52. La differenza tra il più cieco amore e la più stupida pazienza

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Mi hanno invitato al Festival di Sanremo.

Persino io che sono un ignorante in materia musicale so cos'è. Non l'ho mai visto in vita mia, ma so che è una competizione canora e una delle trasmissioni televisive più viste in Italia.

Una competizione canora, appunto. Cosa c'entra il tennis? L'ho chiesto a zia Elena, dopo che mi ha informato che avrei partecipato come ospite e che mi avrebbero anche pagato parecchio.

A dire il vero la prima cosa che le ho detto è stata di cancellare la mia partecipazione, perché non avevo alcuna intenzione di cantare.

Lei mi ha dato dello stupido: «Mica sei un concorrente, sei un ospite. Ti faranno un'intervista.» Allora le ho chiesto cosa c'entrasse il tennis con la musica.

«Un beneamato cazzo» è stata la sua greve risposta. «Ma al Festival ci va un sacco di gente che con la musica non ci azzecca: attori, sportivi, astronauti...»

Attori, sportivi e astronauti in una competizione musicale? Non riesco a immaginare come vengano inseriti tra una canzone e l'altra, ma così a naso questa trasmissione che non ho mai visto mi sembra una schifezza.

A ogni modo, ho provato a protestare, ma ormai gli accordi sono stati presi. Ci devo andare tra pochi giorni, il 9 febbraio, e in questo periodo sono in pausa dai tornei (ricomincio a fine mese) quindi non sarà un problema da quel punto di vista. Devo semplicemente apparire sul palco per circa mezz'ora, poi posso andarmene. Durante quella mezz'ora mi intervisteranno, e probabilmente mi faranno fare qualche palleggio di esibizione con il presentatore. Non mi piace fare il pagliaccio esibizionista, ma ormai è deciso.

Mi hanno anche già detto, a grandi linee, quali saranno le domande che mi faranno. E qui è sorto un nuovo problema: devo scegliere tre canzoni. Tre canzoni del Festival che abbiano per me un "significato".

Zia Elena sa benissimo che non sono un appassionato di musica, quindi ha scelto lei per me tre canzoni, secondo il proprio gusto: L'essenziale di Marco Mengoni, Amen di Francesco Gabbani e Adesso e qui di Malika Ayane.

Le ho ascoltate e non mi sono piaciute. Ho trovato la prima insopportabilmente lagnosa, la seconda insopportabilmente monotona e la terza insopportabilmente lagnosa (bis). Inoltre non mi piacevano le voci dei cantanti.

Ho chiesto alla zia di sceglierne altre. «Non ti va mai bene niente!» ha commentato, ma mi ha proposto altri titoli: «Scegli quelle che ti piacciono di più.»

Erano una decina di canzoni, e dopo averle sentite ho pensato che sarebbe stato più corretto, da parte sua, dirmi: «Scegli quelle che ti fanno meno schifo.» Nella mia testa, ora, c'è una matassa di musica che mi sembra tutta uguale, tutta identicamente noiosa e priva di personalità.

È la differenza principale che ho notato tra queste canzoni di Sanremo e le canzoni che mi ha cantato Louis: le canzoni di Louis avevano tutte un loro carattere che me le ha fatte rimanere in mente, dopo averle ascoltate. Non sarei in grado di cantarle, ma se ci ripenso ricordo in cosa mi hanno colpito, ricordo che mi hanno suscitato qualche tipo di emozione.

Le canzoni che mi ha proposto la zia, invece, non le ricordo più. Non ne ricordo più nemmeno una. Non so se sia una caratteristica tipica delle canzoni di Sanremo, o delle canzoni italiane in generale.

Non credo la seconda, perché ricordo che la mamma, quando ero piccolo, ascoltava spesso delle canzoni che trovavo affascinanti, ed erano canzoni italiane. Il cantante era un uomo dalla voce bassa, ed erano brani molto tristi...ne ricordo una, in particolare, mi piaceva, parlava di un pescatore, e alla fine non riuscivo a capire se veniva ucciso o semplicemente dormiva. Mi inquietava e attraeva allo stesso tempo. Ma non riesco a ricordare il nome di quel cantante, e non voglio chiederlo alla zia perché non voglio parlare con lei (o con chicchessia) della mamma.

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