CAPITOLO 1

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ATTENZIONE : La caratterizzazione dei personaggi non è assolutamente in riferimento alla realtà, ma puramente di mia invenzione. Questa storia può contenere linguaggio e scene forti.

ALLIE'S POV

mi sveglio all'improvviso quando mia madre decide di scuotermi ripetutamente nel letto. le rifilo un occhiataccia e caccio la testa sotto il cuscino.

"Allison, non costringermi a buttarti giù dal letto" minaccia. odio quando mi chiama Allison, e quando lo fa, significa che è parecchio arrabbiata. la assecondo, girandomi verso di lei e rivolgendole un sorrisetto sghembo.

"non sei affatto divertente! non sono io che oggi inizia il suo primo giorno al college!" okay, è furiosa. faccio di si con la testa e lei esce dalla porta sbuffando. sarà una giornata lunga.. fra mia madre che si lamenterà per la camera troppo grande o troppo piccola del dormitorio, una finestra non basterà mai e quattro saranno troppe. se il bagno sarà troppo piccolo divagerà sulle peggio disgrazie che potrebbero accadermi se, uscendo dalla doccia, cadessi e sbattesti la testa contro lo spigolo del lavandino. mentre se è troppo grande, si lamenterà dello spreco di spazio..

ora come ora, invece, mi sto solo preoccupando di trovare una tazza di caffè fumante sul tavolo della cucina non appena scenderò al piano di sotto..

sgrando svogliatamente gli occhi mentre mi metto seduta sul letto per infilarmi le pantofole, la luce è ancora debole al di là delle tende fatte a mano della mia stanza e questo mi porta a pensare che deve essere molto presto..

un ondata d'acqua mi avvolge il viso quando faccio scorrere le mani sotto rubinetto aperto e mi rinfresco, sono più che felice di andare al college. in realtà, è sempre stato questo il piano, non so davvero perchè ma è come se questa sia la scelta da quando sono nata. è per questo che non sono stata troppo sorpresa di ricevere la lettera dove dicevano che ero stata presa, mi sono preparata per questo. mia madre mi ha preparata per questo e non vedo l'ora, di potermene andare.. io e lei non ci siamo mai prese davvero, dopo quello che è successo con papà, lei è diventata la donna fredda e distaccata che è oggi.

inizio a spazzolarmi i capelli, che sono un nodo informe e cerco di sistemarli nel miglior modo possibile. mi sono sempre ritenuta un controsenso per i miei lunghi mossi capelli scuri e i miei occhi color ghiaccio, ma francamente amo sia il marrone delle onde sulla mia testa sia il colore quasi ceruleo dei miei occhi. dopo essermi sistemata i capelli, esco dal bagno e torno in camera mia per vestirmi.. opto immediatamente per qualcosa di semplice, non ho intenzione di mettermi in tiro per il mio primo giorno al college. indosso la mia maglietta preferita di pizzo bordeux e un paio di jeans. dopo essermi preparata, afferro la borsa e le mie dita si aggrappano al pomello della porta.. mi giro un ultima volta e cerco di imprimere nella mia mente questa immagine.

quella della mia piccola stanza... wow, non mi sembra vero che sto davvero per trasferirmi al college e che lascerò questa casa per i prossimi anni, che lascerò questa stanza.. direi che tutte le ragazze amano la propria camera no? io invece l'ho sempre odiata. qui è dove ho dato il mio primo bacio e dove, quattro mesi dopo, mi si è ritorto tutto contro. si chiama Trevor, ormai sono due anni che ci siamo lasciati e non ho più voluto avere niente a che fare con lui, è uno psicopatico e dio solo sa cosa sarei disposta a fare se si ripresentasse qui come l'autunno scorso, era ubriaco marcio e ha dato di matto. dopo quella volta non l'ho più visto.

no, questa stanza non è stato il luogo della mia tanto attesta prima volta e si, sono ancora vergine. nessuno è mai stato così importante da farmi diventare una donna, una donna al cento per cento.

accenno un sorriso e prendo la giacchia, sbattendomi la porta alle spalle e, con essa, anche una parte della mia vita.

quando scendo al piano di sotto, mia madre è ovviamente occupata a ripulire la cucina e posso notare dalla tensione sulle sue spalle che è ansiosa e irritata, probabilmente perchè sono ormai le 7 e nessuno è ancora uscito da quella porta.

nonostante tutto, sono felice e sollevata quando il mio sguardo incontra quello di Gabe appoggiato al bancone della cucina. Gabe.. Gabe è il mio migliore amico da praticamente tutta la vita, o comunque da quando i miei ricordi sono abbastanza chiari da permettermi di andare in dietro nel tempo.. è come se fossimo fratelli, o per lo meno mi piace pensarlo. è un ragazzo affascinante, ha i capelli neri e, al contrario di me, gli occhi ancora più scuri.. talmente scuri da lasciamri in soggezzione a volte.

"ehi" dice e mi strizza l'occhio, attirandomi fra le sue grandi braccia. appoggio la testa al suo petto e lui mi avvolge, la mia statura minuta ha sempre reso possibile questo tipo di abbraccio. "sono felice che tu sia qui" gli dico

"Non potevo mancare" mi guarda. gli voglio davvero bene, lui era presente in ogni momento della mia vita.. sin dal primo giorno di scuola elementare quando scappai urlando fuori dalla classe perchè avevo paura e lui, zainetto sulle spalle e matite colorate in mano, mi convinse che non era così male come sembrava. ogni giorno mi veniva a prendere a casa e andavamo a scuola insieme, ricordo quanto lo superavo in altezza mentre ora io sembro una minuscola formica in confronto a lui.. mi teneva saldamente la mano mentre si assicurava che la strada fosse libera e attraversavamo. si è sempre preso cura di me e il pensiero di lasciarlo, mi spezza il cuore.

"hai preso tutto?" la voce irritante di mia madre respinge via ogni mio pensiero.

"si, mamma" le faccio il verso.

"bene, allora andiamo" e sparisce fuori. è evidentemente frustata dalla mia partenza, ma non lo ammetterà mai.

Gabe ridacchia e io gli do un colpetto sulla spalla, poi afferro il mio caffè e vado verso la porta prendendo la mia valigia.

"vieni anche tu?" chiedo a Gabe, notando che mi sta seguendo sul vialetto di casa.

"non esiste che mi perda il primo giorno di college della mia migliore amica" sorride.

"ah, e poi non voglio perdermi la scenetta strappa lacrime prima di ripartire"

ridacchio e salgo in auto, trovando mia madre alle prese con il GPS, non è affatto una donna tecnologia..

"non credo che tu lo stia facendo nel modo giusto" commento "possiamo usare la cartina e poi sono sicura che le indicazioni stradali non siano ancora passate di moda"

lei mi lancia un occhiataccia e io mi giro verso Gabe nei sedili posteriori, la mano premuta sulla bocca per non irrompere in una risata. sorrido e mi allaccio la cintura, si parte.

"sicura di non aver dimenticato nulla?"

"sicura"
il viaggio dura all'incirca un paio d'ore e trascorre tra i commenti di mia madre su ciò che indosso e sul perchè non ho messo "quell'adorabile vestito che ti ho comprato il mese scorso", e Gabe che impreca contro i ciclisti che a mandria invadono la strada.

finalmente, i miei occhi scorgono l'isegna del campus lungo la via. sorrido automaticamente mentre premo le mani contro il vetro del finestrino per guardare fuori.

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