetta è stata rasa al suolo, probabilmente da un incendio, guardo subito Grant, non mi stupirebbe se fosse stato lui, non ho dimenticato il suo istinto da piromane.

<<Non sono stato io se è quello che ti stai chiedendo, troverò il responsabile e farà la stessa fine della casa non ti preoccupare>> avevo dimenticato che per lui sono un libro aperto, ancora prima che io pronunci le parole lui sa già la mia domanda.

<<Grant, il fatto che tu voglia vendetta mi fa ancora più paura, giurami che non farai niente. Ci siamo ritrovati ed è quello che conta, dimentichiamoci del passato e andiamo avanti.>>

<<Non posso promettertelo, sai che in certi momenti non sono in me, ma ci proverò >> i miei dubbi mi sorprendono, pensavo di fidarmi ormai ma a quanto pare non è così, devo averlo ferito molto e mi dispiace ma ci vorrà tempo prima di risanare il rapporto.

Camminiamo per un bel pezzo, abbiamo portato con noi solo della armi piccole in modo da non attirare l'attenzione, ci siamo cambiati e abbiamo messe delle felpe che nascondono il logo dello S.H.I.E.L.D., qui conoscono le nostre facce, qualcuno sicuramente ci riconoscerà e non possiamo far saltare la nostra copertura da spie.

Durante il tragitto dal bosco a casa Lopez molte persone ci guardavano con sospetto, o meglio guardavano Grant con la paura negli occhi, la gente non ha dimenticato quello che è successo alla sua famiglia e non lo perdonerà facilmente.

Suono finalmente il campanello, non ricevo nessuna risposta.

Faccio il giro della casa ed arrivo davanti all'officina di Josè, ovviamente lui e Miguel sono a lavoro e appena ci vedono, si avvicinano per discutere.

<<Ancora tu? Vedo che ti sei portata dietro anche l'avanzo di galera.>> mi dice Josè con tono furioso, non è per niente felice di vedermi.

<<Dov'è lei?>> Chiedo in modo pacato e gentile.

<<Vattene ragazzina non ho tempo da perdere con te.>>

<<Dov'è lei? >> questa volta il mio tono è più brusco, Miguel vorrebbe dire qualcosa ma non parla per paura di suo padre.

<<Non hai sentito? Vai via, Miguel cacciali.>> mentre urla gli ordini a suo figlio si gira per allontanarsi e tornare al suo lavoro ma non posso permetterlo.

<<Non te lo chiederò ancora, dov'è lei?>> tiro fuori l'arma e gliela punto contro. Lo stesso fa anche Grant puntandola contro Miguel.

<<Dovevo aspettarmelo da voi, siete due criminali.>> dice Josè indicando la porta di casa, prende fuori le chiavi e la apre, vedo la paura nei suoi occhi.

Saliamo velocemente in casa, non so se fidarmi di Josè, spero che mia madre sia veramente qui altrimenti non risponderei delle mie azioni. Apro le porte di tutte le camere e trovo mia madre e Pablo nella mia vecchia stanza, lui la sta accudendo e cerca di farle scendere la febbre, appena ci vedi si fa da parte.

<<Grant per favore, prendila in braccio e portala in auto. Pablo, dimmi cos'è successo qui.>>

<<Non lo so, da quando sei stata qui ha iniziato a non stare bene, finchè un giorno non ha perso i sensi, la febbre è cominciata a salire e non è più scesa, è stato qui un medico ma non ha trovato nessuna soluzione, ti prego salvala. >>

<<Pablo, anche se dovessi salvarla non potrai più vederla, devi cavartela da solo, scappa da qui, vai in California e cerca Tony Stark, spiegagli che ti mando io troverà sicuramente un lavoro per te. >> lo abbraccio e vado via in fretta, Josè sicuro ha chiamato la polizia per farci arrestare e non posso stare qui ancora a lungo.

Mentre ci precipitiamo giù dalle scale afferro le chiavi della macchina di Miguel.

Saliamo a bordo dell'automobile, mia mamma è nei sedili posteriori ancora priva di conoscenza, andiamo ad una velocità sostenuta nelle strade di St. Peters, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo a quando Grant aveva appena preso la patente e guidava troppo veloce oltreché in modo pessimo.

Quando finalmente siamo a bordo del jet diretti in New Messico riesco a tirare un sospiro di sollievo anche se l'avventura è appena cominciata adesso so che mia madre è lontana da quell'uomo che le ha provocato solo grandi sofferenze.

Dopo diverse miglia di volo in modalità schermatura raggiungiamo il punto impostato sulla nostra mappa, non so dove Fury abbia preso queste informazioni ma non ho motivi per non fidarmi. Come da indicazioni del direttore chiamo il guardiano del Bifrǫst e si apre davvero un portale che ci trascina verso l'altro, non capisco bene quello cosa stia succedendo, sta accadendo tutto così velocemente e sono sopraffatta dalle emozioni, vedo Grant che tiene mia mamma e la protegge come se si trattasse di me, sa bene quanto io tenga a lei. Appena arriviamo alla fine del ponte arcobaleno che ci ha teletrasportato qui vediamo un uomo, suppongo che si Heimdall. Non sembra affatto sorpreso di vederci.

<<Non dovrebbe essere qui, lei è stata esiliata da Asgard, Odino non sarà felice di vedervi. Quali sono le vostre intenzioni? >> il guardiano ci parla in tono serio ed autoritario.

<<Noi.. >> Grant prova a dire qualcosa ma viene subito fermato.

<<Non tu terrestre lascia parlare la figlia di Marta. >>

<<Signore, sulla terra non abbiamo posti per curare mia madre, il suo corpo è diverso da tutti i corpi terrestri, e non riusciamo a capire quello che le sta succedendo. >>

<<Odino ha esiliato tua madre molti anni fa, non possiamo aiutarla. >>

<<Non potete lasciarla morire, lei fa parte del vostro popolo. >> sto supplicando quest'uomo.

<<Lei ha scelto di stare su Midgard molto tempo fa. Ed il nostro re.>>

<<Voglio parlare con lui, metà di me proviene da qui e ne ho diritto.>> lo interrompo.

Mentre discutiamo con Heimdall che non vuole farci passare il centro del Bifrǫst si illumina ed una voce chiama il suo nome, lui estrae la spada e la mette al centro del portale come se fosse una chiava e gira nella specie di serratura.

Dopo qualche istante compare un gruppo di ragazzi, quando eravamo nel portale sembrava che il viaggio fosse molto più lungo ma in realtà è durato pochi secondi, il tempo funziona in modo diverso all'interno dei Bifrǫst. L'apparizione di questi Asgardiani è seguita da un fascio di luce molto forte, Grant deve coprirsi gli occhi ma io riesco a sostenere lo sguardo forse è dovuto alle mie origini, mi metto al suo fianco, così se avesse bisogno di aiuto sono qui.

I soggetti che compaiono sono vestiti in modo buffo, credo siano dei guerrieri perchè hanno delle armi, dai racconti di mia madre sapevo che gli abitanti di Asgard fossero sviluppati tecnologicamente ma credevo che vestissero in modo moderno, anche le armi sono diverse dalle nostre, non hanno armi da fuoco.

Al centro del gruppo c'è un ragazzo che spicca su tutti gli altri, è alto, muscoloso, mascella scolpita, capelli biondi abbastanza lunghi ed occhi molto chiari. Si avvicina a noi e ci osserva attentamente, ha uno sguardo inquisitore come se volesse leggere le nostre intenzioni attraverso la nostra mente, nonostante il suo sguardo severo non ho paura di lui.

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