2. Vita nuova

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"Il segreto del cambiamento è
nel concentrare tutta la tua energia
nel costruire il nuovo, non nel
combattere il vecchio"
Socrate

La pioggia cadeva incessantemente. Era il 16 Ottobre. Una folla di persone uscì dalla chiesa con abiti e ombrelli neri. Tra di loro c'ero io, Eileen Stoker.

Avevo immaginato quel giorno già da prima. Molto prima.

Tutti erano tristi e dispiaciuti. Tutti davano fiori di ogni tipo. Tutti mostravano pietà appena incrociavano il mio sguardo.

La cerimonia era appena finita ed eravamo usciti. Stavo aspettando mio padre.

Dovevo prendere il volo da Manchester quella mattina alle 11:00.

Inutile dire che si perse il funerale per via di un ritardo.

Da sette anni viveva lì, lasciando sola me e mia madre a causa del lavoro.

Di certo non fu facile per me occuparmi della mamma a soli dieci anni, ma non potevo biasimarlo.

In quel momento arrivò in piazza una Volvo nera.

Lo sportello si aprì e scorsi un uomo cinquantenne in smoking di lana e profili in raso, accompagnato da un ombrello per non bagnarsi.

Stava cercando un volto tra le persone. Il mio.

Quando mi vide si avvicinò subito.

«Tesoro scusami. L'hanno già portata via?» mi chiese disorientato.

Stavo per rispondere, ma fummo interrotti.

Tutti fermarono i loro discorsi e prestarono attenzione alla grande porta in legno della parrocchia.

Alcuni uomini stavano trasportando il feretro con dentro la mamma. Ci fu un silenzio tombale.

Si sentiva solo il rumore della pioggia.

Anche il cielo stava piangendo...

La misero nel cofano del carro funebre.

Una lacrima solitaria scese sul mio volto. Non ero solo triste per averla persa, ma anche al pensiero che non ci sarebbe più stata, che non mi avrebbe più vista crescere come aveva sempre voluto.

Gli uomini posarono lievemente la bara nell'auto e si misero in macchina. Anche se la pioggia rendeva difficile fare tutto, papà mi fece cenno di salire insieme a lui nella sua macchina per seguirli.

Mi sedetti accanto al sedile del guidatore. Non ero mai stata così vicino a una persona ma anche così lontana.

«Passeremo davanti casa e poi al cimitero» disse tagliando il silenzio.

Io mi limitai a girare il capo verso il finestrino senza dargli una risposta.

Si voltò verso di me per un secondo. Poi tornò a fissare la strada.

«Sapevi che sarebbe successo. Di certo non è colpa nostra» pronunciò acido.

Mi rivolsi a lui e in quel momento lo odiai. Come poteva parlare così? Come se niente gli importasse, era sua moglie.

Non gli diedi una risposta neanche quella volta. Non la meritava.

Ripresi a guardare dal finestrino la strada che stavamo percorrendo.

«Appena torneremo a casa, farai le valigie. Ti trasferisci da me a Manchester.» Proferì.

Cosa... cosa aveva appena detto? Io... con lui sotto lo stesso tetto?!

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora