12. Tutto ha un prezzo

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"I legami sono sofferenza."
Ryker Gray

Non erano passati neanche cinque minuti da quando avevo salutato la signora Turner che mi ero messa in marcia verso il posto indicatomi da Chloe.

Le zeppe emettevano un ticchettio frequente sul marciapiede mentre mi destreggiavo a schivare la gente e a non urtarla con il cellulare in mano.

Tenevo stretta la borsa in modo tale che non mi cadesse o potessero rubarmela tra il caos cittadino della sera.

Il percorso tracciato sul display mi indicava che in mezz'ora, massimo, sarei arrivata a destinazione; ciò che purtroppo non avrei potuto evitare, però, era il buio che stava inghiottendo Manchester con il passare dei secondi.

Invocai la fortuna, quella sera, per non incontrare nessun malintenzionato e, specialmente, l'uomo mascherato che mi aveva rapita.

Mi reputai salva nel momento in cui perlustrai lo schermo del cellulare per scoprire che il punto indicato era davanti a me e sollevai gli occhi per accertarmene.

L'insegna era ovale, posta in alto, su un cornicione bianco laccato che sorreggeva un'intera palazzina.

La scritta al neon fucsia "Sky Bar" lampeggiante era il primo particolare che si notava, seguito dal via vai di clientela che entrava e usciva e alla bolgia che vi era all'interno, notabile sin da fuori grazie alle vetrine brillanti.

Ebbi paura che Chloe mi avesse invitata a un'altra festa, anche se sarebbe stato un luogo scomodo per parlare. Non avevo gli abiti adatti e non ero neanche in vena di starmene in posti affollati.

Non era un lounge bar squallido come il Vronx, in cui bisognava dubitare se lavassero perfino i tavoli e i bicchieri. Quel che avevano di diverso e che riuscii a ravvisare, una volta dentro, era l'età della gente più alta della mia.

Ero ancora in una fascia d'età in cui mi sentivo un'adulta, ma avevo pur sempre diciotto anni, per cui i miei arti si bloccarono quando mi accorsi che dovevo essere l'unica ragazza lì dentro. Poi, c'erano uomini con barbe folte e altri con pizzetti ben curati al bancone, che gustavano la propria birra alla spina in compagnia di qualche donna alta, prosperosa e stretta in abiti succinti e stringati.

Esisteva un enorme abisso tra me e loro, tra la fanciullezza che traspareva dal mio aspetto e la femminilità seducente, quasi pericolosa, che mettevano loro in mostra con nonchalance.

Mi feci coraggio e strinsi la mia borsa speranzosa di individuare la testa di Chloe seduta in qualche tavolo. Dopo, mi accorsi che non era ancora arrivata e, allora, presi posto da sola, ignorando gli sguardi languidi di uomini fin troppo depravati da non farsi scrupoli sulla mia tenera età.

Perché mi aveva dato appuntamento lì?

Io e Chloe amavamo le tavole calde farcite di dolci e avvolte da silenzio, con sedie confortevoli per poter chiacchierare inosservate, non di certo con l'olezzo di sigaro e alcol che alleggiava nell'aria.

Mi torturai l'interno della guancia in sua attesa, mandando via perfino il cameriere senza nessun ordine perché avevo lo stomaco chiuso.

Non sarebbe passata.

Fui sul punto di mandare un messaggio a Ryker per farmi venire a prendere, avevo già la nostra chat aperta e la tastiera attiva. Tuttavia, le diedi un'ultima opportunità e alzai lo sguardo.

Ispezionai le persone che vi erano davanti l'ingresso e, infine, venni catturata da degli occhi marroni che mi mandarono in subbuglio.

Il ragazzo che conoscevo fin troppo bene fece la sua entrata e con passo felino e ampio, mi raggiunse.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora