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«Prendiamo due drink» dico per entrambi, sedendomi su uno degli sgabelli. Taehyung tiene lo guardo fisso su Jimin, come se dovesse sbranarlo da un momento all'altro e capendo il suo stato d'animo, porto le braccia in avanti e lo catturo per poterlo avvicinare a me. Lui in risposta si addolcisce e appoggia le mani sulle mie mani come a dirmi che è presente. 

Quando arrivano i drink, passo a Taehyung il suo. Bevo la bevanda con calma, sentendomi inesorabilmente a disagio e soprattutto sento le sbirciate fatte con la coda dell'occhio di Jimin addosso, rendendomi ancora più rigido di quanto non lo fossi prima. Così chiedo a Taehyung di uscire non appena finiamo il nostro bicchiere, giusto per riprender aria.

«Temevo che sarebbe successo» dico per prima cosa, sospirando una volta fuori.

«E' tutto ok? Vuoi che ce ne andiamo?» chiede Taehyung avvicinandosi a me, accarezzandomi il viso.

«No è...Ok, sto bene» scuoto la testa. Ci manca solo che rovino la serata agli altri per vecchi e personali disguidi. «Sentivo dentro che lo avrei incontrato, ma non credevo qui. Credevo lavorasse ancora a quel ristorante o non lo so...» dico passandomi una mano nei capelli. 

«Jungkook, dico davvero. Se la cosa ti mette a disagio, possiamo andarcene. Andiamo via io e te da qualche altra parte e lasciamo Hoseok e Yoongi a sbaciucchiarsi in pista felici» propone Taehyung, guardandomi preoccupato. Gli stampo un bacio.

«Sto bene, davvero» lo guardo per assicurargli che stia dicendo il vero. «Forse però...Dovrei parlargli. Ho ancora diverso rancore verso di lui e forse parlarne farebbe bene ad entrambi»

«Non se ne parla. E' un adulatore quel tipo. Non hai visto come ti guardava?» dice Taehyung, distaccandosi e diventando più rigido sul posto.

Dio, non ho nessuna intenzione di litigare con lui.

«Era contento di vedermi e poi mi guardava impaurito, siccome c'eri anche tu, cane da guardia» dico ironico, frustrato. «Facciamo così. Lo prendo in disparte dopo il lavoro e tu rimani nei paraggi cosicché ti possa sentire a tuo agio e io al sicuro. Che ne dici?» propongo, cercando il suo sguardo ora altrove poiché imbronciato. Mi avvicino a lui e avvolgo la sua vita tra le mie braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla. «Fidati di me, Taehyung. Per tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a te, mica a Jimin» mormoro e in risposta, sento Taehyung decisamente rilassarsi. Mi accarezza la testa e poi mi prende il viso tra le mani, lasciandoci un bacio.

«Va bene, mi fido. Ma se dovesse anche solo sfior-»

«Puoi prenderlo a mazzate» finisco la frase al suo posto, facendo ridere entrambi. 


Dopo questo piccolo dialogo, io e Taehyung rientriamo dentro e riprendiamo a ballare, seguendo il ritmo che talvolta è lento e talvolta è allegro e pimpante. Sono ormai sudato e stanco quando vedo Jimin uscire dal banco. Guardo Taehyung e lui annuisce, capendo il mio gesto, e così esco dalla folla e lo chiamo.

«Jimin!» appena sente chiamare il suo nome, si gira verso di me. Sembra davvero provato dalla serata in discoteca... «Stai andando via? Vorrei parlarti» gli chiedo gentilmente e lui abbozza un sorriso, annuendo piano. Mi fa cenno di uscire dal retro e quindi mi giro per lanciare un'occhiata a Taehyung, che da lontano mi segue.

«Non sei cambiato molto da questi anni, sei solo diventato più grosso» dice per primo Jimin non appena usciamo, senza guardarmi. Si prende dalla tasca una sigaretta e l'accende.

«Tu invece hai preso a fumare?» chiedo guardandolo lasciare il primo sbuffo. Si porta una mano tra i capelli e poi sospira. Lo osservo e penso che anche lui in fondo, non è cambiato molto. Il suo corpo è esile ma mantiene delle perfette curve, il suo viso è forse un poco provato dallo stress e i suoi capelli, sembrano essere cresciuti un poco, ora di un biondo cenere. 

«E' l'unica fonte di rilascio di stress che ho»

«Il...Lavoro al ristorante?»

«Ha chiuso. Cioè, ha cambiato gestione. Mi son offerto subito come barista qua in discoteca non appena ha aperto»

«Non hai mai pensato di ritornare in Corea?»

«Mh...Non potrei in ogni caso» ridacchia amaramente. «C'è una cosa che non ti ho detto mai, Jungkook. Diciamo che io abito qua in Italia da tempo perché mia madre si è ammalata gravemente nel corso degli anni e pertanto non me la sentirei di lasciarla qua da sola, se volessi ritornare» spiega abbassando il tono della voce, scacciando un sassolino dalla strada, mentre tira dalla sigaretta.

«Mi dispiace, Jimin» è l'unica cosa che mi sento di dirgli.

«Va bene così. Forse un giorno riuscirò a sistemare la mia vita. Tu invece, che mi racconti? Sono passati ormai...Quanti? Cinque anni?» dice, finalmente posando lo sguardo su di me.

«Eh si, cinque» dico grattandomi la testa imbarazzato. «Ho avuto da fare una volta tornato in Corea e sono ritornato qui solo per...Affari personali»

«Un affare personale che si chiama Kim Taehyung, immagino» ridacchia, facendomi arrossire.

«Si» dico, non volendo nascondere della mia relazione con Taehyung. Non ne avevo motivo, ora che ero tanto felice di essermi ricongiunto a lui. 

«E io non rientravo in uno dei tuoi affari personali?» chiede, tirando l'ultimo sbuffo della sigaretta che poi butta e la calpesta per spegnerla con la suola della scarpa.

«Io...» sospiro, prendendomi un momento per capire quello che volevo dirgli. «Avrei voluto parlarti, sai, per risolvere le cose...Prima di partire e anche quando sono ritornato, ho pensato di volerlo fare. Ma non sapevo neanche se fossi ancora qui e onestamente avevo...Paura di farlo» dico, ottenendo uno sguardo confuso da parte sua, che mi fa abbassare lo sguardo. «Avevo paura che a parlarti, mi avresti detto altre bugie, o che avrebbe avuto ripercussioni col mio rapporto con Taehyung o non lo so, altre paranoie del genere. Sei comunque una persona che mi fa ferito, Jimin»

«Mi dispiace, Jungkook» si limita a dire Jimin, «è vero, mi sono approfittato di te perché eri e sei davvero  un bel ragazzo, piuttosto ingenuo ai tempi devo dire...Ma sono cambiato da allora. Siamo tutti cambiati. Alla fine siamo cresciuti, no? Cercavo di trovare un po' di conforto in qualsiasi ragazzo che mi desse corda, perché sono solo e perché trovavo calore e affetto solo quando abbracciavo un corpo nudo di cui non sapevo neanche il nome il più delle volte» dice sospirando in una amara verità, chiudendo gli occhi come a ricordare qualcosa di spiacevole, «ma sono sincero quando ti dico che con te ho provato davvero qualcosa di nuovo e ti volevo ringraziare di questo, anche a distanza d'anni. Quando te ne sei andato, ho capito davvero tante cose»

Il suo discorso mi spezza un po' il cuore. Un po' per la sua storia che non conosco a fondo e un po' perché Taehyung aveva ragione a dirmi che si voleva approfittare di me.

«Sono contento che abbiamo avuto modo di parlare» dico infine e mi avvicino per abbracciarlo, sorprendendolo. «E sono convinto che tutto si sistemerà. Sei migliore di questo, Jimin» dico scostandomi per sorridergli e vedo che i suoi occhi vacillano per un attimo.

«Sii felice» mi dice e poi, senza dirci altro, si stacca e se ne va prendendo la sua borsa.


4 a.m | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora