33. Dolore e spettacolo

136 7 1
                                    

Ho mal di schiena.

E potrebbe rovinare le mie speranze di vittoria agli US Open.

È cominciato venerdì, durante l'incontro di terzo turno, contro Marko Cosić, il next-gen croato. Cosić ha una risposta molto buona e un'estenuante tendenza al gioco di rimessa, quindi per cercare di metterlo in difficoltà ho cominciato a spingere di più col servizio: la mia velocità media di prima abitualmente si aggira intorno ai duecento chilometri orari, in quella partita era duecentoventi, e ho fatto anche parecchie seconde molto spinte.

Già a fine match, nel terzo set, ho cominciato ad avvertire i primi dolori.

La sera ero a pezzi. I trattamenti non sono serviti quasi a niente.

Ho dovuto persino rivedere il mio programma di allenamenti di ieri, sabato. Praticamente è stato un giorno di riposo quasi totale. Niente palestra, solo una misera ora di palleggio leggero, esercizi fisioterapici di scarico e stretching e sedute infinite di massaggio.

Stamattina stavo un po' meglio. Durante il riscaldamento pre-match ho spinto pochissimo e prima dell'incontro mi sono imbottito di antidolorifici fino ai limiti consentiti dall'antidoping. Abbiamo calcolato la possibilità di prendere un'ulteriore compressa nel caso sciagurato l'incontro dovesse protrarsi a lungo.

Quel caso forse si sta avverando. Ho appena perso il secondo set.

Ho chiesto un toilet break. Non dovevo davvero fare pipì e non l'ho chiesto, come fanno in molti, per spezzare il ritmo all'avversario: non sono un tipo antisportivo. Sto solo rimandando il medical time-out che sarò certamente costretto a chiedere tra un po'. Sto usando questa pausa più lunga del normale per fare degli esercizi di stretching. Il mal di schiena c'è, ma è ancora sopportabile.

Il mio avversario di oggi è Pietro De Luca. Il tennista che era stato preso in giro nel gruppo dei traditori perché quando serve guarda la pallina in modo strano.

Sulla carta è meno forte di Cosić, ma in realtà è uno dei peggiori che potessero capitarmi. Mio padre lo definisce: «Un pallettaro con le palle quadrate». Traduzione: gioco di difesa esasperato (che Cosić a confronto sembra un attaccante) fatto di palle senza peso e senza ritmo che costringono l'avversario a spingere e fare tutta la fatica. Proprio l'opposto di ciò che servirebbe adesso alla mia schiena. Se avessi avuto un avversario stile Derek Thaler o Aleksej Rybakov, cioè uno che gioca pesante, avrei potuto appoggiarmi ai suoi colpi, senza sforzare.

Il primo set l'ho vinto io, facendogli ben due break di servizio (e subendo un contro-break). Non ha un servizio eccellente, quindi non è difficilissimo fargli break. Se fossi in forma lo batterei in tre set senza troppi problemi, il mio head to head contro di lui è di tre vittorie a zero.

Durante il secondo set ho rallentato leggermente la velocità di servizio perché ho iniziato ad avvertire un po' di dolore e lui mi ha punito facendomi break proprio in chiusura.

Piego la schiena in avanti cercando di rilassare i muscoli lombari, come mi ha insegnato Ethan.

Respiro. Venti secondi.

Un ultimo esercizio per le spalle, mentre penso a quale possa essere la strategia giusta per sconfiggerlo.

Attaccare. Scendere a rete il più possibile. Serve and volley. Ma quando il servizio non è al cento per cento...

Mi sciacquo bocca e viso. Esco. L'ufficiale di gara mi aspetta fuori dalla porta e mi riaccompagna silenziosamente in campo. Il campo è il Louis Armstrong, proprio lui. Il musicista che io credevo un tennista. Mi tornano in mente Louis e la sua canzone russa.

Chissà cosa sta facendo. Se mi sta guardando. È giorno, qui a New York, sera a San Pietroburgo. Non è tardi, potrebbe essere davanti alla tv. Mi ha giurato di non essere rimasto alzato a guardare il notturno con Cosić, di aver visto la replica il giorno dopo. No spoiler Garri! Vedo match domani! Adesso dormo! mi ha scritto qualche ora prima che iniziasse. lo non sapevo cosa significasse spoiler. Cioè, io ho sempre pensato gli spoiler fossero gli alettoni sulle automobili. Invece ho scoperto che sono anche un termine gergale per indicare le anticipazioni indesiderate.

Play - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora