17. Distanti

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"Non m'importa del corpo -
io amo l'anima, la timida,
pudica, ritrosa anima - che
si nasconde perché ha paura"
Emily Dickinson

La signora Stacy chiuse la porta radiosa e fece uscire mio padre, il quale si doveva affrettare a prendere il volo.

Con classe si voltò verso di noi, me e Ryker.

Non c'era nessun errore in lei.

Tutti i capelli erano perfettamente sistemati e la sua andatura era fine e non tralasciava nessun segno di scompostezza.

Era perfetta.

Adesso, ero sola.

Vivevo con Ryker e sua madre.

Mi ero opposta a mio padre per questa decisione, qui non volevo stare.

Non capivo il motivo, poiché non ero di certo una bambina e perciò potevo stare da sola a casa per una settimana.

Al massimo, se mio padre stava in pensiero così tanto, potevo stare con Angie.

Ma trasferirmi qui, proprio non lo capivo e non lo accettavo.

L'unico sollievo che ebbi, fu quello di poter stare di più con il ragazzo davanti a me.

C'erano tante cose che dovevo capire.

Non mi ero di certo dimenticata dell'incidente nominato quel giorno dalla mia insegnante nell'ufficio del preside.

Avevo cercato negli archivi della biblioteca della città, ma non vi era niente che riguardasse la famiglia Gray.

Dovevo cominciare a pensare che l'incidente non fosse il solito scontro di una macchina con l'altra o con qualcos'altro.

E se avesse fatto del male a qualcuno?

Avevo visto come aveva picchiato quel ragazzino sulle scale... Sembrava inumano.

Magari, aveva persino ucciso qualcuno, riflettendo sulla gente che gli stava attorno.

Tuttavia, se fosse stato un assassino, starebbe a quest'ora dietro le sbarre.

Dovevo scartare anche questa possibilità, fortunatamente.

E, allora, che cosa poteva essere successo?

«Purtroppo devo andare a fare la spesa. Ryker, ci pensi tu a far vedere la casa alla nostra ospite?» chiese la signora Stacy a suo figlio, facendomi tornare alla realtà.

I miei occhi passarono da lui a lei in pochissimi secondi.

Rimbalzando da una parte all'altra in attesa di una risposta.

Non sapevo cosa dire e cosa fare.

«Sì» disse secco e sbuffando.

Non doveva essere molto propenso ad accompagnarmi in questa gita della casa, ma non poteva dire di no, chiaramente.

«Seguimi» proseguì.

Non era di molte parole, questo lo avevo accertato anche prima.

Però, doveva essere proprio annoiato della mia presenza, questa volta.

Forse, non voleva che io fossi qui. Ironia della sorte...

Lasciammo Claire - come si voleva far chiamare da me - vicino alla porta d'entrata, a prepararsi per uscire.

Noi due, invece, salimmo le scale.

Io ero dietro Ryker e potevo ammirare la sua schiena possente e le sue spalle larghe.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora