Capitolo XXX - Inès

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Mi sveglio all'improvviso, non riconosco il posto in cui mi trovo, vedo che sono in un letto molto comodo, la stanza è enorme, tolgo subito il respiratore dal naso e mi stacco la flebo, al villaggio ho imparato come si fa senza provocarmi un'emorragia mortale. Alzo lo sguardo e vedo Grant su una sedia ai piedi del mio letto, appena tocco il pavimento lui si sveglia e mi guarda. Mi torna in mente tutto quello che è successo, mi alzo ma ho ancora poca forza nelle gambe che cedono sotto al mio peso, Grant però è già al mio fianco per sorrergermi.

- Dove pensi di andare? - già mi sgrida, è sempre stato protettivo.

- Devo capire dove siamo. E tu da che parte stai? - devo capire se posso fidarmi.

- Agente Grant Ward, livello 6. Siamo a casa di tuo padre in California. Ti basta per fidarti di me? - deve aver capito i miei dubbi nei suoi confronti.

Non faccio in tempo a rispondere alla sua domanda che mio padre irrompe nella stanza e mi getta le braccia al collo, è felice di vedermi e infondo lo sono anche io.

- Piano così mi rompi. - gli dico per allontanarlo, non amo particolarmente il contatto fisico.

- Scusami, ma ho avuto così tanta paura, ti ho cercata per giorni, ho perlustrato tutte le zone ma non ti ho trovata, sono felice di riaverti a casa.

- Tony è il mio lavoro, sono i rischi che devo correre. Ma ora sono qui.

- Cosa vuoi? Dimmi qualsiasi cosa e te la procuro. Tutto quello di cui hai bisogno.

- Vorrei farmi un bagno caldo e mangiare un cheeseburger.

- Ogni tuo desiderio è un ordine. Accompagnala a fare la doccia ma guai a te se scopro che la guardi. - mio padre guarda Grant in modo minaccioso, so che scherza ma Ward non lo sa.

Appena esce mio padre dalla stanza entra Natasha, è sollevata nel vedermi, anche lei mi stringe in un abbraccio, mi abituo al fatto che ne riceverò molti altri.

- Agente Romanoff. - Grant la saluta in modo formale, lei fa altrettanto poi si rivolge a me.

- Inès, mi hai fatto spaventare a morte, non fare mai più una cosa del genere. Io e Clint eravamo in pensiero per te, per fortuna la missione di recupero è andata bene. Grazie all'agente sexy qui, si è offerto volontario senza nemmeno pensarci ed ha progettato tutta la missione. - indica Grant che è visibilmente in imbarazzo, Nat non ha un freno, lei dice ogni cosa che vuole dire, non si fa assolutamente problemi.

- Sì, Grant mi ha salvato la vita. - Da tno con cui rispondo lei collega i pezzi del puzzle e capisce chi è il ragazzo seduto accanto a me, così chiude la conversazione e ci lascia soli.

- Prima o poi dovremo parlare lo sai? - la domanda che mi porge Grant mi mette a disagio, non sono pronta a parlare, non sono pronta a rivivere tutto; voglio le spiegazioni del suo abbandono ma non sono pronta a sentirle, non sono pronta a spaccare di nuovo in mille pezzi il mio cuore che è già fragile.

- Devo andare a fare la doccia. - cambio discorso, mi alzo in piedi e vado nel bagno della mia stanza, non avevo mai avuto una toilette personale, di solito dovevamo dividere l'unico che avevamo in cinque. Faccio un bagno lungo e caldo, mi lavo via tutto lo sporco che ho accumulato durante la prigionia, fuori c'è un ragazzo che mi aspetta, gli devo delle spiegazioni ma sono una codarda e mi nascondo qui dentro.

Finito di lavarmi indosso un accappatoio morbidissimo, è della misura perfetta, mio padre ha pensato proprio a tutto, è un lusso a cui non sono per niente abituata; esco dal bagno con i capelli avvolti nell'asciugamano, Grant è ancora qui che mi aspetta non si è staccato un attimo dalla porta del bagno, da quando mi ha recuperato non mi ha lasciato nemmeno per un secondo, piano piano mi riabituo alla sua presenza, ci ho messo tanto ad accettare il fatto che non fosse più con me ed ora mi risulta difficile tornare alla normalità. Dopo di me anche Grant va a farsi un bagno, erano giorni che nemmeno lui toccava l'acqua, ho provato a scherzare sul suo odore ma sembra che niente lo faccia più ridere, mi chiedo cosa abbia passato in questi anni.

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