Zoe è ancora fuori con Filippo, l'uomo che un tempo è stato mio padre. Non so quanto ci resterà.
Nel frattempo, io porto i bagagli al piano di sopra.
Mi spoglio per andare a farmi la doccia.
È il secondo giorno che non mi alleno. Vorrei scendere in campo, ma è Filippo ad avere il numero di Stefano, il mio sparring friulano. Come faccio? Mi toccherà tirare contro il muro, giù in cortile, sul retro dell'ex stalla dei maiali, come facevo da bambino.
No, non va bene. Devo chiedere a Zoe se è in grado di recuperare il numero di Stefano o di qualche altro sparring disponibile in zona. Ma preferirei Stefano, mi trovo bene con lui, ha una bella palla pesante. Chissà se Zoe riuscirà a capire come si prenotano i campi di allenamento. Io non l'ho mai fatto di persona. Quante cose a cui pensare! Mi viene già il mal di testa.
Menomale che c'è Zoe.
Faccio una rapida doccia, mi cambio e scendo al piano di sotto.
Zoe è sul divano del soggiorno, ma non è sola: sta parlando con mio nonno. Sembra una conversazione amichevole.
«Oh, Harry, vieni. Tuo nonno mi parlava dei suoi vigneti.» Zoe sorride.
«Che bella ragazza che è la tua morosa!» esclama lui.
«Grazie» gli risponde lei.
Per un attimo ho l'istinto di correggerlo, ma mi rendo conto che non ha senso: mio nonno non capirebbe mai il rapporto di semplice amicizia che c'è tra me e Zoe.
«Hai fatto q-q-quello che volevi fare?» le chiedo.
«Sì» risponde secca lei.
«D-dov'è lui adesso?»
«È andato via.» Stringe le labbra e sembra quasi sul punto di mettersi a piangere.
«Cosa succede, ninina?» le dice mio nonno posandole una mano sulla spalla.
Zoe fa un sospiro e accenna un sorriso. «No. Professionalità.» Sbuffa. «Non posso mettermi a piangere per queste cose, è il mio lavoro, cazzo!» Poi sussulta portando una mano alla bocca. «Scusi la parolaccia» aggiunge, rivolta al nonno.
Lui ride. «Non mi scandalizzo per così poco.» Poi stringe la bocca. «Ma perché sei triste?»
È strano sentirlo parlare italiano. Si sente che non è la sua madrelingua, che non ci si trova a suo agio. Parla correttamente, ma è incerto su ogni parola che pronuncia. Louis sembra molto più sciolto di lui, quando parla italiano, nonostante faccia molti più errori.
No, non pensare a Louis, adesso.
«Le ho fatto licenziare mio padre, e Zoe p-prova pena per lui perché è troppo buona» spiego al nonno, pentendomi dopo pochi istanti di averlo chiamato "mio padre" e non "Filippo Styles" come mi ero ripromesso. Ma le abitudini sono difficili da cambiare.
Mio nonno sta scuotendo la testa. «Par le cjsse?» mi chiede.
«Sì, per la cagna.» Cagna suona così male, in italiano.
Il nonno scuote la testa. «Quante vite che fai per quella bestia...»
Mio nonno, se possibile, avrebbe trattato Cloe in modo ancor più orribile di Filippo. L'avrebbe uccisa con un colpo di fucile, probabilmente.
«Sì, per la cagna.» Cagna suona così male, in italiano.
«I cani vanno e vengono. Io ne avrò avuti una ventina. Sì, ti dispiace quando muoiono o stanno male, però non sono mica cristiani, Dio bon!»
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Play - Larry Stylinson
FanfictionCome comincia una rivalità, una di quelle leggendarie che fanno sognare una generazione? Prendete due giovani tennisti all'inizio della loro carriera. Harry Styles, talento italiano destinato a diventare un campione. Ordinato, perfezionista, riserva...