Extra: A parlargli non riesco, gli parlerò coi versi

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«F-fermati! Dobbiamo lavarci i denti!»

Louis alza gli occhi al soffitto, la bocca ancora socchiusa e il collo teso verso di me. Poi sbuffa.

«Abbiamo mangiato la p-pizza più d-di uuuun'ora fa. Ho già aspettato anche t-troppo. A te non dà fastidio? Non sssssenti i b-batteri che proliferano?»

«Come faccio di sentirli? Ti fanno tante piccole corsette e senti un... come si dice tickle in italiano?»

Rido. «Solletico. E in russo come si dice?»

«Scicòciet?»

«Da! Maladiez!»

«Ah, questo me lo ricordo, significa b-b-bravo!»

Louis annuisce tutto contento. «Da! Tra un mese tu parli russo meglio di come io parlo italiano.»

«Non c-ci vuole molto! Dai, andiamo a lavarci i d-denti altrimenti i batteri c-ciii fffanno scicòciet in bocca.»

Ride anche lui, mentre dalla camera ci spostiamo al bagno. Vorrei baciarlo anch'io, ma non adesso. È passato davvero tanto dalla cena, abbiamo perso tutto quel tempo a chiacchierare e ascoltare quell'amico di papà suonare la fisarmonica. Sul momento non ci stavo badando, ma adesso ne sento il bisogno e mi fa un po' schifo che sia trascorso tanto tempo. Com'è possibile che non me ne sia reso conto?

La visita dei miei capelli azzurri allo specchio è sempre un po' spiazzante. Non credo ripeterò mai questa esperienza, non mi piace affatto come mi stanno. Magari un altro colore? Più scuro? No, è Vanja quello colorato.

Vanja aveva già portato qui tutte le sue cose personali, e sta spremendo una quantità eccessiva di dentifricio sul suo spazzolino elettrico, ma non lo correggerò. Mi devo proprio sforzare per non dirglielo, ma ho deciso di impegnarmi a non rompergli le scatole quando si lava i denti. A meno che non compia un errore igienico proprio madornale, non lo correggerò. E non gli romperò le scatole se dovesse lavarseli con poca cura. Dio, speriamo che se li lavi sempre con cura!

Lo fa, per fortuna. Lo osservo mentre spazzola e sciacqua, mi sembra si stia impegnando a passare lo spazzolino da tutte le angolature. Sputa. «Garri, così non ce la faccio.»

«Eh?»

«Se mi guardi non ce la faccio. Per piacere, fai che mi lavo i denti da solo, ti giuro lavo bene bene, ma se mi guardi poi penso che tu pensi che non ho fatto bene un pezzetto e mi viene ansietà e rifaccio stesso pezzetto per cento volte e poi penso che tu non sei contento lo stesso e...»

«Hai ragione» lo interrompo.

Mi guarda.

Io annuisco. «Mi fido d-della tua igiene. Viene l'ansia anche a me se ti guardo. V-vado a lavarmi i denti nell'altro bagno.»

È la cosa migliore.

Mentre mi lavo i denti nel bagno in fondo al corridoio, rifletto su quello che è appena successo. Non mi sembra un inizio molto rassicurante della nostra relazione. Quanti altri problemi simili ci saranno in futuro? Sempre a causa delle mie fissazioni. Le coppie normali si lavano i denti insieme? Dovremo avere una casa coi bagni separati? E quante altre piccole cose del genere succederanno che sommate una all'altra lo faranno scoppiare e gli faranno prendere la decisione di lasciarmi? E accidenti, è la quarta volta che ripasso il filo interdentale nell'interstizio tra il primo e il secondo premolare superiore destro e mi sembra che continui a venir fuori dello sporco, devo cambiare filo.

Le mie mani tremano mentre prendo la confezione, mi sento in affanno, ho il battito cardiaco accelerato e proprio in questo momento entra Louis.

Vanja.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora