1. Ti aspetterò dall'altra parte

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"Quando non sarai più parte
di me, ritaglierò dal tuo
ricordo tante piccole stelle,
allora il cielo sarà così bello
che tutto il mondo si
innamorerà della notte."
William Shakespeare

Non sapevo descrivere quello che avevo dentro in quel momento.

Non ero in grado neanche di parlare. Avevo un nodo alla gola troppo grande e mi faceva male.

Nelle ore precedenti avevo fatto un tuffo nel passato, rinfrescandomi di brutti ricordi e ricordandomi della paura.

Avevo trovato un biglietto di sola andata per Manchester, per le sei del pomeriggio, a un prezzo conveniente. Anche se, in quella situazione, avrei pagato anche con dell'oro pur di tornare da mio padre.

Avrei voluto che fosse un incubo, tuttavia, più mi allontanavo da Belfast e passavano le ore, più iniziavo a rendermi conto che era reale.

Era tutto reale.

Il mio stomaco brontolava e faceva male per l'ansia, non avrei cenato per il resto della sera come minimo.

Ero troppo tesa e le dita battevano senza sosta sulle mie cosce, mentre guardavo fuori il finestrino e adocchiavo l'insegna enorme, rossa e luminosa dell'ospedale.

Per tutto il giorno mi ero chiesta come fossero andate veramente le cose nell'incendio, se si fosse salvata almeno una persona all'interno di quella casa.

Avevo fatto almeno venti telefonate a mio padre e mio nonno aveva perso la speranza di farmi calmare. Sapeva che ci sarebbe riuscito solo una volta che avrei scoperto la verità.

Così, mi aveva aiutata a prenotare il primo volo disponibile per Manchester e, nel frattempo, avevo appreso da Daniel dove si trovava Ryker in quell'istante.

Incredibilmente, i suoi genitori erano riusciti a scappare prima che il fuoco si espandesse per l'intera casa, ostruendo le vie d'uscita.
Eppure, lui era rimasto dentro.

Perché mai avrebbe dovuto farlo?

Sganciai la cintura, pronta per uscire dalla macchina.

«Hank mi ha detto che è in sala d'attesa, non è l'orario delle visite...», m'informò mio padre, che era in continuo contatto con il suo collega di lavoro.

Tuttavia, ero troppo con la mente altrove per starlo a sentire. Perciò, feci di testa mia e aprii lo sportello, uscendo fuori.

L'aria era più calda rispetto a quella che proveniva dal condizionatore in macchina.

Si notava che Maggio era alle porte.

Una lieve folata di vento mi fece andare una ciocca di capelli sulle labbra, ma non la spostai. M'incamminai verso l'interno dell'ospedale, con mio padre dietro che mi seguiva.

Non fiatava, era consapevole che sarebbe stato inutile protestare.

Lui non mi voleva lì.

Pensava che avrei commesso un enorme sbaglio e che la mia visita a Ryker non avrebbe fatto altro che alimentare il legame che si era instaurato tra di noi.

Tutto ciò che Daniel Stoker odiava.

Arrivammo alla reception, in cui c'era una donna in uniforme blu notte, che annotava qualcosa al computer, con lo sguardo basso.

L'odore chimico di qualche detersivo m'investì, facendomi solletico al naso.

Scacciai subito il prurito e, con il cuore che batteva forte, mi rivolsi all'infermiera.

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