9. Solitudine

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Chloe

"E poi succede che in primavera
fioriscono sempre meno fiori e
in autunno cadono più foglie."
Alysa Ley


Stare da soli era così maledettamente noioso.

La solitudine era l'unica cosa che odiavo, che, nonostante gli sforzi, mi trovava sempre, in ogni luogo in cui andavo.

Però, non la odiavo perché noiosa, ma poiché mi faceva sentire bene.

Non ero timida, introversa o taciturna. Passavo il tempo a leggere fumetti e a gironzolare per le strade e le vetrine di Manchester.

A quanto pare, non stavo mai sola, mai rintanata in un angolo della mia stanza. Tuttavia, lo ero.

La solitudine mi aveva accompagnata sin da quando ero nata, come se fossi destinata a lei. Mi aveva preso la mano quando non sapevo camminare, mi aveva abbracciata quando avevo bisogno di una migliore amica e mi aveva fatto da partner invisibile per sostituire il vuoto mai occupato dalle mie primissime cotte.

Stavo bene con lei, eppure, provavo rabbia.

Era un veleno che, pian piano, mi stava anestetizzando. Goccia dopo goccia, più forte del Valium, stava rendendo la mia mente dipendente a quella sensazione di essere estraneo a tutto.

Ero spettatrice della mia vita stessa, che andava avanti senza poter fermarla. Io ero lì, così come non c'ero.

Che importanza aveva?

Nessuno si accorgeva di me, nonché facessi ogni giorno il resoconto di quanti mi salutassero, alla fine non mi importava.

Ma io ero sempre Chloe Darling.

Chloe Darling, la ragazza sorridente.

Chloe Darling, la ragazza spiritosa.

Chloe Darling, quella stramba e felice.

Non ero felice, i miei sorrisi prendevano in giro la gente.

Mentivo sorridendo nello stesso modo in cui rispondevo ai miei genitori quando mi chiedevano se per me andasse bene che, ancora per una volta, loro non ci fossero per il weekend.

Poi il weekend è diventato una settimana, una settimana si è trasformata in due mesi e, senza che me ne accorgessi, ora stavo sola anche per sei mesi.

Era il lavoro... giusto.

Intanto, però, ero cresciuta insieme a me stessa.

E, un giorno, nella mia vita si era aggiunta anche la mia zietta, dalle guance paffute e i modi di fare poco convenzionali.

Ero sempre io.

Solo io.

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1

2 anni prima...

Era una giornata perfetta per una gita al luna park, il cielo azzurro senza una nuvola e il sole caldo che prometteva divertimento e avventura. I miei genitori ed io eravamo partiti di buon'ora, il che significava che avevamo l'intero giorno davanti a noi per esplorare ogni angolo del parco. E, quando saltai giù dall'auto, arrivati, annusai l'aria che era impregnata dell'odore dolce dello zucchero filato e delle frittelle appena fatte, e tutto sembrava magico.

Feci fretta ai miei genitori per dirigerci subito alle prime giostre e a metterci in fila, poiché a quell'ora stava iniziando ad arrivare la prima gente e non potevamo farci sfuggire i primi biglietti.

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