42. La morte della bellezza

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«Vi sembra l'ora di bussare a una camera d'hotel?» dice acido papà. Però si scansa per farli entrare.

«Scusa Garri, ti ho chiamato e ti ho scritto cento messaggi per sapere se eri sveglio...ma non leggi da oggi pomeriggio!» si giustifica Louis. «Come stai?»

Gli rispondo facendo ondeggiare la mano.

«Ero quasi sicuro che fossi sveglio» dice Arturo rivolgendosi a me. «So che hai avuto da fare fino poco fa...oh, ma stavate cenando?»

«Sta ancora cenando...» Papà chiude la porta.

Nel frattempo Louis si mette a esaminare il piccolo tavolo imbandito, mentre con una mano dà delle carezze distratte alla testa di Cloe, che gli ronza intorno scodinzolando. «Mmm...sempre cibo ospedale, tu» dice sollevando il coperchio sotto il quale mi aspetta il petto di pollo ai ferri che mangerò per secondo. Cloe si lecca i baffi. «Pensavo che era il dolce...» aggiunge Louis in tono deluso.

«Vanja, non essere invadente» lo ammonisce Arturo, leggendomi il pensiero: avrei voluto dirlo io.

«Possiamo tagliare corto, per favore? Cosa volevi dire a Harry di tanto importante?» Papà incalza Arturo incrociando le braccia.

Arturo risponde a mio padre con una smorfia seccata, poi guarda me. «Volevo ringraziarti. Di persona.»

Quindi papà aveva già deciso. Lo aveva già detto ad Arturo.

lo non so cosa dire. Mi mette in imbarazzo che sia venuto qui solo per questo.

«Puzzi d'alcol» dice papà, annusando l'aria. «Hai bevuto? Hai fatto festa prima dell'astinenza che ti aspetta tra un paio di giorni?»

Arturo si gira stizzito verso mio padre. «Sai benissimo che è pericoloso smettere di punto in bianco. Non preoccuparti. Sono sobrio a sufficienza. Sono riuscito a controllarmi.»

Louis si batte il petto. «Se non c'ero io, col cavolo...» Ride.

«Harry, ricomincia a mangiare» mi ordina papà.

Mi siedo al tavolo e prendo la forchetta. Ma non metto in bocca niente.

«Dico davvero, Harry. So che lo fai per Vanja, e non per me. Ma grazie. Non credo di meritarmi una cosa del genere» mi dice Arturo.

«No che non te lo meriti...»

«N-non lo faccio per Vanja.»

lo e papà parliamo uno sopra l'altro, e ne sono felice perché, influenzato da Arturo, ho chiamato Louis con quel nomignolo orrendo. Spero non mi abbia sentito. «Per Louis. Non lo f-fa-faccio per lui.»

«E allora perché lo fai, se posso chiedertelo?» Arturo guarda mio padre. «L'hai convinto tu?»

Mio padre si indica facendo un'espressione sorpresa. «Iiiio?» Calca talmente tanto la parola che quasi non mi sembra lui. Non si esprime in modo così enfatico, di solito. «È Harry che ha convinto me! lo ero contrario.»

«E comunque devo ringraziare anche te» gli dice Arturo. «Sergej e Irina mi hanno detto che vieni a Mosca per seguire la...»

«Non ti montare la testa e non pensare di esserti riconquistato la mia amicizia» lo interrompe papà. «Lo faccio solo perché non voglio che questi centomila euro vadano sprecati.»

Arturo annuisce. «Non lo pensavo. Non mi aspetto che mi perdoni tanto facilmente, dopo che ho fatto il vigliacco e sono sparito senza dire niente a nessuno...»

«Non voglio parlare di quella bambinata, adesso. Hai detto quello che volevi dire, ora potete andare.» Si rivolge a Louis con uno sguardo sprezzante. «A meno che non volessi dire qualcosa di fondamentale anche tu...»

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora