Capitolo VI - Grant

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Inès è andata via, almeno adesso i miei genitori non devono fingere di amarmi, non so perchè ma quando mi sta accanto tutta la rabbia e il dolore che provo diventa più lieve. In realtà non riesco proprio a spiegarmi cosa mi stia succedendo, non c'è tempo per le ragazze nella mia vita, non c'è tempo per nessun affetto, sto toccando il fondo e se non sto attento porterò Inès con me negli abissi. Non voglio farle del male, anche se non la merito lei è entrata nella mia vita e ha sconvolto tutti i miei punti fermi, mi rende vulnerabile, vorrei impedirglielo ma non ci riesco, una parte di me ha bisogno di lei per rimanere a galla. Con lei mi sento finalmente accettato per quello che sono. Siamo due incasinati me ne rendo conto, ma entrambi abbiamo bisogno di dividere i nostri traumi per stare meglio.

Sono preoccupato, è andata via con Miguel e lui decisamente non mi sopporta, oggi pomeriggio abbiamo fatto a botte, in realtà le ho prese solo io, si è fatto aiutare da un suo amico che non ho riconosciuto, uno mi immobilizzava e l'altro me le ha date di santa ragione, non voglio che lui la tocchi, se osa solo sfiorarla gli rompo l'osso del collo e so che ne sono capace. Allontano questi pensieri dalla mia testa, devo rimanere lucido e ricordarmi che Inès non è una mia proprietà, non posso costringerla a far niente che lei non voglia. E nessuno deve di nuovo costringermi a far del male a qualcuno che amo, come successe con Thomas. I ricordi di quella tragica sera riaffiorano nella mia mente, non riesco a fermarmi, so che non mi fa bene rimuginare sul passato. Davanti ai miei occhi passano le immagini di quando ho spinto Tommy, ancora bambino, nel pozzo, "non volevo farlo" dico a me stesso nella mia testa, ma Christian aveva minacciato di uccidere Thomas se non l'avessi fatto e io so che mio fratello è un mostro, avevo paura, per fortuna il mio fratellino è sopravvissuto. Mio fratello maggiore ha sempre negato ovviamente e tutta la colpa è finita su di me, e se lo avessi solo immaginato? E se fossi davvero un sociopatico? Abbiamo dovuto cambiare casa prima che i vicini sapessero quello che avevo fatto, come fa Christian a vivere con questo senso di colpa? Non voglio che Inès scopra questa storia altrimenti chiuderà con me prima di cominciare, non crederà mai alla mia innocenza. Forse dovrei chiudere con lei prima che mi spezzi il cuore. Perchè continuo a pensare a lei? Perchè mi importa tanto di una persona? Per la rabbia tiro un pugno contro il muro, non voglio dipendere tanto da qualcuno, ma ormai ci sono dentro fino al collo. Vedo le nocche insanguinate ma non sento dolore, non credo sia rotta. Mi metto tranquillo sul letto, mi vengono in mente i suoi profondi occhi verdi, ogni volta mi ci perdo dentro e mi sento al sicuro, le mie insicurezze e le mie paure spariscono quando lei è con me. Mi maledico perchè penso ancora a lei, è un pensiero fisso anche se non voglio. Ripenso ad oggi pomeriggio, quando vedo le sue labbra, il suo sorriso, ho solo voglia di affondare un bacio in quella bocca così piccola e così innocente, sono settimane che mi trattenevo, non volevo che il mio lato emotivo si vedesse, non volevo mostrarle che ci tengo, ma ho ceduto, l'ho vista e non ho saputo fermarmi. Ogni giorno quando la vedo il mio animo è in subbuglio, devo lottare internamente per reprimere i miei sentimenti, per sembrare freddo e distaccato, ogni giorno diventa sempre più difficile e sento che ogni giorno il mio cuore le appartiene sempre di più, oggi ho perso la sfida contro me stesso, ha vinto il mio lato debole quello per cui provo vergogna, quello che voglio soffocare, mi sento un vile per questo.

I troppi pensieri non mi fanno dormire, sono sempre più preoccupato per Inès e non posso aspettare domani mattina per sapere come sta, mi chiedo se sia premura oppure ossessione quella che provo in questo momento, non rifletto molto ed esco dalla finestra, avrei potuto usare le mail ma devo vedere di persona come sta. Cammino per un paio di isolati e vedo una persona che conosco, tiro giù la visiera del cappello sperando che non mi riconosca.

- Ciao Grant! Dove hai lasciato il tuo cagnolino? - direi che ho fallito nel mio intento visto che Cressida mi rivolge la parola, la fulmino con lo sguardo, non posso darle un pugno in faccia perchè è una donna, ma sono tentato.

- Ciao Cressida - mi limito a salutarla, avrei voluto dire tante cose ma non sarebbe stato bello per lei.

- Stai andando da lei? - si avvicina mettendosi proprio davanti a me

- Non è affar tuo - le rispondo in modo freddo

- Dai non fare lo scontroso - si sta avvicinando sempre di più e la cosa mi mette a disagio mi allontano - se non sei impegnato potresti venire a casa mia, i miei genitori non mi fanno storie e potremmo passare la notte insieme non so se capisci - dice lei con sicurezza.

- Mi stai proponendo di fare sesso Clark? - inorridisco al pensiero

- Non dirmi che non ci hai mai pensato Grant

- Vedila così se dovessi decidere tra fare sesso con te o sottopormi ad una castrazione, sicuramente nella vita non potrei più procreare - forse sono stato troppo crudo ma non mi interessa, di lei non mi importa e non mi è mai importato, continuo a respingerla ogni volta che si propone, ma più la respingo più lei sta ai miei piedi.

- Si scappa pure dalla tua troietta - mi urla lei mentre me ne vado.

Raggiungo casa Lopez poco dopo, cerco un modo per raggiungere la finestra di Inès, e mi accorgo che c'è un albero facile da scalare e così mi arrampico, e busso alla sua finestra, lei mi apre ha una faccia sconvolta non so cosa pensare, non so se la turba la mia presenza o s'è successo qualcosa prima del mio arrivo, non mi parla.

- Ecìja dovevo vederti, dovevo sapere che stai bene.

- Sto bene Ward - non le credo, non sta bene i suoi occhi sono spenti

Vedo che stava lavorando al progetto da presentare a Tony Stark e decido di cambiare discorso - cosa stai facendo? - intanto osservo la sua stanza, è ordinata, ha qualche poster di Johnny Depp appeso ai muri e un sacco di libri dai titoli italiani in giro per la stanza.

- Lavoravo al progetto Stark, a scuola abbiamo fatto alcune bozze, il professor Colin apprezza molto la mia idea, ma non voglio annoiarti con queste storie

- Non mi annoi ma Ecìja - ed è vero, non mi stanco mai di ascoltarla quando parla

- Ho progettato un'intelligenza artificiale da mettere nei computer, in pratica tu clicchi un tasto e parli, il dispositivo registra la tua voce e il computer fa quello che vuoi tu

- Chi avrebbe mai immaginato che nel 2006, un ragazza di 14 anni, creasse una cosa del genere? - sono davvero stupito da questa ragazza, non è solo un bel faccino

- Non prendermi in giro Ward è solo un progetto, non sono in grado di realizzarlo - è anche modesta

- Tu puoi fare qualsiasi cosa Ecìja, ho visto che stai bene adesso devo andare.

- Non mi lasciare sola ti prego rimani con me - la vedo spaventata all'idea che me ne vada

- Resto finchè non ti addormenti ma poi vado - lei annuisce, chiude i suoi progetti e si mette a letto.

- Cosa hai fatto alla mano? - speravo non se ne accorgesse ma è troppo sveglia dovevo aspettarmelo, non le rispondo, non posso dirle che sono un pazzo che tira pugni al muro perchè prova dei sentimenti per lei.

Mi metto accanto a lei e la stringo in un abbraccio aspettando che si addormenti ma alla fine cadiamo entrambi in un sonno profondo, ci svegliamo alle sei in punto con la sveglia.

Apriamo gli occhi e siamo entrambi sorpresi, lei perchè sono ancora qua ed io la trovo bellissima anche appena sveglia. Capisco che ormai lei è la mia debolezza.

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