9. Segreti alla luce

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"Molte cose si celano in ogni
azione e parola detta."
Alysa Ley

Erano passati due giorni da quando c'era stata quella rissa a scuola.

La gente non aveva dimenticato quello che era successo, anche se evitavano di parlarne apertamente.

Fu scoperto il nome del povero malcapitato: Oliver Smith. Adesso si trovava ricoverato in ospedale, era entrato in coma.

Ryker, invece, era stato sospeso per il resto della settimana.

Inoltre, girava voce che gli avessero dato un divieto di avvicinamento alla vittima e, se avesse trasgredito la regola, avrebbe avuto altri problemi legali.

Li avrebbe avuti comunque, se il ragazzino fosse morto.

Ecco perché in quei giorni a scuola non si parlava di altro.

A quanto scoperto, Ryker era il più grande di tutti qui dentro e non aveva una bella fama.

Anche in precedenza aveva fatto casini, ma non così gravi. Solo che il motivo non sembrasse volerlo dire nessuno.

Probabilmente perché neanche si sapeva.

Lui era così, bello e dannato.

Dai nostri primi incontri sembrava essere un ragazzo solo e schivo, niente di più.

Ma dal momento in cui l'avevo visto irato come una bestia feroce, non ero più tanto sicura di chi fosse veramente.

D'altronde, ognuno di noi aveva una parte oscura. Custodita gelosamente per paura di essere svelata al mondo. Io, ancora, non ero a conoscenza della mia.

Ad ogni modo, Ryker aveva smesso di uscire.

Si rinchiuse in camera sua, lo dedussi dal fatto che non lo vidi più sgattaiolare via per la finestra.

Tuttavia, capitò a volte, che lui si accorgesse di me.

Ci guardavamo a vicenda, sorpresi l'uno dell'altro.

Eppure, lui faceva di tutto per non farlo accadere.

Stamani, mi chiuse anche le tende in faccia. Io rimasi ferma a contemplarle sbattendo gli occhi, intontita dal suo gesto. Forse era infastidito da me e dal mio comportamento invasivo.

Ero distesa sul mio letto a pancia in su. Le mani sul mio ventre lo tenevano caldo mentre fissavo la finestra sottosopra.

Le gocce d'acqua picchiavano il vetro e producevano un suono gradevole per le mie orecchie.

Canticchiavo una melodia che non conoscevo nemmeno io, l'avevo inventata sul momento.

I miei occhi si spostarono sulla mia libreria, piena di libri vecchi. Storie lette e storie che ancora dovevano essere conosciute.

Favole con un lieto fine e favole senza.

Quel mobile di legno ne conservava molti di racconti.

Non li avevo toccati dall'ultima volta che ero stata qui, molto tempo fa. Erano impolverati e vecchi, eppure, li avrei riletti milioni di volte.

Avrei sfogliato quelle pagine un'altra volta ancora, come facevo da bambina.

Con tutta l'innocenza e la semplicità.

Con quel sorriso che mostrava i miei bianchi denti da latte e con quelle manine affusolate.

Ma quella bambina era cresciuta e non esisteva più.

Il mondo per lei era cambiato.

L'avevano trascinata sul fondale marino, legata a un macigno troppo grande per risalire a galla. Ed era sola.

The Love In Your EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora