116. Da solo nel buco

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«Garri, apri, ti prego. Sono venuto qui apposta per te!»

Sono chiuso in bagno da forse mezz'ora. Seduto a terra in mutande e maglietta della salute. Dovrei lavarmi. Ma non ne ho la forza.

Mi sono guardato allo specchio, prima. Ho la barba lunga uno o due centimetri (e non è vero che mi sta bene), i capelli unti e ingarbugliati. Mi hanno lavato, in queste settimane, Alessandro e papà. Un paio di volte. Mi hanno trascinato fino alla vasca da bagno e mi ci hanno messo dentro. Ho avuto l'istinto di protestare, di fare resistenza, ma a che pro? Li ho lasciati fare.

Però non è stato sufficiente. Sono sporco. Le mie ascelle puzzano di sudore. Ho qualche brufolo sul viso. E sono anche un po' ingrassato. Ho alzato la maglietta e ho visto che mi sono allargato un po' in vita. Non so come sia possibile, considerando che mangio poco e male.

Non voglio che Louis mi veda così.

«Garri, non mi saluti? Dai, non essere maleducato!»

Ogni tanto Louis dice qualcosa. Cerca di essere simpatico. Ma anche se uscissi, non credo troverei la forza né il coraggio di parlare.

«Garri... ti prego... fallo per me. Vieni fuori. Voglio vederti.»

Fallo per me. Non l'aveva ancora mai detto.

Fallo per me.

Prendo un respiro.

Va bene. Se non riesco a farlo per me, lo farò per lui.

Mi laverò.

Per prima cosa i denti.

Mi passo la lingua sugli incisivi. Sono ricoperti da una patina disgustosa.

Distribuisco il dentifricio sullo spazzolino, che ho sciacquato bene, e comincio.

È una sensazione familiare. Mi dà piacere.

Mi rendo conto che mi mancava.

Perché ho smesso di farlo?

«Si sta lavando i denti» sento mormorare fuori dalla porta.

«È un buon segno.» Era mio padre, questo?

Mi prendo tutto il tempo che mi serve, e anche di più. Con la barba lunga è un po' più complicato, ho i baffi tutti bianchi di dentifricio. Tre passate. Filo interdentale. Uso anche lo specillo per togliere la placca dagli interstizi e dai colletti gengivali.

Puliti. Finalmente.

Ora posso lavare il mio corpo.

Sotto la doccia. Acqua caldissima. Strofino tutta la mia pelle con un asciugamano bagnato, grattando via strati e strati di pelle morta.

Mi lavo le ascelle tre volte. Mi faccio tre volte lo sciampo. Lo faccio una volta anche alla barba. Non so come si lava la barba lunga, non ho mai avuto la barba lunga. Ma non l'ho mai lavata, chissà com'è sporca. Credo lo sciampo possa andare.

Quando esco, mi sembra di respirare per la prima volta da... quanto tempo sono stato qui? Un mese? Due mesi? È già finito l'anno?

Vorrei radermi. Ma non so come si rade la barba lunga. Dovrei usare delle forbici per accorciarla, forse, non posso passarci subito il rasoio, si impiglierebbe. Alla barba ci penserò dopo.

Esco dalla stanza in accappatoio.

Louis mi sorride. «Garri, finalmente!»

Ci sono ancora mio padre e Zoe, che guardano la scena in silenzio, un po' in disparte.

Per un attimo vorrei sorridere anch'io, ma non ho la forza di farlo.

Ma una cosa riesco a farla. Guardare Louis negli occhi. Ti ho sentito Louis. Ti ho sentito.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora