1. Rose

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"Vale la pena di lottare solo per le cose
senza le quali non vale la pena vivere."
Che Guevara

L'aria d'autunno si sentiva. Umida e fredda. Le foglie secche dell' Ormeau Park cadevano come piume lasciando i loro alberi spogli. Cadevano e si posavano delicatamente sui prati e sui sentieri percorsi dalla gente. Oh, in quel parco c'era davvero un sacco di gente. Arrabbiata e felice. Triste, ma con occhi pieni di speranza. Chi veniva lì per stare sola, leggere un libro o fare jogging. Chi portava il proprio animale domestico per lasciarlo libero in mezzo alla natura. Chi faceva il picnic con la propria famiglia...

E poi c'ero io, piccola e insignificante in confronto a quel posto. L'Ormeau Park era il mio posto preferito in assoluto. Ci andavo tutte le domeniche con mia madre Rose.

A conoscerla, vi sarebbe piaciuta molto.

Con il suo modo di fare leggiadro e con quel sorriso che immetteva felicità agli altri.

Il vento le scombinava i folti capelli rossi, la sua freddezza, invece, le faceva arrossire il naso all'insù che possedeva.

«Prendila mamma!» Urlai con tutto il fiato in corpo.

Lei si trovava di fronte a me, lontana di almeno sette passi.

Prese la palla prontamente e, appena l'afferrò, me la rilanciò piano. Purtroppo non la presi e la palla rotolò via qualche metro distante da me.

«Ci penso io!» mi disse, mentre si era già avviata per recuperarla.

Restai immobile al mio posto sull'erba, la guardai.

I miei occhi si illuminavano sempre di gioia, fiera di averla come madre. Si chinò per prendere la palla e dopo nemmeno un secondo tornò alla sua prestazione di gioco, davanti a me.

Riprendemmo subito a giocare.

Facemmo dei piccoli lanci. Io tendevo a portare la palla più in sù per vederla alta nel cielo. E, ogni volta che lo facevo, mia mamma mi rimproverava con un piccolo sorriso, scherzando. Diceva che non la riusciva a prendere proprio per questo, ma sapevo benissimo che non era così!

«Quando mangiamo? Ho fame.» Chiesi con la pancia brontolante.

«Allora subito, vorrei un bell'hamburger, che ne dici?» Propose la mamma.

Mi leccai i baffi, avevo l'acquolina in bocca.
Lei andò subito a rimettere i miei peluche e alcuni oggetti nello zaino nero che si era portata. Presi immediatamente la palla, impaziente di andare via.

«Mamma andiamo da zio Bernie? Il suo locale è davvero bello, sai?» Domandai al ritorno.

Eppure, la vidi piegata sulle ginocchia mentre si teneva la testa con le mani che coprivano metà viso. Pensai si trattasse di un gioco e così mi misi davanti a lei. Vidi il suo capo rosso dall'alto.

«A cosa giochi?» Chiesi ignara.

Non appena si rese conto che ero di fronte a lei, alzò la testa di scatto. Qualcosa la turbava, ma ero ancora troppo piccola per capirlo.
Si alzò veloce e mi mise una mano sui capelli.

«A niente tesoro. Mi passi la palla? Io sono già pronta» sentenziò.

Indietreggiò e prese lo zaino, se lo mise sulle spalle. Le porsi quel che mi aveva chiesto e andammo via.

Mano nella mano.

Una madre e una figlia felici.

Rose ed Eileen.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora