«Oddio, sei tu che gli hai appena scritto?»
Distolgo lo sguardo dallo schermo per guardare la Karneyenka e mi accorgo che sto sorridendo. «Eh?» mi esce.
«Gli hai appena scritto?» Ripete. «È per quello che ha sorriso?»
Si intromette la Peeters: «Sei adorabile» (o siete adorabili, non so, l'inglese non distingue tra singolare e plurale con you).
«Cosa gli hai scritto?» Insiste la Karneyenka rubandomi il cellulare di mano.
«Ehi!» La afferro per le braccia per farmelo ridare, ma la Peeters comincia a darmi degli schiaffetti sulle mani rimproverandomi: «Le ladies non si toccano in questo modo!»
La Karneyenka fa schioccare la lingua: «Tch...ladies!»
Ma il rimprovero della Peeters funziona: mi fa tentennare. La Karneyenka si libera e si rotola sul divanetto, addosso alla Peeters. «Qual è il codice?» Chiede.
Per fortuna lo schermo si era bloccato.
«Huh! Messaggio da...Rompi? Chi è Rompi?»
Non ho mai cambiato il nome di Louis in rubrica. Per fortuna ho tolto le anteprime dei messaggi dalla schermata di blocco, quindi vedono solo il destinatario.
«È un qualche tipo di adorabile soprannome?» dice Nate Kotzias prendendo in consegna il mio cellulare.
Mi alzo dal divano, implorando Kotzias di ridarmi il telefono, ma lui e i suoi scagnozzi cominciano a lanciarselo tra di loro, finché non interviene mio padre, che afferra Nate per un braccio (il telefono era appena tornato a lui) in modo brutale, sbraitando: «Smettila di prendere in giro mio figlio!»
Il suo sguardo è feroce, e ha alzato la voce, cosa che non fa quasi mai. Kotzias non reagisce in modo aggressivo, sembra quasi spaventato. Gli ridà il telefono. «Relax, man...»
Papà lo riprende e viene da me: «Ti basta come dose di prese per il culo quotidiane? Possiamo andare?» Mi ridà il telefono con un gesto spiccio e lo seguo fuori dalla stanza, lungo i corridoi che portano all'esterno.
Scuote la testa. «Possibile che non capisci? Quelli vogliono solo prenderti per il culo...sei un'attrazione, per loro!»
«St-t-tavano solo sssscherzando» ribatto.
«Ti stavano prendendo in giro» ribatte lui. «Non stavano scherzando insieme a te, stavano scherzando a tue spese!» Stringe le labbra. «Sono un branco di maschi e femmine alfa, e non vedono l'ora di poter pisciare in testa allo sfigato di turno.»
Restiamo in silenzio qualche istante, arriviamo a una delle uscite. «Nooooon sono sfigato» dico. «Sono un f-f-finalista Slam. Sono il numero q-q-quattro del mondo.»
Papà mi guarda negli occhi. «No. In campo non sei sfigato. In campo sei un numero uno, un dio, un eroe. Ma fuori dal campo loro ti vedono solo come un ragazzino balbuziente immaturo.»
Non so cosa ribattere. L'auto ci aspetta già, probabilmente papà ha allertato l'autista quando il match stava finendo. Saliamo.
Prendo il cellulare e leggo finalmente ciò che mi ha risposto Louis.
Mi piacierebbe passare la note con te ❤️
Sorrido.
Ma mio padre sa come smorzare il mio entusiasmo. «E non ti sognare che ti lascio la camera anche stanotte. Se il tuo fidanzatino vuole venire, stasera ci sono anch'io.»
***
Ho cercato di convincere mio padre a lasciarmi andare da Louis (lui sta in singola) ma non me l'ha concesso. «Hai scopato l'altro ieri,» ne è ancora convinto, «ti sei sfogato, adesso concentrati sul torneo.»
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Play - Larry Stylinson
FanfictionCome comincia una rivalità, una di quelle leggendarie che fanno sognare una generazione? Prendete due giovani tennisti all'inizio della loro carriera. Harry Styles, talento italiano destinato a diventare un campione. Ordinato, perfezionista, riserva...