25. Chi sei davvero?

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"Sono bloccata nella mia mente,
in una stanza senza porte."
Eileen Stoker

Mi risvegliai infreddolita dalla brezza mattutina, che si scontrava contro la mia pelle facendola accapponare.

Una massa tiepida era immobile sul mio ventre, la mia mano.

L'altra l'avevo all'altezza della guancia rossa dalla temperatura bassa.

La punta del naso mi faceva così male che i miei occhi iniziarono a lacrimare per qualche istante.

Tremavo come un pulcino spennato, anch'io ero nuda in quel momento e il freddo aveva libero accesso alla mia pelle.

Il mio busto era coperto solo da una mera felpa più grande della mia, che giaceva accanto a me.

Questa che nascondeva il mio corpo era di un rosso amaranto, simile alla porpora.

La notte scorsa si mimetizzò con il buio e non riuscii a capire in dettaglio il colore.

La scostai e con una leggera folata di vento, che mi fece rabbrividire, sentii il suo odore.

Questa felpa era la sua.

Eppure, non ricordavo che mi fossi coperta con alcun indumento.

Dunque, giunsi alla conclusione che me l'avesse messa lui, per salvarmi dal gelo.

Sorrisi come una stupida e sentii il mio cuore sciogliersi, portai la felpa al petto e l'abbracciai con tutte le mie forze.

Come si faceva a essere arrabbiati e felici con una persona allo stesso tempo?

Avrebbe potuto rimanere con me anziché andare via come un codardo, lo avrei preferito.

Temevo spesso che si rivelasse un coglione come tutti sostenevano.

Ma poi, quando mi toccava, ecco che ogni timore svaniva.

Lo pensavo in continuazione, oramai sarebbe stato inutile non ammetterlo, ma ero estremamente confusa per via del suo comportamento.

Non sapevo che passi fare, quale piede mettere prima avanti con lui. Cosa dire o come esprimermi.

Era maledettamente bipolare, a volte!

Atterrai per terra dopo un lungo viaggio sulle nuvole, in cui ero al settimo cielo.

Davanti a me scorsi il Sole che stava crescendo sempre di più su tutti i tetti delle case, lasciando un alone di colori caldi.

Era mattina e sarei dovuta andare a scuola.

Presi la mia felpa e anche quella di Ryker.

Dopo aver racimolato il resto delle mie cose scesi giù dal piccolo spazietto che vi era sulle tegole di casa mia e, dalla finestra, entrai in camera mia.

Avevo dimenticato l'abat-jour accesa.

Accanto vi era la mia sveglia che fortunatamente non funzionava.

Produceva un suono assordante, che mi faceva alzare di soprassalto quasi tutte le mattine, tuttavia, da qualche giorno aveva smesso di farlo.

Avrei dovuto portarla ad aggiustare, nel frattempo avrei usato l'iPhone.

A proposito di questo, lo lanciai sulla coperta del letto e corsi verso l'armadio per prendere i vestiti.

Il petto mi bruciava ancora.

Non avevo avuto occasione di osservarlo dopo che Ryker l'aveva toccato, ma ero consapevole che avrei trovato almeno una macchia violacea, frutto della sua bocca.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora