56. Icona di stile

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«C-c-cosa hai fatto di male?» le chiedo. «Perché dovrei pensare male di te?»

«Il fatto è che...» Sbuffa. «Quando ho capito che era stato Simon a mettermi i bastoni tra le ruote, con un po' di insistenze sono riuscita a ottenere un appuntamento con lui, di persona. Per...per chiedergli spiegazioni e...» La sua bocca si storce. «No, non è vero. Non è vero! La mia intenzione è sempre stata una sola.»

Resta in silenzio per un po', perciò le chiedo: «Cioè?»

«Non ci arrivi?»

«Volevi...ucciderlo?»

«Cos...ucciderlo? Ma sei pazzo?»

Scuoto la testa. «Non lo so! Mi hai d-d-detto che era una cosa terribile, e questa è la cosa più t-t-terribile che mi viene in mente.»

Fa una risatina. «No...sei così ingenuo...volevo scopare con lui.»

«E perché? Ti aveva fatto un t-torto!»

Alza gli occhi al cielo e scuote la testa. «Proprio per quello! Perché pensavo che se ci scopavo lui ricominciava a farmi lavorare. Esattamente come pensavo che se venivo qui e ti facevo un pompino tu mi aiutavi...» Abbassa la testa, e vedo le sua guance arrossire di nuovo. «Dio, mi faccio schifo da sola.»

Perché continua a ripetere quella frase?

Scuoto la testa anch'io. «Ma come puoi p-p-pensare una cosa simile? Come puoi p-pensare che qualcuno ti aiuti s-se...se fai q-queste cose? C-cioè...»

Sospira. «Avevo ragione quando dicevo che sei un bambino...sei ingenuo come un bambino, e tra parentesi non lo dico come una brutta cosa. Comunque...nel mio mondo è così che funziona.»

«Che funziona cosa?» le chiedo.

«lo voglio diventare famosa, ok? Se vuoi essere famosa devi scoparti qualcuno di importante che ti fa entrare nel giro e ti fa lavorare, ti fa entrare in tv...oppure un agente che ti trova i lavori giusti.»

Sono orripilato. E credo che lei me lo legga in faccia perché fa una smorfia offesa e dice: «Ecco, lo sapevo che pensavi male di me...»

«Non penso male di te, p-p-penso che è terribile che devi fare queste cose!»

«È così che funziona» ribadisce.

«Ma te lo chiedono? T-ti minacciano?»

Scuote la testa. «Minacce no...diciamo che te lo suggeriscono. O tentano approcci.»

«Ma non è p-p-possibile che devi fare queste cose, t-tu sei così bella! Tutte le c-c-case di moda dovrebbero volerti come modella!»

Mi sorride. «Lo pensi davvero?»

«Cosa? Che sei bella? C-chiunque lo pensa, lo sei!»

Abbassa la testa. Sembra triste.

«C-cosa ho detto di male?»

«Niente, niente...Se solo tutti gli uomini fossero come te...»

«Ma poi...non è illegale c-che ti chiedano cose simili? Perché non li denunci?»

«Perché se li denuncio non lavoro più.»

«Ma c-cosa dici! lo sono sicuro che...»

«Fidati» mi interrompe, «nessuno vuole lavorare con una che crea problemi.»

«Ma non è g-g-giusto!»

Lei alza le spalle, mi guarda, è seria. «Mi sono approfittata di un sistema marcio comportandomi in modo marcio. Ho avuto i miei vantaggi. Non dovrei lamentarmi.»

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora