[Speciale prima parte] Park Jimin

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Tw// riferimenti a disturbi alimentari, depressione, bullismo. 


Jimin sin dalla tenera età, era un bambino molto curioso.

Gli piaceva molto esplorare e ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo, si poneva un sacco di domande in testa, chiedendosi quante cose ancora il mondo avesse da offrirgli. Spesso i suoi genitori cercavano di dar risposta ai suoi quesiti, ma quando non ci riuscivano, Jimin in qualche modo si scoraggiava.

«Sono sicuro che quando andrai a scuola, la maestra saprà darti risposta» gli disse la madre un giorno in cui, non riuscendo a dar risposta al suo bambino, gli provocò un piccolo broncio.

A quelle parole, Jimin sgranò gli occhi e attese paziente di essere grande abbastanza per poter andare a scuola insieme agli altri bambini e aver risposta alle sue perplessità. 

Forse fu proprio per questo che a Jimin piaceva tanto la scuola, quando iniziò ad andarci. 

Ogni giorno, come se fosse il primo, indossava il suo piccolo grembiule e la sua cartella con tanto entusiasmo da far contagiare anche gli altri, si incamminava a scuola con l'energia di chi sembrava di aver trovato finalmente lo scopo nella sua vita ed usciva da quel piccolo edificio scolastico con la soddisfazione di chi ha capito finalmente di aver trovato il posto in cui inserire il tassello nel suo puzzle da mille pezzi.

Fortunatamente la maestra che aveva Jimin, era molto buona e amava la curiosità del piccoletto, nonostante le sue lezioni sembrassero somigliare più ad un quiz-show di un programma televisivo che si vedeva sempre durante l'ora di cena. 

Ma andava bene così. In fondo la maestra di Jimin ritenne che era più bello veder sul volto del ragazzino un palese punto interrogativo, pronto di domanda da porgerle, che i volti della gioventù stanca e affaticata delle superiori in cui lavorava nella città di Busan.

La donna reputava (e tutti i bambini concordavano con lei) che Jimin fosse proprio un ragazzino speciale. Oltre al dar risposta alle sue curiosità, amava far amicizia con tutti, era un bambino innocente e sempre disponibile nell'insegnare lui stesso qualcosa agli altri. 

Era quel tipo di bambino che si preoccupava di curare la ferita di un uccellino, del far attraversare la strada ai vecchietti e di dar sempre giustizia a chi se la meritava.

Oltre a ciò, il suo viso angelico, con quelle labbra carnose, il sorriso raggiante e i suoi capelli neri morbidi, lo rendevano proprio un bambino impossibile da non amare.

Infatti quando poi Jimin divenne adolescente, non fu una sorpresa sapere che molte ragazze della sua scuola gli andavano dietro...

Tuttavia nonostante Jimin avesse una gentilezza naturale, fosse bravo nello sport e in tutte le materie (che era abbastanza plausibile, siccome riteneva che i libri che aveva a disposizione fossero una sottospecie di fonte donata da qualche Dio celeste), le domande che aveva iniziato a porsi, erano sempre più elaborate e non solo per l'età che andava crescendo, ma perché Jimin grazie alla sua curiosità e alle risposte che aveva ottenuto man mano da bambino, era un ragazzo molto maturo che ne sapeva di gran lunga rispetto agli altri ragazzi della sua età.

Quando scoprì però che gli insegnanti che avevano non riuscivano sempre dar risposte alle domande di una persona così matura, scoprì un incredibile posto: la biblioteca.

Spesso ci riferiamo alla metafora del "topo da biblioteca" per le persone che passano del tempo in biblioteca a leggere, ma Jimin era proprio la rappresentazione vivente di come un reale topo da biblioteca era. 

Passava ore e ore a leggere tomi di libri, incantato da quante cose ancora aveva da imparare e di quanto la biblioteca fosse fornita.  L'entusiasmo di Jimin era alle stelle soprattutto quando scoprì che gli era consentito noleggiare i libri del posto per poterseli leggere comodamente da casa sua.

4 a.m | TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora