Papà dice altre cose, ma non le sento. Ho l'udito ovattato, e un solo pensiero in testa: ho lasciato Cloe da sola il giorno che è morta.
È morta senza che io le tenessi la zampetta. Non ho parole, davvero, non posso trovarle, per dire quanto mi faccia male questo pensiero.
Quando siamo arrivati a Milano, subito dopo pranzo, papà l'ha inquadrata. Era viva. Stava respirando! E adesso non c'è più.
È morta sola. L'ho lasciata sola per fare questo stupido servizio fotografico. L'ho lasciata sola per avere un paio di milioni in più in banca, quando per Cloe li avrei dati tutti, i miei soldi, avrei mollato il tennis, per lei, avrei...
«Si sente bene?»
«Harry, riprenditi!»
«È Styles, il tennista...»
«C'è bisogno di un'ambulanza?»
«Sono un medico, serve aiuto?»
Mi accorgo di essere accasciato a terra. Mi fischiano le orecchie.
Mi è caduto il cellulare. Gente, gente, gente intorno a me. «Fategli spazio!» ordina la zia.
Non è vero.
Non avrei mai mollato il tennis.
Non l'ho fatto.
L'ho lasciata per due mesi con mio fratello, l'avrei lasciata con mio nonno per andare negli Stati Uniti, fra tre giorni.
L'ho lasciata sola, oggi, nel giorno peggiore. L'ho lasciata morire sola, perché la mia carriera è più importante. Ero il centro del mondo, per Cloe, e l'ho lasciata sola. Quante volte l'ho lasciata sola, per badare a ciò che conta di più per me: il tennis.
Dicevo e pensavo di amarla, ma è evidente che non fosse vero. Non so cosa vuol dire amare.
Di punto in bianco mi torna in mente ciò che mi ha detto Louis il giorno in cui ci siamo lasciati: forse un giorno Garri impara cosa vuol dire amore. Io pensavo parlasse solo dell'amore romantico, invece, forse senza intenderlo, aveva ragione sotto tutti i punti di vista. Sono solo uno stupido bambino egocentrico incapace di amare.
La gente intorno a me sta parlando. Un uomo mi sta prendendo il polso, me ne accorgo solo ora, da quanto è qui? Gli sento pronunciare le parole: "Attacco di panico".
Basta. Non devo piangermi addosso. Mi lamento di essere egocentrico, ed è questo stesso un sintomo di egocentrismo, ne sono consapevole.
Raccolgo il telefono da terra. Papà è ancora in linea e sta chiamando il mio nome. «Com'è successo?» gli chiedo, con un filo di voce.
E ciò che dice, se possibile, mi sconvolge ancora più della notizia della morte.
«Non preoccuparti. Non ha sofferto. Il veterinario è stato bravissimo. Se n'è andata dormendo.»
Mi sconvolge al punto che penso di aver capito male. Ciò che ha appena detto può significare solo una cosa, ma ugualmente mi convinco di aver capito male. Cosa c'entra il veterinario? Com'è successo? Come è morta?
«Si è addormentata, era molto tranquilla. Il veterinario mi ha assicurato che non ha sofferto.»
«Le hai f-f-fatto l'eutanasia?» Ho bisogno di sentirmelo dire esplicitamente, perché sono ancora incredulo. Prima ancora che parli papà, sento la voce di zia Elena sussurrare alle mie spalle: «È meglio così, Harry.»
Il mio nome si sovrappone alla voce di papà. «Quella povera cagnolina stava soffrendo le pene dell'inferno. E aspettare avrebbe fatto soffrire di più anche te.»
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Play - Larry Stylinson
FanfictionCome comincia una rivalità, una di quelle leggendarie che fanno sognare una generazione? Prendete due giovani tennisti all'inizio della loro carriera. Harry Styles, talento italiano destinato a diventare un campione. Ordinato, perfezionista, riserva...