34. Let's go Liam, let's go

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È vero.

Si sono lasciati.

Lei ha cancellato dal suo profilo Instagram tutte le foto che li ritraevano assieme. Lui no. Cosa significa nel linguaggio non verbale delle coppie? Non ne ho idea, è un linguaggio che non ci tengo ad apprendere.

Non so se sia il caso di chiedergli qualcosa. Non so se abbia voglia di parlarne. Io non ne avrei voglia, ma mi sembra di essere molto diverso, in questo, dalla maggior parte delle persone, che amano parlare dei propri problemi, un comportamento che trovo masochista, molesto e incomprensibile.

E poi l'unica volta che ho avuto la disgraziata idea di cedere all'impulso di confessare miei problemi a qualcuno, tutto il circuito ATP ne è venuto a conoscenza.

A ogni modo, non è che mi interessi più di tanto. Sono affari suoi.

Però mi ritorna in mente quello che lei mi ha detto quel giorno, dopo la conferenza stampa. Sul fatto che la federazione russa non vedesse Louis di buon occhio a causa del coming out, e che la relazione con lei fosse un bene per la sua carriera, perché toglieva rilevanza al coming out. Non ho indagato, non ho idea di quale sia la politica della federazione russa in merito ai coming out dei propri tennisti. Continua a sembrarmi un'assurdità, una storia inventata o ingigantita da Daria per convincermi a non provarci con Louis (come se ci fosse bisogno di convincermi a fare una cosa del genere).

Mi sto di nuovo allenando, dopo il riposo di ventiquattr'ore. Sto meglio. Non so se reggerò, ma sto meglio. Sono ancora sotto antinfiammatori e ho diverse strisce di kinesiotape sui muscoli lombari e delle spalle. Sto palleggiando con uno sparring, un ragazzo americano che non conosco, e non sto spingendo. Sto lavorando molto di gambe. L'ora è quasi finita. Ne farò una seconda nel pomeriggio. E dedicherò almeno un'altra ora alla fine di ciascuna seduta al cooldown e allo stretching. Non è l'allenamento ideale per prepararsi a un incontro, ma non posso fare altrimenti.

Cooldown. Denti, doccia, trattamenti.

Pranzo. Denti.

Ho tre ore di riposo. E non so cosa fare. Non sono dell'umore per divertirmi guardando qualcosa, una serie o un film d'animazione. Ho la testa piena di pensieri sul torneo, sulla vittoria, sui miei problemi fisici.

Non mi va di andare a vedere un incontro. Mi distrarrebbe dalle mie strategie, mi confonderebbe le idee, mi porterebbe a realizzare per imitazione colpi fuori dal mio repertorio.

Mi piacerebbe chiamare Louis. Sono le nove di sera, a San Pietroburgo. Ma cosa lo chiamo a fare? Di cosa potrei parlare con lui? E perché voglio chiamarlo? Mi sento sciocco, quando provo questi desideri di interazione umana. Lui è l'unica persona disposta a interagire con me, quindi li provo nei suoi confronti. Ma potrebbe essere chiunque altro.

Non mi va di stare chiuso in camera, quindi esco. Mi preparo per l'allenamento (vestiti e borsone con le racchette), prendo un taxi e vado al tennis center.

Dopo aver lasciato le racchette nell'armadietto, do un'occhiata ai tabelloni. Che incontri si giocano? Potrei andare a vedere un femminile. Non mi piace molto il tennis femminile, e proprio per questo le partite tra ragazze mi confondono meno le idee. Sul campo Arthur Ashe c'è Malkina - Petrescu, sul 17 Sarnova - Ilicic. Sono i due incontri più interessanti di oggi. Due russe, guarda un po'. La Malkina ha un gioco abbastanza divertente e variato, quasi quasi vado sul centrale.

Prima di avviarmi, comunque, do un'occhiata anche agli incontri sui campi secondari e avverto uno strano vuoto allo stomaco quando leggo il nome di Tomlinson, quel secondo prima che il mio cervello si renda conto che si tratta di Liam e non di Louis.

È ancora nel torneo? Sì. Sta giocando i quarti. Non lo sapevo. Louis non me l'ha detto e non ho più incontrato Liam in giro.

Strappo un passaggio su un golf cart e mi faccio portare al Campo 8. Mentre il trabiccolo si fa strada attraverso la folla, vengo riconosciuto da diverse persone. C'è chi mi indica, chi mi saluta, e una ragazza mi urla dietro: «Fuck you! Scumbag!». Fottiti, feccia. La storia di Zoe è tutt'altro che dimenticata.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora