21. Se mi ami, non lasciarmi

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Consiglio la lettura di questo capitolo con la canzone "Unsteady" di X Ambassadors. La trovate già nella playlist di TLIYE su Spotify

"Non può piovere
per tutta la vita."
Gabriel Garcìa Màrquez

6 anni prima...

Stavo ripassando i contorni di una piccola figura, sotto i miei occhietti contornati da folte e scure ciglia, con del nero carbone. Dopodiché, presi il pennarello rosa e riempii con quel colore gli spazi bianchi che rimanevano.

Stavo facendo tutto di fretta, ma fui attenta a non scarabocchiare.

Mi doleva la mano, ma sopportai le dita indolenzite e proseguii a colorare il disegno che avevo fatto per mio padre.

Mi trovavo in soggiorno, seduta al tavolo da pranzo, tra mobili retrò e vetrine con dentro cianfrusaglie di vetro.

Avevo appena terminato i compiti e deciso che avrei realizzato qualcosa da poter regalare a papà, poiché lui, ieri, mi aveva accompagnata a pattinare, e io volevo ringraziarlo in quel modo.

Lo preferivo, a dire il vero.

Un "grazie" per me era sempre stato troppo pesante e faticoso da pronunciare, lo dicevo solo per educazione.

In genere, ogni volta che i miei genitori mi regalavano qualcosa, li abbracciavo per ricambiare.

Alzai il foglio, soddisfatta, verso la luce che proveniva dalla finestra davanti a me. La mia guancia destra si riempì e fremetti di gioia.

Mi alzai dalla sedia e corsi di sopra, verso l'ufficio di mio padre, dove sapevo che stesse lavorando.

Attraversai il corridoio, oltrepassai perfino la camera dei miei, con mia madre a letto che stava riposando, e bussai all'unica porta in legno chiusa.

Non aspettai che mi rispondesse, neanche feci attenzione a ciò. Girai il pomello, aprii la porta ed entrai, euforica più che mai.

«Papà!» Esclamai, avendolo scorto alla sua scrivania, rivolto con gli occhi verso lo schermo del suo computer e con una mano sotto il mento.

Il suo sguardo era piuttosto concentrato, ma s'ammorbidì quando mi vide.

«Ho una sorpresa per te!» Gli riferii, mentre avanzavo e tenevo il disegno dietro la schiena.

Poteva essere giudicata come una sciocchezza e una bambinata dato che ormai avevo undici anni, eppure, avevo sempre reputato speciali le cose semplici.

«Dimmi, tesoro», lasciò ciò in cui era impegnato e s'allontanò un po' con la sedia dalla scrivania, ora interessato a me.

Colsi l'occasione per sedermi sulle sue gambe, fasciate dai soliti pantaloni eleganti e stirati, che lasciava stropicciare solo a me quando mi mettevo in braccio a lui.

«Tieni, l'ho fatto per te.», gli porsi il disegno e feci oscillare le gambe per la contentezza.

In realtà, in quel momento si stava raggranellando anche un po' di ansia nel mio stomaco, allora cominciai ad analizzare il suo volto per capire cosa ne pensava.

Su quel foglio c'eravamo ritratti noi, mano nella mano, sulla pista di pattinaggio. Lui che mi teneva stretta mentre facevo fatica a mantenere rigide le gambe per non cadere.

«È stupendo, lo appenderò nel mio studio, al lavoro. Grazie, Stellina.» I suoi occhi celesti si illuminarono e premette la punta del mio naso prima di lasciarmi un bacio sulla fronte.

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