67. We'll make them turn their heads, every place we go

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Il suo viso arriva a pochi centimetri, lo vedo sfocato e sento fortissimo l'odore di fragole e cannella. Insieme a un altro odore, un odore suo, personale, che non riesco a descrivere.

Si avvicina sempre di più, e nella mia mente cominciano a formarsi immagini disturbanti, di lingue che si toccano, scambi di saliva e di respiro, e non ce la faccio, non voglio, non mi piace, la mano con cui gli tenevo la testa scivola rapidamente davanti al suo viso e gli copre la bocca.

«Scusa» sussurro, pianissimo.

Rimane lì a guardarmi, le mie dita sono appoggiate alle sue labbra. Si allontana un po', ora il suo viso è di nuovo a fuoco. È triste.

Le sue labbra. Sono così morbide. Non riesco a staccarmi da lui.

Vedo le mie dita muoversi, sono io che le muovo? Sì, sono io. Le muovo sulle sue labbra. Percorro con la punta dell'indice e del medio tutto il suo labbro superiore, che è liscio e asciutto. Quando arrivo all'angolo, scendo sul labbro inferiore. È un percorso lentissimo, sento sotto i polpastrelli delle lievi screpolature.

Non me lo sto sognando, sta succedendo davvero.

Ho il respiro strozzato, il cuore vuole uscirmi dalle costole. Lui lo sente, lo deve sentire, perché le sue mani sono ancora appoggiate lì, al mio petto.

E all'improvviso, una sensazione umida, sull'indice. È la sua lingua. Che tocca il mio dito. Non pensavo che il mio cuore potesse andare più veloce, ma succede, e mi accorgo di essere eccitato. Completamente eccitato. Spingo leggermente il mio dito nella sua bocca, lo faccio scorrere sulla sua lingua, lui lo morde. Devo chiudere gli occhi, se lo guardo ho le vertigini.

Ma lo sento ancora, l'umido della sua bocca sul mio dito, le sue labbra che si avvolgono intorno a esso, riapro gli occhi, premo le anche contro di lui, sto perdendo il controllo, sto ansimando, sta ansimando anche lui.

Una delle sue mani scivola verso il basso, verso il cavallo dei miei pantaloni. Mi afferra il pene attraverso la stoffa della tuta, lo stringe, e contemporaneamente mi morde di nuovo il dito. Emette un piccolo gemito. Piccolo, quasi inudibile, a me ne sfugge uno un po' più forte.

Devo trattenermi, devo stare zitto.

Ma è difficile, perché la mano di Louis si sta facendo strada nella tuta, e nelle mutande, afferra la mia erezione e comincia a masturbarmi.

Ho ancora il dito nella sua bocca, lo muovo, la esploro, sento i denti, e la lingua, lui succhia e morde e muove la sua mano nelle mie mutande, e mentre lo fa mi fissa negli occhi, tutto pupille, le guance arrossate, riesco a notarlo anche se c'è poca luce.

Io respiro dalla bocca, ho bisogno d'aria, ossigeno, la sua bocca, la sua mano, mi sembra di esplodere, mi sento soffocare, chiudo gli occhi e mi assale l'orgasmo più intenso che abbia mai provato in vita mia.

Il mio dito scivola fuori dalla sua bocca, lasciandogli una piccola scia di saliva sul mento.

Con la bocca libera, Louis mi sorride. Infila la mano sotto la sua felpa e si pulisce la mano sulla maglietta. Mi viene da sorridere: non mi sarei aspettato altro da uno che si soffia il naso negli asciugamani. Il mio sperma però è finito in buona parte nelle mie mutande, mi sento umido. Umido e un po' appiccicoso.

«Garri» sussurra. Mi abbraccia. E il mio cuore, che si stava un po' calmando, ricomincia a battere all'impazzata. «Garri» mi sussurra di nuovo, nell'orecchio. Ho un brivido, per cercare di calmarmi lo abbraccio anch'io. Stretto a me, sento il suo pene turgido contro la gamba, forse dovrei ricambiare? Non me la sento. Mi sembra già di aver fatto qualcosa di problematico.

«Sono così felice, Garri» sussurra ancora, poi mi dà un piccolo morso al lobo, causandomi un altro brivido.

Un brivido di piacere, ma allo stesso tempo anche di paura.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora