31. La pioggia che hai creato

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"Ho cercato il Sole e tu me lo hai levato,
ho cercato un nascondiglio e la tua ombra
mi ha trovata, hai creato la pioggia
e mi hai bruciata con le gocce del tuo dolore ."
Eileen Stoker

La voce ovattata di Piper si distingueva tra la quiete di una sera cheta e fredda, interrompendo la nostra conversazione.

Prima di aprire lo sportello della macchina, lanciai a Ryker un ultimo sguardo, per chiedergli se saremmo dovuti uscire allo scoperto.

Mi concentrai sulle sue nocche insanguinate e sulle sue dita sporche, stringeva il volante infastidito.

Staccò entrambe le mani da lì e, senza neanche avvertirmi, andò per scendere dall'autovettura.

Lo seguii per non rimanere sola, rinchiusa nella sua macchina che sapeva di tabacco.

Barcollai per un secondo, a causa della mia poca agilità e per un giramento di testa repentino.

La figura snella e alta di Piper spezzava il buio della notte.

Stava impalata davanti al ragazzo dagli occhi oceano, ad ammirare come me quel panorama etereo, con le braccia incrociate per chiudere il chiodo di pelle.

Quando mi rivelai anch'io, guizzò un attimo gli occhi su di me.

«Credevo fossi andato a casa» asserì infreddolita.

Effettivamente, anch'io stavo perdendo la sensibilità alle dita per la bassa temperatura.

«Sono qui, invece. Cosa vuoi?» rispose atono Ryker.

L'aria frizzante mi stava facendo venire dolore alle tempie, ma non volevo lasciarli soli.

A dir la verità, non volevo andarmene da lui.

«Stavano per chiamare la polizia, dovresti controllarti.» lo rimbeccò pungente.

Aveva ragione.

«Carter si è meritato una lezione che suo padre non ha saputo impartirgli. Dovrebbe sapere che le donne non si toccano», la sua voce cupa mi fece rabbrividire, provava ancora rabbia per Josh.

La giovane donna davanti a noi riprese a osservarmi, questa volta con più lentezza.

Fece scorrere i suoi occhi dalla punta dei miei capelli fino ai piedi.

Mi appoggiai sul muso della Jaguar, coprendo uno dei due fari, e abbassai il capo per l'imbarazzo.

«Ma hai esagerato, come fai sempre!» sbottò.

E l'occhiata di Ryker che la fulminò, mi fece capire quante cose si celassero dietro a quelle parole.

Più il tempo passava, più desideravo scoprire il passato di quei due.

Poiché, negli occhi, avevano lo stesso riflesso di un amore deturpato.

Stetti a riflettere su ciò a lungo, tanto da non sentire il resto della loro conversazione, seppur i toni si fossero accesi.

Continuavo a contemplare il pavimento, rivolta alle punte dei miei stivali.

All'improvviso, avvertii le mie mani scottare, sebbene due minuti prima fossero congelate.

Le avevo messe in tasca, ma non potevano diventare calde da un momento all'altro.

La vista si offuscò, prima di poco e poi aumentò, insieme alla sensazione di pesantezza che avevo già da prima.

Tutto intorno a me lo percepivo come un sogno, dal quale mi sarei svegliata a breve.

Quelli erano solo gli ultimi istanti, poi sarei riemersa alla realtà.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora