Mi sveglio col telefono che squilla e sto piangendo.
Stavo sognando Cloe, uno strano incubo: ci trovavamo sulla cima di un grattacielo, lei scappava da me, io cercavo di inseguirla senza riuscirci, la chiamavo, Cloe! Cloe! Stai attenta! Ma lei non mi sentiva, e precipitava giù dal tetto. La vedevo cadere e non potevo far nulla per salvarla.
Mi sono svegliato prima dell'impatto, con il pianto già in gola.
Il telefono sta ancora squillando. Sono le otto e cinque. Guardo lo schermo con un misto di paura e rabbia, convinto che sia mio padre: ieri, stranamente, non ha provato a richiamarmi, dopo che gli ho chiuso il telefono in faccia. Avevo quasi sperato lo facesse, per provare il piacere di non rispondergli, di lasciare squillare il telefono all'infinito.
Ora mi rendo conto che mi disgusta persino l'idea di leggere "papà" sullo schermo. "Papà" è una parola che suona sbagliata.
Ma il nome che vedo lampeggiare è "Star Match". L'agenzia.
Noto che ci sono anche parecchie notifiche di chiamata persa. Sono arrivate quando il telefono era ancora in modalità silenziosa per la notte.
Zoe mugugna girandosi nel letto. «Che ore sono? Chi minchia è che chiama?» bofonchia con la bocca sul cuscino.
«P-puoi rispondere tu? È l'agenzia.»
Il telefono smette di squillare. Zoe sbadiglia, si stiracchia, si stropiccia gli occhi. «Primo giorno di lavoro» dice.
Poi mi guarda. «Ehi Harry, stavi piangendo?» Si avvicina e mi abbraccia. lo giro un po' la testa all'esterno perché non voglio sentire per sbaglio l'odore del suo alito mattutino. Però ricambio l'abbraccio. Ne ho bisogno, il sogno con Cloe mi ha un po' scosso.
Se penso che ieri, a quest'ora, era ancora viva e io la stavo accarezzando per salutarla...no meglio che non ci penso, mi fa stare troppo male.
«Coraggio, vedrai che insieme ce la facciamo» sussurra Zoe.
L'abbraccio purtroppo dura poco, perché il telefono ricomincia a squillare. «Scusa, Harry, credo sia meglio se rispondo.»
La lascio fare. Intanto vado a darmi una rinfrescata in bagno.
«Pronto?...Sì, sono Zoe Marchetti. Mi occuperò io degli affari del signor Styles, da oggi in avanti.»
***
Le chiamate perse (ben dodici) erano tutte dell'agenzia che chiamava me perché mia zia aveva detto loro di essere stata licenziata.
La povera Zoe ha già avuto un bel da fare, perché ci sono dei problemi legali che hanno richiesto attenzione immediata.
Il problema più spinoso riguarda il tizio a cui ieri ho rotto il cellulare, che vuole un risarcimento per il cellulare rotto e per i danni fisici che dice di aver subito alla mano e per i danni psicologici causati dallo shock. Zoe è fuori di sé dalla rabbia. Lo ha chiamato: «approfittatore bastardo lurido pidocchio succhiasoldi».
E poi c'è proprio mia zia, che sostiene di non poter essere licenziata nei termini che ho posto e vuole essere ancora stipendiata, anche se non lavora più per me.
Zoe, quindi, ha discusso tutta la mattina con avvocati e commercialisti, ed è riuscita a trovare anche il tempo per comprare i biglietti aerei per tornare a Capriva (purtroppo non possiamo volare direttamente negli U.S.A. ho lasciato troppe cose a casa).
Le ho detto che è stata bravissima. «Ma se non ho ancora combinato niente!» è stata la sua risposta. Le ho fatto presente che ha comprato i biglietti aerei. «Quello ci riusciva anche mia nonna.»
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Play - Larry Stylinson
FanfictionCome comincia una rivalità, una di quelle leggendarie che fanno sognare una generazione? Prendete due giovani tennisti all'inizio della loro carriera. Harry Styles, talento italiano destinato a diventare un campione. Ordinato, perfezionista, riserva...