3. Uno scorcio di noi

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"La speranza è vana, ma può diventare concreta.
Allora, crederci, sarebbe la migliore scelta che si possa fare."
Alysa Ley

Era un pomeriggio notevolmente soleggiato, quando io e Chloe decidemmo di passarlo in biblioteca, fra corridoi pieni di libri e librerie impolverate.

A dir la verità, avremmo voluto sfruttare quel tempo libero al parco o in qualche altro luogo all'aperto, spensieratamente, però, il giorno prima ci era stata assegnata una ricerca di storia e volevamo iniziarla subito.

Scelsi io di svolgere il compito in biblioteca, poiché amavo l'ambiente tranquillo e silenzioso che offriva.

Ero solita distrarmi con le sciocchezze, quindi credevo che casa mia o casa di Chloe non fossero posti adatti.

«Molto probabilmente passeremo ore qui dentro, hai idea quanto ci vorrà ad analizzare tre tomi di storia su Maria II Stuart?» Mi chiese Chloe già annoiata.

Effettivamente ci sarebbe voluto un po', forse tutto il pomeriggio, ma non mi andava di fare una ricerca copiata da internet.

Era fine anno e lo volevo chiudere bene.

«Prima iniziamo e prima finiamo, non sarà una tragedia. Impareremo sicuramente cose nuove», dissi per incoraggiare entrambe.

Anche a me scocciava un po', tuttavia, mi piaceva apprendere e, specialmente, quella materia.

«Non smetterò mai di preferire Wikipedia a... questo.», Chloe sbuffò, prendendo dei fogli e facendoli ricadere sul tavolo.

Poi, chinò la testa fino ad appoggiarla sui libri.

«Dopo andiamo a comprare un gelato, che ne dici?» Le proposi, giusto per invogliarla a studiare.

Il gelato sarebbe stato una ricompensa per il lavoro e la fatica fatta.

«Sì! Sì! Sì! Non mangio un gelato dall'estate scorsa, quando erano tornati i miei genitori da uno dei loro viaggi di lavoro» esordì, rialzandosi. Il suo sorriso mise in risalto il naso all'insù e i suoi piccoli occhi ambrati.

Dopo non tanto, ci mettemmo all'opera.

Avevamo già raccolto sei libri, quelli che ci erano stati consigliati dalla stessa insegnante, e ce li eravamo divisi per fare più in fretta.

Non c'era molta gente, potei concentrarmi bene e in circa due ore tutte e due avevamo finito quasi due tomi.

Nel mentre, avevo scritto qualche appunto al computer, finché non venni richiamata da Chloe.

«C'è un altro libro dentro questo volume. È piccolo, sembra un diario o un'agenda» esclamò, mostrandomi un quaderno in cuoio, piuttosto datato.

Era tenuto da una cinghia del medesimo materiale della copertina.

Riccioli D'oro l'aprì immediatamente.

«Che c'è scritto?» Domandai piano, ancora più curiosa.

Lei studiava la prima pagina con attenzione, solo dopo alzò un sopracciglio e mi guardò.

«Non è di Maria Stuart, altrimenti starebbe in un museo...» rifletté, osservando ancora l'oggetto tra le mani.

«La prima pagina è bianca tranne che per qualche macchia e un nome: Cecil.» Gridò eccitata, ma le ricordai di non urlare per il luogo in cui eravamo.

Inoltre, non sapevamo nulla di quel diario e potevamo ritrovarci Cecil proprio vicino.

Magari, adesso, era un'anziana signora.

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