100. Nessun altro

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L'incontro tra me è Louis è stato davvero bellissimo. Sento di non esagerare, se dico che è stato uno dei più bei tre set che abbia mai giocato in carriera.

Io ho vinto facilmente i tre incontri che mi hanno portato in finale, battendo Farini, Glushakov e Willan. Louis ha vinto facilmente i suoi, battendo Dzeko, Moryakov e Serrano Martin.

Il palazzo dello sport era pieno, per la finale, e devo ammettere che ero molto emozionato, prima di entrare in campo, nonostante le ballerine, che si dimenavano nel corridoio buio con quelle orribili racchette di neon, facessero di tutto per togliere magia e importanza al bel momento.

Io e Louis non ci siamo visti né parlati per tutta la giornata precedente, per scelta di entrambi. Volevamo concentrarci al massimo, preparare il match, non diluire la tensione agonistica con amicizia, convivialità, discussioni. Ho dormito in hotel, da solo. Non è stata una bella notte, senza quel gatto rompiscatole a tenermi compagnia (sì, ha dormito sul mio letto tutta la settimana), ma nonostante tutto sono riuscito a prender sonno in fretta e mi sono svegliato ben riposato.

È stata una settimana bellissima. È cominciata con un Louis un po' cupo e diffidente nei miei confronti, ma si è ammorbidito in fretta, e abbiamo trascorso delle splendide giornate piene di allenamento, passeggiate in città, pranzi e cene in compagnia (niente più vodka, per fortuna, ma qualche dolcetto di troppo, quello sì).

Louis mi ha mostrato tutti i posti più belli di San Pietroburgo, tutti quelli che lui ama frequentare. Mi ha presentato anche qualche suo amico d'infanzia, ragazzi e ragazze che venivano spesso a trovarlo a casa o al club e qualche volta facevano qualche tiro a tennis con lui. Ha tanti amici, Louis, a differenza mia. Non sono diventato a mia volta loro amico, e ogni tanto mi dava fastidio dover passare parte del mio tempo anche insieme a loro, ma tutto sommato sono stati incontri piacevoli.

Il match è durato quasi tre ore. Il primo set è stato lottatissimo ed è andato a me, al tie break, 9-7. Nel secondo, Louis è riuscito a farmi break proprio alla fine e l'ha vinto lui 7-5.

Il terzo è stato il più lungo e più bello. Mi ha fatto break in apertura, io gli ho fatto contro-break al game successivo. Siamo arrivati al tie-break, dove ero sicuro di vincere, considerato il record negativo di Louis nei tie-break decisivi. Abbiamo giocato dei punti splendidi, i migliori dell'incontro, il pubblico si è spellato le mani per gli applausi, e siamo arrivati al quattordici pari, salvando ciascuno quattro match point, e lì Louis è riuscito a farmi un minibreak, prendendo una volée impossibile, un riflesso inumano, spiazzante, finito sulla riga di fondo, uno di quei colpi cinquanta per cento fortuna, ma fortuna meritata, perché propiziata da un gesto atletico straordinario.

E al quinto match point c'è riuscito. Sedici quattordici, Louis ha vinto il suo secondo torneo ATP.

La sconfitta mi ha fatto male, come tutte le sconfitte, e mi fa male ancora ripensare ai punti che avrei dovuto giocare meglio. Ma ho provato uno strano piacere nel vedere la sua esultanza. Ha lanciato la racchetta in aria e gridato, con rabbia, si è battuto il petto, si è chinato a terra e ha pianto.

Ho scavalcato la rete e l'ho raggiunto, gli ho teso la mano, si è alzato, ci siamo abbracciati. «È il mio torneo» ha detto tra i denti e tra le lacrime, «il mio torneo!»

«È stato un incontro bellissimo» gli ho detto io, «complimenti per la vittoria.»

Il suo discorso di premiazione è stato breve, e l'ha fatto quasi tutto in russo, ma ho capito dal suo tono di voce quanto fosse emozionato. Ha avuto gli occhi lucidi per tutta la premiazione. Ha detto in inglese solo la porzione dedicata a me, in cui mi ha ringraziato per non avergli regalato nemmeno un punto.

Io ho fatto il mio discorso con la lingua dei segni, e ho cercato di non dire le solite banalità. Ho detto che gli abitanti di San Pietroburgo devono essere orgogliosi di avere un concittadino come Vanja, che è un tennista unico e una persona eccezionale. Sì, ho fatto lo spelling di Vanja, non di Louis, sperando che l'interprete non si prendesse la libertà di cambiarlo. Per fortuna non l'ha fatto. Ho usato il suo nomignolo che con lui non uso mai, perché volevo rendere chiaro a tutti che Louis è mio amico. Mi sono rimaste sullo stomaco la richiesta di nascondere il fatto che alloggio da lui e il mancato invito al meet and greet.

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