CAPITOLO 60

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ALLIE'S POV
Il mio stomaco è in subbuglio e gorgoglia fastidiosamente quando mia madre mi piazza davanti il pranzo. Non so perché il mio corpo respinge in questo modo il cibo, ma dopo tutto sta respingendo ogni cosa in questo ultimo periodo. Non voglio davvero permettermi di dormire in questo momento e credo sia un effetto collaterale di questo, masticherò un pezzo di carne e poi dovrò trovare il modo di distrarmi.
Gabe è seduto di fronte a me, il pollo in bocca e la forchetta in mano. Nessuno parla e dopo il mio risveglio brusco, sembra che sia lui che mia madre facciano troppa attenzione a non dire o fare la cosa sbagliata.
Odio questa situazione, semplicemente odio starmene zitta in una tavolata di tre persone dove l'unico rumore che si sente è il rumore delle forchette sul piatto.
"credi di stare meglio?" Gabe parla, finalmente e anche se speravo che la conversazione potesse non riguardare il mio stato fisico e mentale in questo momento, sono comunque più o meno sollevata di poter dire mezza parola.
"immagino di si" annuisco infilzano la carne "va tutto bene" cerco di convincere loro come cerco di convincere me stessa mentre mastico lentamente. Il fatto è che, per due mesi sono stata abituata ad orbitare intorno ad Harry e ad i suoi continui sbalzi d'umore, sono stata abituata ad il suo temperamento instabile e a cercare in tutti i modi di renderlo meno ombroso e arrabbiato con le persone. sono stata abituata a lui ed ora che non c'è, non voglio abituarmi a qualcos'altro.
"devi dormire Allison" mi rimprovera severamente mia madre. Alza gli occhi grigi ben truccati sui miei e posso percepire tutta la cicatrice emotiva dentro di lei, una cicatrice che mai si permetterà di riaprire.
"ho detto che sto bene, mamma" rispondo, forse troppo a tono perché le sue labbra vengono tirate in una linea dura e inarca fastidiosamente un sopracciglio.
"non sembra affatto" ammicca, con aria di sufficienza "ti vedi? Sei sfatta e totalmente assente. Riprenditi figlia mia" dice in modo drammatico facendo muovere la forchetta nell'aria.
Riprendermi? Non devo riprendermi da un bel niente, devo solo aspettare e darmi il tempo che mi è stato privato in questi mesi.
"ho solo bisogno di un po' di tranquillità" le rispondo.
Mia madre sbuffa e alza gli occhi al cielo, non ho davvero le forze per dover sopportare anche lei qui e non voglio dover costringere me stessa a correre da una parte all'altra per sua necessità. Devo calmarmi e raccogliere ogni pezzo, fino a quando non mi riassesterò.
"cosa vuoi fare oggi? Voglio dire, uscire e magari fare un giro o semplicemente rilassarti?" mi chiede Gabe mentre giriamo tra i canali della tv in cerca di qualche cosa stucchevole per le nostre menti.
"non so davvero" dico, lanciando una rapida occhiata allo schermo del mio cellulare che si illumina sul bracciolo del divano. Harry mi ha chiamato tre volte da quanto sono arrivata qui e mi ha lasciato innumerevoli messaggi nella segreteria, non ne ho ascoltato nessuno. So che se anche solo sentissi la sua voce mi verrebbe voglia di chiamarlo e non posso, non posso.
"forse un giro mi farebbe bene" rifletto aspettando che il display si spenga e con esso si accenda una nuova notifica di messaggio.
"dove ti va di andare?" Gabe mi sorride dolcemente e mi mordo l'interno guancia quando capisco che la sua aspettativa è quella di accompagnarmi mentre vorrei davvero, davvero andare da sola.
"vorrei... io.." incalzo, non voglio ferire i suoi sentimenti, non voglio fargli credere che non ho bisogno di lui "pensavo di andare da sola, sai, ho bisogno di schiarirmi le idee su alcune cose"
Lo guardo sperando che non ce l'abbia troppo con me e cercando di ingoiare i sensi di colpa per avergli praticamente appena sbattuto in faccia che non lo voglio.
"sicura? Cioè, se è ciò che vuoi e ciò di cui ho bisogno non farò nulla per impedirtelo ma vorrei assicurarmi che tu stia bene prima"
"sto bene, davvero" sono stanca di questa domanda, no non sto bene, non del tutto, ed è per questo che ho bisogno di stare il più lontano possibile da ciò che comprende Harry.
"allora okay" mi sorride e io mi alzo dal divano prendendo il telefono e andando verso la porta, prendo le chiavi dell'auto di mia madre dal tavolino e afferro la giacca dall'appendiabiti, dopo aver allacciato la cerniera, spengo il cellulare e lo riappoggio sul tavolo. Non ho nessuna intenzione di portarlo e non voglio esserne tentata. Devo togliermi Harry dalla testa.
In realtà non so dove andrò, ho sempre voluto andare sulla costa e in una piccola baia a qualche ora da qui. potrei farlo, non c'è nessuno che possa impdirmelo.
HARRY'S POV
Sono passate ore, troppe fottutissime ore da quando Allie se n'è andata. L'ho chiamata almeno cinque volte, le ho lasciato almeno venti messaggi ma ogni volta l'unica voce che rispondeva al dannato telefono era quella stupida merda di signora elettronica.
Sono un contro senso, lo so, le ho praticamente sbattuto in faccia che non voglio avere una storia con lei o una sorta di legame o qualsiasi altra merdata varia e ora sembro un fottuto psicopatico mentre accelero per arrivare al campus.
Non so perché ma sento che qualcosa non va, è come se sentissi che qualcosa mi sia sfuggito, di certo non è una bella sensazione ma sono quasi certo che non troverò Allie in quella dannata stanza.
Parcheggio l'auto sulle strisce per i disabili e scendo velocemente percorrendo ad una velocità assurda il giardino e anche il dormitorio, ovviamente dovevano darle la stanza più lontana.
Non mi fermo neanche a bussare quando mi ritrovo davanti alla sua porta ed entro senza chiedermi se è la cosa giusta o meno. Non ho mai fatto la cosa giusta, perché dovrei iniziare a preoccuparmene adesso?
"Allie?" la chiamo, quasi speranzoso di vederla uscire dall'altra stanza con le pantofole e quell'orrendo pigiama con le paperelle che ha usato l'unica volta che ho passato la notte qui.
"Allie" dico di nuovo, facendo qualche passo e studiando la piccola stanza. Sono sollevato di vedere i suoi libri sul tavolo e qualche sua cianfrusaglia in giro. Quando sento un rumore dalla camera da letto, la maniglia è tra le mie mani in un secondo e apro velocemente la porta.
"al-"
"Harry?"
Mi volto velocemente quando sento la voce di Katie dietro di me. cazzo.
"che ci fai qui?" mi chiede confusa, credo sia una delle poche volte in qui vedo questa ragazza senza trucco e devo dire che se non si mettesse ogni volta quintalate di roba in faccia, sarebbe molto più bella.
Nulla in confronto alla bellezza di Allie senza trucco ma sarebbe okay.
"dov'è Allie?" le chiedo, avanzando verso il letto di Allie e alzando il cuscino. Quello schifo di pigiama con le paperelle non c'è e sono quasi certo di averglielo visto mettere dentro la borsa per venire da me questa mattina. Questo significa che non è tornata qui, o che se lo ha fatto se n'è andata di nuovo.
"dov'è?!" alzo la voce mentre mi faccio mille complessi mentali su quello che potrebbe esserle successo.
E se avesse fatto un incidente? O qualcuno le avesse fatto del male? Magari non ha visto un semaforo rosso, guidava? Lei non ha nemmeno una dannata auto. Cazzo.
"Katie!" sto fottutamente urlando mentre passo a randello l'armadio, i suoi vestiti non ci sono.
"calmati cazzo" mi dice Katie.
"non mi calmerò fino a quando non saprò dove cazzo è" scatto.
"so dov'è andata, ma non te lo dirò fino a quando non metterai giù le mie cose e ti darai una regolata" Katie sbuffa tirandomi via di mano una maglietta, non mi ero neanche reso conto di averla presa.
Le lancio un occhiataccia e mi siedo sul letto di Allie, mentre la mia mente annaspa e mi ritrovo preoccupato per una ragazza che è scappata per colpa mia, che è scappata via da me.
"farai meglio a dirmelo, adesso." Ringhio
"è andata fuori città"
"che cazzo?" saetto in piedi. I muscoli tirati e sento il sangue scoppiarmi sotto pelle. Non mi ero mai sentito così, mai. Ogni volta che Allie se n'è andava, o io me ne andavo, non me ne fregava un cazzo. Non mi interessava come mi interessa dopo ieri notte, dove le ho praticamente detto che non sono un fottuto niente senza di lei, dove mi ha concesso quella pace che solo lei è in grado di darmi. Non ho mai avuto la sensazione, la consapevolezza che fosse lontana da me.
"fuori città? Che significa? Che razza di gioco stai giocando?" mi avvicino verso Katie, con tutta l'aria di tirarle un pugno ma è una ragazza e non picchio le ragazze.
"non sto giocando a nessun gioco, è tutto ciò che mi ha detto"
"è stata qui? quando?" la disperazione nella mia voce.
"questa mattina" Katie mi guarda confusa e io abbasso lo sguardo cercando di metabolizzare.
Non ho la più pallida idea di dove può essere andata e non voglio nemmeno pensare con che mezzo l'abbia fatto. Non voglio pensarla in una dannata auto non sua in una superstrada in trafficata, non ha nemmeno mai guidato davvero e sono stato così stronzo da averla spinta a tutto ciò.
"cosa vuoi fare Harry?" Katie praticamente piagnucola quando afferro il pomello della porta.
"trovarla, cazzo" scatto ed esco dalla stanza.
Mentre scendo le scale a due a due, cerco di concentrarmi su dove sia potuta andare. Non può essere andata lontano, non può essere a più di due ore da qui, sarebbe un viaggio troppo lungo, penso ma poi mi rendo conto di averla stancata talmente tanto e talmente a lungo che nessuna unità di misura del tempo sarebbe troppa pur di allontanarsi da me.
La consapevolezza brucia quando raggiungo la mia auto ed entro in strada, guardo ogni strada e ogni fottuta cosa che possa farmi venire in mente come trovarla. Mi sembra di impazzire e questa merda mi sta facendo tremare le mani sul volante mentre accelerò, una vecchietta stronza mi lancia un occhiataccia dalle strisce pedonali mentre sfreccio nel disperato bisogno che mi venga in mente qualcosa.
Dopo cinque minuti di giri in tondo intorno alle rotonde e avanti e indietro per le vie più vicine al campus, mi si accende la fottuta lampadina. È così ovvio, non so come non ho potuto pensarci prima. Come anche solo non abbia pensato che poteva essere così.
Faccio immediatamente retromarcia e col cuore in gola e la dannata signora metallica che risuona nell'auto parlante, mi dirigo verso l'ultimo posto in cui vorrei andare.
ALLIE'S POV
La baia era più lontana di quanto mi aspettassi ma il viaggio in macchina non mi è pesato come avrebbe fatto se non mi ritrovassi in una continua fuga da me stessa, da Harry ed ogni cosa che circonda lui, me, noi e il nostro malato circolo vizioso. Sembra che Scappare sia diventato il mio nuovo passatempo preferito.
Parcheggio l'auto in un piccolo vialetto ghiaioso e circondato da qualche pianta, tira un po' di vento adesso, più di quando sono uscita di casa poco più di un ora fa ma è ciò che mi serve, essere distratta.
I miei piedi mi trascinano sulla ghiaia e i sassolini scricchiolano sotto le mie scarpe mentre cammino verso la scogliera. Ricordo di essere stata qui solo una volta nella mia vita, con mio padre, e il solo pensiero mi fa ritorcere lo stomaco. Il dolore che ho sentito quando ho capito che mio padre non era più mio padre, che lo avevo perso per colpa di uno stupido ago e qualche bottiglia, è stato incontenibile. Ero solo una bambina, una bambina di cinque anni che aspettava che il suo papà tornasse da lavoro per giocare insieme. Beh, questo mi è stato negato, mi è stata negata una figura maschile in casa e questo mi fa male. Probabilmente era più doloroso prima, quando ancora non me rendevo conto, ma anche se ora non mi importa più come una volta, il peso si sente. Si sentirà sempre.
Mi stringo nella giacca quando una folata di vento mi scompiglia i capelli dietro le spalle e raggiungo il sentiero per arrivare alla scogliera. L'odore di mare è intenso, le nuvole coprono ombrosamente il cielo e il sole dietro di esse nascosto, ma non mi manca. Non mi manca sentire i raggi riscaldarmi la pelle e non mi manca essere avvolta dalla luce, così mi va bene, una meravigliosa via di mezzo, come se fossi in equilibrio su un filo sottilissimo che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro. È così che mi sono sentita per due mesi ed è così che ho il piacere di accogliere questo clima instabile, come una cosa imprevedibile.
Guardo in alto, è in procinto di piovere, bene.
Quando raggiungo la scogliera, alcune persone sono a qualche metro da me, li vedo indaffarati a raccogliere tutte le proprie cose e a coprire ciò che potrebbe bagnarsi. Mi guardano quando mi avvicino alla fine delle rocce dall'altro lato rispetto a loro e mi siedo facendo penzolare le gambe.
Questo posto è uno degli ultimi posti in cui custodisco un ricordo con mio padre e uno dei primi a cui ho pensato quando ho conosciuto Harry, me lo ricorda terribilmente, soprattutto in giorni come questo. Vedo Harry nelle onde che si infrangono con cattiveria sulla chiglia e come con lo schianto trasportino e lascino una quantità enorme di schiuma. Quella schiuma sono io, e una parte di me è stata svuotata a tal punto da essere lasciata indietro, sulla sabbia, mentre l'altra, una quantità sicuramente superiore, è ancorata a quell'onda e si rigenera ogni volta che l'acqua la avvolge.
Harry mi ha lasciato dentro e fuori di lui, senza pudore mi ha divisa a metà e fa male rendersi conto che una parte di te stessa, non ti appartiene più.
Abbasso lo sguardo quando un enorme onda si schianta sulle rocce e mi spruzza sulle punte dei piedi, il bagnato è quasi in percepibile ma un brivido mi attraversa ugualmente quando l'acqua mi tocca. Mentre osservo i piccoli mulinelli d'acqua sotto di me, penso ad Harry. penso ad Harry e a come mi ha stracciato in questo modo, a come mi rende piccola, vulnerabile, fragile, paurosa ed insicura. Ma Harry è questo e molto altro, lui è insano, folle, è un qualcosa di incontenibile, è una cosa potente, la più potente. Harry è un tornado di sensazioni, è energia, passione, fuoco, fiamme, Harry mi ha fatto respirare la prima volta dopo anni, è una sensazione strana... sapere che ciò che ho dentro è merito di qualcun altro, ciò che sento è frutto di azioni altrui. Semplicemente è strano, forse folle ma è così, pensare che se non ci fosse stato Harry non avrei provato quelle sensazioni così intense, quel fuoco sotto pelle, i brividi. Non avrei mai assaporato labbra così, rosse e piene e morbide che mi permettono di sentirmi bene, dopo tutto, lui mi fa dimenticare della realtà ma è davvero così giusto continuare a sognare e dimenticarsi di vivere? Perché devo stare aggrappata a qualcuno che non è disposto ad aggrapparsi a me? perché è così, me lo ha detto, lo ha dimostrato, non è disposto a cambiare ma vuole che io sia sua,e io non voglio appartenere a nessuno, non ad una persona che mi sballottola da una parte all'altra lasciando pezzettini di me in ogni posto in cui mi colpisce, non voglio, non posso, è troppo.
Non mi sono accorta di essermi sporta tanto fino a quando non mi rendo conto di starmi tenendo contro una roccia, la mia pelle sfrega contro lo scoglio mentre con la mano faccio in modo di non scivolare. L'altezza è tanta, o perlomeno da qui sembra molta. L'acqua è così affascinante, buia, misteriosa e così paurosamente stucchevole. Cerco di intravedere il fondo ma non ci riesco, non so esattamente quanto debba essere alta. Mi volto indietro capendo di essere rimasta sola, probabilmente è un bene, voglio davvero avvicinarmi il più possibile e chiunque mi direbbe che è troppo pericoloso.
Sto bene, davvero. Devo essere distratta, togliermi quell'accento famigliare e caldo dalla testa e smetterla, con lui, con noi.
Uno spruzzo mi bagna la faccia quando faccio un piccolo balzo su un altro sasso e mi aggrappo per non scivolare, lo scoglio è umido e un po' di alghe hanno fatto una crosta viscida sulla superficie, le mie vans indugiano per qualche secondo prima di trovare una posizione stabile.
Guardo di nuovo giù, avanzando con le punte, le onde si muovono burrascose, e le nuvole sopra di me hanno chiuso il cielo. Sento freddo, ma preferisco il freddo al caldo, preferisco sentire i brividi causati dall'aria gelida piuttosto che da lui, questo almeno vuol dire essere meno tentati.
Mi muovo più in avanti, e mi piego per osservare sotto di me, mi è sempre piaciuto il mare, soprattutto in tempesta, è esattamente la rappresentazione di come mi sento io in questo momento, ecco perché voglio avvicinarmi, vorrei essere capita e lui non è qui per me adesso, in realtà non c'è mai stato per me. io ci sono stata per lui e lui mi ha gettata.
Gettata.
Faccio un passo in avanti ma la mia scarpa scivola sulla roccia e le mie mani mollano la presa alla scogliera dietro di me, mi sento ondeggiare spaventosamente e il vento inizia a soffiare più forte.
Urlo quando cerco di riprendere equilibrio ma scivolo di nuovo, questa volta più forte. Muovo agitata le mani nell'aria mentre il vento schiaccia il mio corpo e mi spinge in avanti.
Prima che riesca a prendere fiato, sto cadendo precipitosamente nell'acqua. Lo schianto è forte, terrificante,il freddo ancora di più.
È come se fossi appena stata trafitta con mille lame. Ingoio l'acqua quando mi muovo sotto e fuori le onde cercando di respirare. Il cuore mi batte a mille, le gambe sono intorpidite, non sento nemmeno le lacrime rigarmi le guance ma so che stanno scendendo.
Prendo a malapena un respiro prima di essere respinta sotto, il mio corpo ruota potentemente trasportato dalla forza del mare e non riesco nemmeno a capire dove mi trovo mentre vengo agitata da una parte all'altra, con potenza sotto l'acqua buia.
l'acqua fa male sulla pelle, molto male, sento come se fossi paralizzata in tutto il corpo mentre cerco di urlare, ma la voce non esce, ho troppa acqua in gola e a malapena riesco a stare fuori con la testa.
Quando finalmente riesco a chiamare aiuto, un enorme ondata mi riporta giù, ora più in profondità. Mi agito sotto la massa gigantesca e sento l'acqua riempirmi la gola quando urlo e le bollicine del mio disperato bisogno d'aiuto vanno a galla mentre il mio corpo si appesantisce. Mi muovo velocemente e scalcio cercando di risalire ma l'acqua è pesante, io sono pesante sotto l'acqua e con i vestiti bagnati addosso. Sento la testa scoppiare e non ho più fiato, le onde mi travolgono ancora e vengo trasportata con potenza più vicino alle scogliere, le mie scogliere così belle.
Quando sento la roccia dietro di me, cerco di aggrapparmi ma le mani mi scivolano e sono ancora sott'acqua, impotente, incapace di salvarmi.
Scalcio, urlo, mi agito e muovo le mani cercando di nuotare ma la forza dell'acqua è troppa in confronto alla mia. Un enorme ondata mi cattura e sbatte contro gli scogli. Batto la testa violentemente e sento ogni cosa rallentare, tengo a malapena gli occhi aperti mentre il mio corpo smette di lottare e si abbandona al mare.
Mentre risalgo in superficie e vedo un po' di sole trasparire sopra l'acqua, vedo anche Harry e lascio che tutto il resto mi trasporti verso di lui, poi, silenzio. Non sento più niente, solo l'acqua gelida a riempirmi i polmoni.

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