Lezioni di vita

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Soobin ritirò la propria valigia dal nastro trasportatore, mantenendo lo sguardo fisso su Yeonjun.

Per tutta la durata del volo il ragazzo era stato silenzioso, immobile sul sedile con gli occhi chiusi. Soobin era certo che non stesse dormendo, ma che al contrario si stesse incolpando per il loro fallimento. Aveva decisamente bisogno di distrarsi un po'.

"Ehi, Yeonjun- esordì, avvicinandolo- dato che siamo atterrati in Corea prima del previsto e abbiamo di conseguenza il resto della giornata libera per riposarci, che ne dici questa sera di uscire con gli altri del gruppo? Potrebbe farci bene rilassarci con loro". Soobin aveva avanzato quella proposta con le migliori delle intenzioni, abbozzando persino un timido sorriso. Tuttavia, comprese immediatamente come la sua idea fosse stata una delle peggiori mai ipotizzate in vita sua.

Yeonjun, infatti, si voltò verso di lui con uno scatto, mentre negli occhi lampeggiavano riflessi di rabbia. "Mi pare evidente che per te la MiniMini Enterprise sia solo misero lavoro- lo accusò apertamente- mentre per me rappresenta la mia vita, la mia ambizione personale. Prenditi pure questo tempo per riprenderti dalla trasferta, se senti di averne bisogno. Mi dedicherò al lavoro anche per colmare la tua scarsa dedizione". Soobin sbuffò, stanco del comportamento testardo dell'altro ragazzo. "Sai bene che non stavo intendendo questo e sì, anche tu avresti bisogno di staccare un po' in realtà" ribatté, piccato. Yeonjun gli rifilò un'occhiata di fuoco, prima di allontanarsi senza nemmeno degnarsi di rispondere.

Fermò velocemente un taxi, salendovi a bordo e dandogli l'indirizzo della sua agenzia. Sprofondò nel sedile, deglutendo in continuazione sperando di riuscire a trattenere le lacrime. Fu solo quando si ritrovò nell'ufficio di Jimin, che si permise di scoppiare.

Yeonjun era entrato come una furia nella stanza dove il fratello trascorreva le sue giornate lavorative, facendo sobbalzare leggermente Jimin. "Cosa ci fai qui, non dovresti essere ancora a Tokyo?" obiettò il ragazzo, corrugando la fronte. Yeonjun appoggiò la valigia in un angolo, sbattendo le palpebre per mandare indietro le lacrime. "È stato un terribile disastro" mormorò, la voce che si incrinava. "Jun" sussurrò Jimin, comprendendo come la situazione fosse difficile per il fratello. Si alzò dalla sedia, aggirando la scrivania e raggiungendo Yeonjun.

Appoggiò le mani sulle sue braccia, cercando di guardarlo negli occhi. "Cos'è accaduto per farti reagire in questo modo?" domandò, con voce dolce. "Abbiamo fallito- pianse finalmente Yeonjun, ferito nell'orgoglio- mi dispiace terribilmente di aver tradito la vostra fiducia, non hanno scelto il nostro progetto". Prima che Jimin potesse rispondere, Yoongi si affacciò alla porta dell'ufficio. "Che sta succedendo?" domandò, vedendo silenziose lacrime percorrere le guance di Yeonjun.

"Scusami, Yoongi- disse il ballerino- non sono stato capace di mantenere alto il nome della MiniMini Enterprise. La collaborazione l'ha vinta un'altra agenzia". "Sì, questo lo sappiamo già- replicò il produttore musicale, corrucciando la fronte- ce lo ha comunicato Soobin qualche ora fa. Ma la vera domanda è perché stai piangendo".

Yeonjun sentì le lacrime seccarsi improvvisamente sulle sue guance. Sbatté le palpebre perplesso. "Beh, perché ho fallito e sono dispiaciuto- spiegò- ero così fiero del nostro lavoro e mi ero illuso che avremmo vinto, portando lustro e onore a tutta l'agenzia". Jimin gli sorrise teneramente, accarezzandogli un braccio. "Yeonjun, la vostra trasferta a Tokyo serviva anche a questo, a farti capire che non sempre si riesce a trionfare nella vita, che sia professionale o personale. Dovevamo porti davanti a delle delusioni per farti crescere. Credi che io e Yoongi non abbiamo mai perso qualche accordo importante? Soprattutto all'inizio non è mai facile, ma è provando in continuazione che ti crei esperienza utile". Yoongi sorrise a Yeonjun, che non si era mai sentito così circondato di affetto come in quel momento. Durante tutto il volo aereo aveva pensato alle parole giuste per scusarsi con il fratello e il suo fidanzato, ma non appena aveva visto il volto di Jimin era crollato. Si sentiva immensamente sollevato a sentire che loro non erano arrabbiati o delusi da lui.

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