10. Ti faccio cambiare idea

192 8 0
                                    

Cambio campo.

lo e Alessandro andiamo in panchina. Non parliamo. Non lo facciamo mai. Guardo il cielo: qualche piccola goccia di pioggia mi bagna la pelle, ma non è ancora abbastanza per interrompere l'incontro.

Bevo un po' d'acqua. A sorsi piccoli. Un po' di integratore salino. Infine l'integratore carbo-proteico. Alcuni tennisti prendono un morso di banana (mio fratello, ad esempio). Altri mangiano qualche dattero secco.

Mi sembra una sciocchezza: il contenuto di fruttosio e potassio di un morso di banana o di un dattero è variabile, di frutto in frutto. Con i miei integratori scientificamente bilanciati (li prepara Ethan, il mio fisio personale da quando avevo quattordici anni) introduco nel mio corpo con esattezza la quantità e il tipo giusto di carboidrati, aminoacidi, proteine e sali minerali che mi sono necessari per recuperare. Assumo solo nutrimento in forma liquida perché le barrette sporcano molto di più i denti.

Questo non significa che i liquidi non lascino residui marcescibili. Ma durante il match non posso lavarmi i denti, perciò scendo a un compromesso: dopo l'ultima sorsata metto in bocca una gomma da masticare senza zucchero, per abbassare il pH della mia bocca e rendere l'ambiente meno fertile per i batteri.

Brooklyn gusto cannella.

Mi piacciono le gomme a fettuccia perché sono più morbide e perché sono confezionate singolarmente. Mi piacciono alla cannella. Non piacciono quasi a nessuno, non si trovano facilmente, quindi ne ordino vagonate online. Simon è in contatto con la perfetti per farmi sponsorizzare.

Procedo sempre allo stesso modo: la metto in bocca circa dieci secondi prima di alzarmi, infilo la carta argentata della confezione nella tasca destra, la mastico per circa un minuto di gioco, poi la sputo nella carta argentata e la rimetto nella tasca destra (non nella sinistra, per l'ovvia ragione che lì ci devo mettere la pallina di seconda, quando servo). Poi al nuovo cambio campo la butto, appena prima di sedermi: lo faccio da solo, non la do a un raccattapalle, perché mi fa schifo che un estraneo tocchi qualcosa sporco della mia saliva.

«Reprise!» dice l'arbitro.

Ci alziamo, Alessandro dà il suo telo al raccattapalle, io me lo porto da solo e lo appoggio alla sedia a fondocampo.

Non mi asciugo molto spesso tra un punto e l'altro, perché ho la fortuna di non sudare molto. Ma quando lo faccio prendo da solo il mio telo dalla sedia e lo ripongo, senza chiedere aiuto ai raccattapalle. Il motivo è lo stesso della gomma da masticare: mi fa schifo che i raccattapalle tocchino i miei umori corporali. Un paio di volte ne ho sorpreso qualcuno a spostare e sistemare il mio asciugamano sporco di sudore, e mi sono arrabbiato. Ora tutti i raccattapalle sanno che non devono toccare il mio telo.

Quegli stupidi dei giornalisti ovviamente hanno interpretato la cosa nel modo sbagliato. Alcuni pensano che lo faccia per superstizione. Altri per rispetto verso i raccattapalle. La verità è che lo faccio solo per disgusto.

Vorrei evitare anche di regalare telo e polsini al pubblico a fine partita, ma la zia, Simon e papà mi hanno detto che verrebbe visto come un gesto da snob. I fan vogliono quelle cose. Allora in quel caso supero il mio disgusto e lo faccio. Una volta un bambino a cui ho dato un polsino mi ha fatto: «Ewww!» in faccia. Non si aspettava che fosse zuppo di sudore, lo stupido. Mi ha dato talmente fastidio, che la partita successiva non ho regalato niente a nessuno. Risultato? Su un articolo, un giornalista ha scritto: "Styles se ne va in fretta e furia negli spogliatoi arrabbiato con se stesso". Ho ricominciato a farlo dal match successivo.

Jan Kubick e Carlos Sousa, i nostri avversari, discutono tra loro a fondo campo, si posizionano.

Stanno servendo per il primo set.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora