83. Mal di pancia

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«Sei un cretino!»

Zoe è furiosa.

«Sei un cazzo di bambino cretino!» mi grida. «Ma cosa ti è saltato in mente? Hai idea delle capriole che dovrò fare per spiegare quello che è successo?!»

Non so cosa dirle.

«I capricci! Fai i capricci come un bambino! Non ho mai visto una cosa simile! Mai!»

Continuo a non risponderle.

«E ai prossimi tornei come facciamo? Eh? Se lui continua a venire alle tue partite smetti di giocare?»

«Si c-c-chiamano incontri. Le p-p-partite sono i s-s-set.»

«Ti sembra il momento di fare il puntiglioso sulla terminologia?!» Zoe lancia la sua borsetta a terra e grida. Emette un grido rauco. «Sei un...un...un bambino! Dio, perché? Perché ho accettato questo lavoro? Aaargh!» Prende un grande respiro e sbuffa rumorosamente.

«D-d-devi impedire a mio padre di venire ai miei incontri.»

«E come cazzo faccio?! Non ho mica potere esecutivo su di lui!»

Alzo le spalle. «Fai qualcosa. Devi risolvere questo p-problema.»

«Sono la tua manager, non sono Dio! Non posso risolvere qualsiasi problema. Sei tu che devi imparare a convivere con la sua presenza.»

«N-n-n-non posso riuscirci.»

«Non hai fatto nemmeno il minimo sforzo di provarci!»

«Mi f-f-fa troppo schifo. La sua presenza mi d-d-deconcentra. Non p-p-p-posso giocare bene se c'è lui.»

Zoe sospira e si lascia cadere sul divanetto. Siamo nella nostra suite, in hotel. Porta una mano alla tempia. «Senti, Harry...io lo capisco. Lo capisco che sei incazzato con lui. Lo capisco che ci stai male a vederlo. Ti ha fatto una cosa orribile, non c'è altro modo di definirla.» Sospira di nuovo. «Però devi imparare a ignorarlo! Non posso eliminarlo dalla faccia della terra, e lui è l'allenatore di Alessandro, lo incontrerai ai tornei, per forza di cose.»

«Almeno n-n-non venga a vedere i miei incontri. F-fai qualcosa p-per impedirlo.»

Zoe sbuffa, continuando a massaggiarsi le tempie. «Sembri un disco rotto. Altrimenti cosa fai? Ti rifiuti di nuovo di giocare? Ti rendi conto che con questo scherzetto hai violato il contratto col torneo? È da ieri sera che sto litigando al telefono col direttore del Citi Open, cercando di convincerlo a non toglierti i soldi del contratto di ingaggio e di non rinegoziare il contratto per i prossimi tre anni. E oggi pomeriggio mi tocca pure andare a parlarci di persona.» Solleva il busto dallo schienale e lo sporge verso di me, puntandomi un dito contro. «E sia chiara una cosa, non sono disposta a dargli il mio pacchio per pararti il culo!»

«Il tuo c-c-cosa?»

«La mia...» Sbuffa e si abbandona di nuovo contro lo schienale. «Non ci farò sesso per salvare i tuoi soldi, ok?»

Sgrano gli occhi. «P-p-perché dovresti farlo?»

«Perché li conosco, gli uomini. Vogliono sempre e solo una cosa.»

«E cosa?»

Si indica la zona genitale. Ah già, sempre quel vecchio discorso.

Alzo le mani. «Io no.»

«Sì. Tu sei diverso, lo so...» sbuffa. «Comunque, perché questo tizio vuole vedermi di persona? È ovvio che vuole qualcosa, no? Io lascio i soldi al tuo assistito, e tu mi dai la figa, o mi fai un pompino, o qualcos'altro del genere. È sempre così. Sempre!»

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora