CAPITOLO 61

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HARRY'S POV
"lei cosa?!" urlo e Liam mi guarda scettico per un momento.
"è tornata a casa" risponde, nessuna traccia di barcollamento nella sua voce.
"perché cazzo glielo avresti permesso?!"
Siamo fuori adesso, Liam non voleva causare altro casino con sua madre e ha insistito perché lo seguissi nel suo giardino. In realtà, nemmeno io voglio dover vedere sua madre, non volevo neanche vedere lui ma era l'ultima cosa che mi restava da fare.
"può fare quello che vuole, Harry" il fanatico bastardo che è Liam mi rinfaccia, sicuramente di proposito, che sono un possessivo del cazzo. Mi soffermo a pensare per qualche secondo a quante cose debba avergli detto Allie su di me, su di noi. Se esiste ancora un noi, o meglio, se è mai esistito.
"non ha nemmeno una fottuta auto, non ha mai dannatamente guidato da sola e tu le permetti di prendere quella merda di macchina e di andarsene??" scatto. Sono irritato per il suo comportamento irresponsabile, e con suo non so se intendo più quello di Allie o di Liam.
"non pensavo che.."
"non pensavi, appunto" lo fulmino con lo sguardo e inizio a muovermi avanti e indietro sull'ebra.
"è in gamba, non le succederà nulla" cerca di pensare in positivo Liam ma io non ci riesco, cazzo non ci riesco nemmeno volendolo. Come posso pensare in positivo se Allie è praticamente fuggita per colpa mia, da sola, e con chissà quali pensieri nella testa?
"l'hai chiamata?" mi chiede lui.
"si cazzo, almeno cento volte" la mia voce esce più drammatica e incazzata di quanto mi aspettasi ma non mi importa.
"dovresti lasciarla da sola"
"no cazzo"
È una fottuta presa in giro, tutto questo è una grande presa per il culo e io non sto davvero avendo una conversazione con Liam su Allie.
In realtà, non ho intenzione di farlo, non ho bisogno dei suoi consigli e non voglio che mi rubi altro tempo per arrivare da lei. La troverò, devo trovarla.
Allie è come una portata d'aria in contro vento, ed io sono talmente pazzo e incasinato da desiderarla a tal punto di non poterla avere. Mentre guido lungo una strada a caso cercando di ricordare le poche informazioni che mi ha dato Liam per raggiungere la casa della madre di Allie, non posso non permettermi di pensare a come abbia fatto, come lei abbia potuto creare tutto questo casino dentro e come io abbia potuto creare tutto questo casino fuori. Sono un diastro, così patetico e una schifo di nullità in confronto a lei ma cazzo, è così perfetta. So che le ho fatto credere il contrario, ma era solo per farle capire che quello imperfetto qui sono io,che non sono fatto per lei.
Non sono fatto per lei, allora perché stai praticamente correndo ai cento allora per raggiungerla? La mia voce del cazzo interiore mi schiaffeggia di nuovo.
La realtà è che non lo so, davvero non ne ho la più fottuta idea ma mi sembra sia l'unica cosa giusta da fare. La raggiungerei ovunque, la troverei sempre, nonostante tutto so che lo farei.
Un ora dopo, raggiungo la fine della superstrada e il cartello scritto a caratteri cubitali di Whitstable, anche un fottuto cieco potrebbe leggerlo tanto è grande.
Il nome mi ricorda le parole di Liam e capisco di essere arrivato nel posto giusto. Mentre guido vengo catturato dalle locandine di alcune scogliere e altri posti fottutamente naturalistici da visitare, ma in questo dannato momento il mio unico pensiero è quello di trovare Allie.
Dopo quindici minuti, mi ritrovo in una via con almeno dieci case a schiera ad ogni lato, un posto abbastanza privilegiato comunque.
Rallento l'auto e mi fermo accanto al marciapiede, non ho la più pallida idea di quale possa essere la casa, Liam non sapeva un cazzo e gli ho dovuto far ammettere a forza le poche e scarse informazioni per farmi arrivare qui. so perfettamente che ha paura che Allie possa arrabbiarsi con lui per avermi condotto qui ma sinceramente? Non me ne frega un cazzo. In realtà, non mi meraviglierei se si arrabbiasse anche con me, anzi, è così dannatamente ovvio che lo farà ma non mi interessa. Sono stato un idiota per averla fatta andare via così.
Penso ancora tutto quello che le ho detto, o almeno la maggior parte delle cose. Penso che sono un disastro e che non la merito, penso che tutto questo non abbia un fottuto senso e che lei si farà male, io le farò del male ma penso anche che in fondo in fondo non mi importa.
Non me ne frega un cazzo di essere un caso perso e un fottuto casino se vorrebbe dire avere lei, avere lei ogni volta dopo che aver commesso l'ennesima cazzata. Sentire il suo profumo addosso a me e il suo respiro pesante sulla mia pelle quando dorme, poter riempirla così deliziosamente bene ogni volta che lo facciamo. I suoi gemiti così dolci e i miei altamente gutturali sono un suono di cui non potrò mai avere abbastanza ed è per questo che voglio Allie, voglio che mi appartenga, come ogni cosa è destinata ad appartenere ad un'altra e io e lei siamo la chimica più sbagliata che qualcuno potesse mescolare al mondo. ma ci apparteniamo, lo so, in uno strano modo ma è così. Lo vedo in quei suoi occhi grigi ogni volta che mi guarda, lo sento nelle sue labbra contro le mie e le sue mani sulla mia pelle. Lo sento dal mio profumo condensato su di lei ogni mattina e nel modo in cui non se n'è andata quando le ho detto di me. io la necessito, spudoratamente tanto, e non ho la più fottuta idea in quale direzione se ne stia andando il mio cervello ma la necessito.
Dopo una supervisione idiota di ogni fottuto stupido campanello, riesco a trovare la scritta "Dowson" sul campanello della quarta casa sulla fila di sinistra.
Mi ritrovo stranamente agitato mentre il mio dito preme sulla carta plastificata, per un attimo, mi aspetto di veder uscire una Allie incazzata e coi capelli spettinati urlarmi contro di andarmene ma quando la porta si apre, rimango totalmente spiazzato prima che la rabbia inizi ad accumularsi nelle vene.
Un ragazzo alto, moro e con una stupida felpa grigia scende i gradini correndo, con tutta l'aria di poter avere un infarto a minuti.
Apre il cancelletto di metallo e mi viene letteralmente addosso correndo verso un auto rossa dall'altro lato della strada.
"che cazzo" mi lamento quando mi colpisce una spalla. Lui non sembra preoccuparsene molto e vedo il lampeggiare delle luci dell'auto quando fa scattare le chiavi.
"chi sei?" gli grido, avvicinandomi un po'. Il pensiero di aver appena sbagliato casa mi attraversa per un secondo prima che il ragazzo si giri e mi guardi. È Gabe. O come cazzo si chiamava, il fottuto amico di Allie.
Lui si gira scettico verso di me, le dannate chiavi gli tremano tra le dita quando apre la portiera.
Non capisco, e non capisco perché mi sta guardando come se mi fossero appena spuntate due teste.
"io chi sono? Chi sei tu piuttosto"
"Harry, sono Harry" rispondo confuso avvicinandomi a lui sul marciapiede. La sua altezza non è nulla in confronto alla mia quando gli sono di fianco.
"non so.. io, che ci fai qui?" mi chiede, è dannatamente agitato e non so perché
"sei un amico di Allie?" continua e vedo il modo in cui osserva i miei tatuaggi e i miei vestiti scuri.
Amico? Oh no, non sono un suo fottuto amico.
"non sono suo amico... lei dov'è?" gli chiedo, cercando di passar sopra al fastidio che sento dopo averlo visto uscire da casa sua.
"lei.." la voce di Gabe diventa improvvisamente più instabile. Che succede?
"lei?" rispondo impaziente.
"non credo siano cose che ti riguardano, mi dispiace ma devo andare" mi squadra un ultima volta prima di salire in auto.
Sicuro come la morte, questo stronzo non andrà via di qui prima di avermi detto dove cazzo si trova Allie.
"che diavolo fai?" alza la voce quando salgo in auto. Devo cercare di mantenere la rabbia se voglio che questa cosa finisca a buon fine, se voglio davvero vedere Allie e dirle che mi dispiace, perché in un certo senso e anche se non ho la più fottuta idea di come farlo, è questo che voglio fare.
"ora, o mi dici dov'è lei o potrai vedere i pneumatici delle tue gomme fuse sulla strada" lo minaccio. L'idea di forarli le ruote non so davvero da dove mi sia uscita ma l'ho già fatto una volta ad un bulletto a scuola quindi potrei facilmente riuscirci di nuovo.
"chi sei tu e perché credi di poter pretendere di sapere dov'è Allie?" mi guarda in cagnesco, non capendo ma non deve capire un cazzo. Deve solo mettere in moto e portarmi ovunque debba portarmi per farmela vedere. Adesso.
"non ti riguarda, portami da lei"
"è una questione seria.. tu, tu non sai.." inizia ad agitare le parole nel panico mentre, forse senza rendersene neanche conto, mette in moto l'auto.
Avanti, ora gira quella dannata chiave e schiaccia il piede sull'acceleratore, poi la manovra e hai vinto un viaggio pieno di tante belle cose, imbecille.
Cazzo, questo tizio è davvero imbranato.
"cosa non so?" lo guardo mentre finalmente si decide a partire.
"sei nel campus di Allie?"
"si" dico. Si, ma anche no, in realtà non frequento davvero le lezioni da un bel po' di tempo ormai.
"posso sapere che cazzo succede?" inizio ad agitarmi
"lei.."
"lei cosa?" agito le mani nell'aria, alzando la voce.
"è in ospedale." Gabe mi guarda velocemente e poi riconcentra lo sguardo sulla strada.
Lei cosa?.
Il panico mi assale, mi divora letteralmente.
"che cazzo significa che lei è all'ospedale?" il mio corpo si muove di scatto sul dannato sedile e posso sentire il cuore picchiare all'impazzata nel petto. La mia voce un fottuto lamento.
L'istinto di buttare Gabe fuori dall'auto e guidare senza controllo fino all'ospedale mi assale ma so che devo contenermi. Porca puttana, devo per forza.
le mie dita si incastrano tra i miei ricci, tirandone le punte crespe e un respiro pesante mi esce dalle labbra mentre vedo l'amico di Allie schiacciare di più sull'acceleratore.
"come.." non riesco neanche a trovare le parole, solo confusione. Una acerba e offuscata confusione dentro di me. non riesco nemmeno a ragionare decentemente adesso e ho come l'impressione di poter impazzire. Per davvero, totalmente, se quel bastardo non mi porta da lei nel giro di un secondo, l'intero traffico di questo fottuto paesino sarà bloccato da un cazzo di ragazzo paranoico in mezzo alla strada.
"sua madre ha detto che l'hanno ritrovata sulla spiaggia e.."
"spiaggia? Che stronzata è questa??" sto urlando, letteralmente dannatamente urlando mentre vedo il primo cartello in riferimento all'ospedale.
"era andata alle scogliere a qualche ora da qui, deve essere inciampata" mi volto in cagnesco verso Gabe quando sento la sua voce tremare e una fottuta lacrima gli scende sulla guancia mentre osserva la strada davanti a se.
Io invece non ho nemmeno la più minima traccia d'acqua nel mio corpo, mi sento secco. Cazzo totalmente rinsecchito e divorato dalla preoccupazione. E se non ce la facesse? E se ha bevuto troppa fottuta acqua? Perché cazzo era su una dannata scogliera da sola? Non esistono i bagnini o chiunque con un dannatissimo costume rosso sulle scogliere? Merda, merda cazzo non voglio nemmeno pensare a cosa.. a come.. a come debba essersi sentita.
È colpa mia, lo so.
"quanto cazzo manca?!" urlo sbattendo le mani contro il finestrino. Quando le tolgo, la forma delle mie dita è incisa sul vetro e un enorme edificio nasce dietro la nebbia fastidiosa.
Prima che Gabe possa fermare l'auto, sto correndo nel parcheggio e verso l'entrata dell'ospedale.
I miei occhi non riescono a fermarsi nemmeno per un minuto mentre esamino i troppi fottuti corridoi con troppe fottute scritte sopra, e non riescono a preoccuparsi di altri dannati milioni di occhi che mi fissano sconvolti quando inizio a correre verso un bancone con delle infermiere.
"Allison Dowson, sono qui per vedere Allison Dowson" sbatto le mani sul tavolo e una donna riccia e con dei voluminosi capelli neri si volta per guardarmi.
Mi squadra per un momento prima di aprire un enorme libro o qualsiasi cosa sia e scorrere il dito su e giù.
"è nel reparto di terapia intensiva, signore mi dispiace tanto"
Col cazzo.
Le mie gambe tornano a correre freneticamente su per le scale e non fanno attenzione alle persone intorno a loro . stanno semplicemente correndo, verso di lei. Stanno semplicemente cercando di raggiungere l'unica cosa che le hanno mai fatte correre così fottutamente forte.
"mi dispiace tanto" le parole di quella donna mi crescono nel cervello mentre continuo a correre, disperato.

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