126. Sacrifici

70 7 0
                                    

Nonostante le insistenze di mio fratello, di Lidia e di Zoe, non mi sono tinto i capelli, né di rosa, né di azzurro, né di nessun altro colore.

Credo che Louis sia un po' deluso da questo fatto, ma ha capito che non me la sento e (a differenza di Alessandro, Zoe e Lidia) non ha insistito per farmelo fare. «Io i capelli così li tengo un anno come promesso» mi ha detto. «Così se tu cambi idea io sono già pronto. Poi comunque fa bene a capelli ogni tanto respirare.»

Ancora faccio un po' di fatica ad andare in giro, ho sempre il terrore che qualcuno mi riconosca, mi importuni e si metta a parlare con me. Se avessi i capelli colorati in modo strano sarei un semaforo ambulante, attirerei l'attenzione di chiunque. Non voglio attirare l'attenzione.

Louis coi capelli corti sta benissimo, perché fanno risaltare i lineamenti spigolosi del suo viso e fanno sembrare i suoi incredibili occhi azzurri ancora più chiari. Non li ha mai avuti così corti da quando lo conosco: pochi centimetri del suo strano castano cenere.

Per me è un colore stupendo. Gliel'avevo già detto quando lo conoscevo da poco: con quei capelli e quegli occhi sembri un weimaraner. Gliel'ho ripetuto. Lui ha messo una foto di un weimaraner nelle sue story Instagram. Non credo che qualcuno, a parte me, abbia capito perché l'abbia fatto. Avranno pensato che sia il suo nuovo cane.

È bello parlare di nuovo con lui. Ci sentiamo ogni giorno. O meglio... è un po' complicato.

Dopo la vittoria, non ho ancora avuto il coraggio di riattivare il mio vecchio numero, non credo riuscirò mai ad affrontare tutti i messaggi in sospeso che contiene, ma ho detto a mio padre di dargli il numero della scheda che c'è nell'iPad.

Ho aspettato la sua telefonata con un'incudine sul diaframma.

Quando mi ha chiamato, ho risposto, ho aperto la bocca per parlare... e dalla mia gola non è uscito il minimo suono.

«Non dici niente Garri? Vuoi scrivere?» mi ha proposto lui.

E così comunichiamo come quella prima sera, la primissima telefonata che mi ha fatto nel cuore della notte, con lui che parla, io che gli rispondo scrivendo.

A volte mi scrive anche lui. Messaggi infiniti, foto, chiacchiere.

A volte mi legge quel libro. Quello che non abbiamo mai finito, Metro 2033. In italiano. Adoro sentirlo leggere, ascoltare i suoi commenti idioti sul significato delle parole italiane e su come: «In russo questo pezzo si capiva meglio.»

Sono così felice di riuscire di nuovo a comunicare con lui.

Verrà a trovarmi. Appena finiscono i suoi impegni. Da quando ha vinto lo Slam non fa altro che girare studi televisivi e set fotografici, e dare interviste. Quasi non ha il tempo di allenarsi. Tra una settimana avrebbe dovuto giocare Acapulco, ma ha detto che lo salta per un fastidio muscolare. Non so se sia vero o se sia solo una scusa per venire a trovarmi. Sospetto, da alcune piccole incoerenze nelle sue spiegazioni, che sia la seconda.

Se così fosse un po' mi dispiacerebbe, perché non voglio che prenda alla leggera la sua carriera e si rovini il Sunshine Double per colpa mia. Allo stesso tempo mi rende anche felice l'idea che mi consideri più importante di due dei tornei più importanti dell'anno.

E quindi viene a trovarmi poco prima di partire per Indian Wells. Dovrebbe arrivare a Capriva tra cinque giorni.

Dopodomani, invece, arriva Liam. Sono stato io a proporre a Zoe di invitarlo e lei non se l'è fatto ripetere due volte.

Su indicazione dello psichiatra, ho interrotto gli antidepressivi. Vedo ancora il dottore, una volta a settimana. Ci parlo un po', a fatica. Mi dice sempre che ho fatto e sto facendo dei progressi incredibili. Io non sono sicuro al cento per cento di esserne uscito del tutto. Non sono sicuro di essere guarito, di non ricaderci di nuovo per chissà quale motivo tra una settimana, un mese, un anno.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora