2. Legame oltre il sangue

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"Perché io e lui indossavamo
la stessa maschera,
ma con differenti cicatrici sotto."
Alexander Dallas

Da quando avevo lasciato quella stanza numero 10 non avevo fatto altro che pensare a Ryker e a quello che gli era accaduto.

La sua immagine ferita non se ne andava dalla mia testa, in nessun modo.

A volte mi ero chiesta cosa sarebbe successo se fossi rimasta a Manchester quella sera, ma, probabilmente, non sarebbe cambiato nulla.

Aveva ragione Ryker, non c'entravo nulla con i The Masked.

Loro erano un mondo troppo lontano dal mio. Il mio vicino, invece, si trovava in mezzo a quei due universi paralleli, bloccato.

Tuttavia, la mia collaborazione con i ragazzi avrebbe potuto dare dei vantaggi proprio per questo.

Nessuno mi conosceva nei luoghi in cui potevano essere i membri di quel clan. Nessuno sapeva che frequentassi Ryker.

Mi sarebbe servito, quella sera, per aggirarmi nel covo di Anthony.

Un asso nella manica, nient'altro.

Al piano avrebbe pensato Alex, e ciò mi spaventava. Eppure, dovevamo tentare.

Percepii la testa scivolare verso in avanti e il mio braccio cadere, aprii gli occhi risvegliata dal rumore del motore che si era attenuato.

Ero in macchina con mio padre e stavamo tornando a casa dopo aver passato una notte intera fuori.

Mi rimisi seduta sul sedile e guardai fuori, analizzando il paesaggio che mi si mostrava davanti.

Prima di chiudere gli occhi, ricordavo che c'erano, davanti a me, soltanto miglia di cemento infinite e, al mio fianco, il guardrail che segnalava i confini.

Adesso non ci trovavamo più lì, avevo dormito per molto.

Daniel era uscito dalla superstrada e aveva imboccato un'altra via, fino ad arrivare al lungo viale in cui era posta la nostra casa.

Erano passati all'incirca due giorni da quando avevo lasciato tutto quello e avevo preso il volo per Belfast, tuttavia, sembrava che non me ne fossi mai andata.

Studiai l'intero vicinato mano a mano che l'auto proseguiva e, d'un tratto, notai uno spazio ampio, che una volta era riempito da una villa maestosa.

Ancora, lì vicino, vi erano parcheggiati dei furgoni dei pompieri e due macchine della polizia per esaminare il luogo.

Mi sporsi per vedere meglio e slacciai la cintura. Tutto quello che un tempo era la dimora dei Gray, ora era solamente un tumulo di cenere e macerie.

Stetti a bocca aperta per un po' con il fiato affannoso, incapace di riprendermi dallo shock di quella scena mai vista prima di quel momento.

Quando seppi la notizia, non ero abbastanza lucida per pensare ad altro che non fosse Ryker. Per cui, solo in quel minuto, fui davvero davanti alla realtà.

Tuttavia, non mi fece cambiare idea su quello che stavo andar per fare quella sera.

E vi pensai su per tutto il tragitto rimasto, finché non arrivammo a destinazione e dovemmo scendere.

Aprii lo sportello e uscii dalla macchina prima di mio padre, andando a prendere la mia valigia frettolosamente.

Non aveva detto nulla per tutto il tempo, ciò era il segnale che fosse turbato di qualcosa. Sicuramente per la mia reazione impulsiva in ospedale.

Presi la mia valigia e mio padre chiuse il cofano, successivamente, la Volvo.

Il suo volto non era impassibile, l'unica traccia di emozioni era data dalle sopracciglia tese.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora