Capitolo V - Inès

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Come tutti i giorni anche stamattina sono andata a correre al parco, l'alba è l'unico momento che ho per andare allenarmi. Da quando abbiamo cominciato a parlare non ho più visto Grant, solitamente lo incontro vicino al lago. Non ho notizie di lui dal nostro appuntamento, forse dovrei pensare che non sia andato bene. 

Torno a casa per farmi una doccia e prepararmi per la scuola; metto la divisa, non mi trucco, lego i capelli in una coda spettinata e scendo. Prima di andare a scuola mi fermo sempre nel bar sotto casa a prendere la colazione, i proprietari sono due anziani Argentini, credo che siano tra i pochi ad amaci che ho; anche se non li hanno nel menù ogni mattina mi preparano i churros che mangio nel tragitto per arrivare in classe. Mentre tengo un churro in bocca vedo Grant all'inizio del viale, non mi aspettavo di vederlo qui e non devo essere un bello spettacolo con il mio bastoncino di pasta tra i denti, divento rossa per l'imbarazzo.

- Buongiorno - gli dico con ancora l'ultimo pezzo di colazione in gola, lui mi fa un cenno con la testa sorridendo, ma non parla, non è molto loquace di mattina. Ci incamminiamo verso le lezioni, è così serio, perso nei suoi pensieri, mi piacerebbe davvero sapere cosa gli passa per la testa.

- Cosa ci fai da queste parti così presto Ward? - questo silenzio mi uccide.

- Passavo di qui per andare a scuola e ho deciso di aspettarti.

Capisco che mente, lui vive dall'altra parte della città e solitamente va a scuola in autobus ma non voglio insistere, apprezzo il gesto e mi tengo per me le altre domande.

- Scusa se sabato non è stato come ti aspettavi, devo averti delusa - si ferma e mi osserva in cerca di una mia reazione.

- In realtà mi sono divertita molto, è stata una serata intensa tra la scoperta di Pablo e la litigata con Cressida ma era tanto che non ridevo così, non devi scusarti anzi ti devo ringraziare. - non mento, sono stata davvero bene ma lui sembra non credere a quello che gli dico - tu ti sei divertito? - mentre pronuncio queste parole arriviamo davanti a scuola, la voce mi muore in gola, tutti si girano a guardare noi e parlottano tra di loro, alcuni persino scoppiano a ridere; vedo di nuovo sul volto di Grant lo stesso sguardo buio e assente che aveva sabato, in questo momento vorrei solo scappare ma lui mi mette un braccio intorno al collo e ci avviamo verso l'ingresso.

- Ignorali Ecìja, non nascondere il tuo bel viso dietro il ciuffo, sei troppo intelligente per farti intimidire da questi sfigati - due complimenti in una frase, Ward non è come tutti lo descrivono, è gentile con me, ha anche un lato dolce che nessuno, a parte me, vede.

Arriviamo in classe, per le prossime ore posso concentrarmi sulle lezioni, entra Pablo e si avvicina a noi. - Ragazzi stanno parlando tutti di voi, si dice che Inès abbia sedotto Grant per costringerlo a portarla alla festa di Cressida e rovinarla. Ovviamente io so che non è così ma gli altri credono a questa storia.

Ho imparato a non dare peso alle voci che mette in giro quella bulla snob ma vedo che Ward è molto turbato da tutto questo, seguiamo le lezioni senza nemmeno guardarci, spero che quella stronza non abbia rovinato tutto tra noi. La odio sempre di più. Suona la campanella e come ogni pomeriggio vado quercia, ma al contrario degli altri giorni Grant non c'è, il pensiero che non venga mi rattrista, sotto l'albero vedo la mia amica Giorgia, è furiosa con me. -Perchè non mi hai detto che andavi alla festa con un ragazzo? Perchè non mi hai detto che uscivi con Grant Ward? - mi urla in faccia, non è arrabbiata ma delusa dal mio comportamento; cerco di spiegarle che non volevo opprimerla con i miei problemi visto che stava così bene nella sua relazione, ma è troppo arrabbiata per ascoltarmi e se ne va lasciandomi lì da sola. Sono qui ormai da venti minuti e ancora non ho visto Grant, direi proprio che oggi non verrà; mentre decido di incamminarmi verso casa lo vedo arrivare, si avvicina, è molto più lento del solito e direi che zoppica un po', è quasi arrivato alla quercia quando noto il suo occhio nero e la sua maglietta sporca di sangue.

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