Le giornate a bordo della Moby Dick erano intense e piene di lavoro, ma c'era sempre spazio per la spensieratezza.
Ace si rese presto conto che ogni singolo membro di quella ciurma considerava quel posto la sua casa e i compagni la propria famiglia in modo così radicato da risultare per lui respingente all'inizio. Tutti si parlavano gentilmente e persino le serate di bagordi erano tranquille insieme a loro: nessuno litigava né si picchiava. L'uomo divenne presto quasi annoiato da tutta quella melensa situazione: gli mancava l'azione e per questo quando tra i membri dell'equipaggio iniziarono a diffondersi voci su un imminente attracco, Ace fu il primo a dichiararsi disponibile a scendere.
Il luogo distava poche ore di viaggio e si trattava di una piccola isola disabitata, segnalata con il nome "Echo bay" dalle mappe che erano gelosamente custodite a bordo.
L'uomo apprese qua e là dalle informazioni che circolavano tra i numerosi compagni che l'attracco fosse unicamente funzionale a recuperare quell'uomo con la testa di ananas che aveva già avuto modo di conoscere chiamato Marco.Scese un modesto drappello di disperati insieme a Ace. Vista, uno spadaccino formidabile con un ridicolo vestito impomatato e dei baffi da far invidia a Karl Marx; Izo, un pistolero niente male, che a dispetto dalla sua apparenza da samurai, preferiva le armi da fuoco alle katane; Nina, che non sembrava portare armi con sé e Gordo, un omaccione basso e tozzo che pareva un tontolone.
Con il sole dorato che si rifletteva sul mare calmo, il gruppo sbarcò sull'isola, pronto a scoprirne i segreti e a recuperare il fratello Marco, che era stato separato da loro durante una missione.
La spiaggia era una distesa di sabbia bianca e fine, interrotta qua e là da rocce lisce e levigate dall'azione delle onde. Palme slanciate si protendevano verso il cielo azzurro, le loro foglie verdi che ondeggiavano leggermente al vento. Dietro la spiaggia, una fitta giungla prometteva misteri e avventure.Ace, curioso come una scimmia ed esaltato dall'aver finalmente messo i piedi a terra, si allontanò dal gruppo infilandosi in un sentiero nascosto tra gli alberi. Nina lo guardò staccarsi dagli altri e alzò gli occhi ambrati al cielo, preoccupata che potesse mettersi nei guai o addormentarsi, lo seguì.
«Dove stai andando?» Lo chiamò la donna, cercando di raggiungerlo tra la rigogliosa vegetazione. «Nessuno ha mai detto che possiamo separarci, testone di un testone.» Lo rimproverò infastidita mentre cercava disgustata di evitare le gigantesche foglie verdi e brulicanti di insetti che la circondavano.
Ace si voltò e la aspettò con un sorriso sornione sulle labbra.
«Mi sono annoiato troppo fin'ora, non riesco a resistere. Dai che sarà mai?» Tentò di ammorbidirla, poi proseguì.
«Ace ti ho detto di non divid- Ahhh!» Gridò all'improvviso, facendo voltare l'uomo preoccupato.
«Cosa ti strilli?» Le domandò apparentemente infastidito da quel rumore improvviso.
«Niente, era la mia cintura.» Constatò lei mettendosi una mano sul petto.
Portava una camicetta bianca svasata e molto scollata e un paio di pantaloncini che le arrivavano a metà coscia.
«Non saresti dovuta venire mezza nuda se ti fanno schifo gli insetti.» Le suggerì lui, proseguendo in avanti.
«Non mi fanno schifo gli insetti.» Gli rispose acida, mentre rabbrividiva alla vista di un gigantesco lombrico ai suoi piedi.
Alle loro spalle c'era Vista, con la spada pronta si faceva largo tra la vegetazione. «Andiamo tutti insieme. Non è sicuro separarsi in una giungla sconosciuta.» Li chiamò.
Gordo in fondo alla fila annuì. «Perbacco non lasciatemi indietro!» Si fece sentire da tutto il gruppo mentre si affannava tra quelle alte piante.
Man mano che si addentravano nella giungla, il paesaggio cambiava gradualmente. Il terreno sabbioso lasciava il posto a un suolo ricoperto di foglie secche e radici contorte. Alberi maestosi, con tronchi robusti e coperti di muschio, si innalzavano verso il cielo, formando un tetto di foglie che filtrava la luce del sole in sottili raggi dorati. Il profumo di terra umida e vegetazione selvaggia riempiva l'aria.
Lungo il sentiero adesso sgombro da piante giganti, videro fiori esotici dai colori vivaci: orchidee viola, bromelie rosse e gialle, e rampicanti con piccoli fiori bianchi che emanavano un dolce profumo. Farfalle dai colori sgargianti svolazzavano di fiore in fiore, aggiungendo un tocco di magia al paesaggio.
Dopo molti minuti di cammino, il sentiero si aprì su uno spiazzo variopinto e i loro occhi affascinati si posarono su una una cascata nascosta. La vista era mozzafiato: l'acqua cristallina scendeva da una scogliera di roccia scura, non molto alta ma abbastanza da far formare ai flutti un arco scintillante che si tuffava in un piccolo laghetto dalle acque turchesi. Intorno alla cascata, piante lussureggianti e fiori esotici creavano un'oasi di colori e profumi.
«Wow.» Sussurrò Izo, meravigliato.
«È incredibile.» Commentò Vista.
«Mi pare proprio un posticino buono per una festa.» Aggiunse Gordo.
Ace, affascinato dalla bellezza del luogo, si sedette su una roccia vicino alla cascata.
«È perfetto per un pisolino.» Disse, guardando Nina con un'espressione divertita.
La donna non si fece stuzzicare da quelle parole, da un orecchio le entrarono e dall'altro le uscirono, poiché in quel momento era affannata, sudata, ricoperta di polvere e insetti e avrebbe fatto volentieri un bagno nel fuoco per mondare via tutto.
«Sì, lo è. Ma dobbiamo trovare Marco.» Gli rispose grattandosi nervosamente qua e là.
Il suono dell'acqua che scorreva e il canto degli uccelli riempivano l'aria. Per un momento, anche lei si fece ammaliare da quella visione. Una pausa tranquilla nel caos della vita pirata.
«Ma quel disgraziato che sa svolazzare come un uccellaccio non potrebbe venirci in contro?» Domandò Gordo seccato, asciugandosi il sudore dalla fronte.
«Lo sai com'è.» Gli rispose Nina ridacchiando sotto i baffi.
«Stronzo, ecco come è.» Asserì lui chinandosi per sciacquarsi il viso nel laghetto.
Mentre chiacchieravano tra loro, Ace restava in silenzio, apparentemente soprappensiero, li ascoltava in realtà attentamente, domandandosi come il legame tra loro fosse così forte. Erano uno più diverso dell'altro e spesso non andavano d'accordo, ma nascosto tra risate e battute riusciva a scorgere un bene immenso che non si poteva raccontare a parole.
«Sai, avevo visto poche volte un posto così bello.» Disse Nina rivolgendosi a Ace per non lasciarlo in disparte.
«È pieno il mondo di angoli così, ma lei scende molto poco dalla nave, la cocca di paparino.» La stuzzicò Izo bonariamente.
«Come ti permetti, brutto...» La donna gli si avvicinò e fece per mettergli le mani al collo, mentre Izo, di gran lunga più alto, la prese da sotto le ascelle e la sollevò sorridente come se avesse appena preso in braccio una bimba.
«Mollami subito!» Protestò Nina dimenandosi energicamente. I suoi denti erano diventati aguzzi.
«Che c'è piccolina?» Le chiese Vista con lo stesso tono idiota con cui si parla a un neonato.
«La nostra bambina...» Commentò Gordo asciugandosi una lacrima.
«Non sono più una bambina! Brutti pezzi di-»
Non finì la frase, perché da vicino aveva sentito un suono meraviglioso che l'aveva distratta.
Ace, che li aveva osservati per tutto il tempo, era scoppiato a ridere incontrollatamente a quella scena, tanto da farsi venire le lacrime.
Nina, ancora trattenuta in aria dal samurai, spalancò gli occhi e rilassò tutto il corpo a quella vista.
Gli altri tre si guardarono con espressione incerta e, temendo che stesse per partire a spaccargli la faccia, l'uomo la rimise a terra e la trattenne per qualche momento, ma lei non scattò.
Ace nel frattempo si stava calmando e quando ebbe quasi finito di sghignazzare, Vista disse teatralmente con la spada sguainata verso il cielo:
«Leviamo le tende compagni, il nostro futuro ci aspetta.»
«Tu sei tutto scemo.» Osservò Gordo.
«Andiamo, dobbiamo trovare Marco.» Li esortò Nina a quel punto, mettendosi a capo della fila.
«Guarda come cresce, io non ce la faccio.» Sussurrò Vista a Izo mentre procedevano a ritroso sul verde sentiero ombreggiato.
«Ci pensate che ci sotterrerà? Noi che l'abbiamo vista nascere.» Mormorò Gordo.
«Ma sono discorsi da fare?» Lo riprese Izo.
Ace si trovava tra lo spadaccino e il pistolero col rossetto, ma ancora non sapeva come prendere parte alla conversazione e si limitava a guardare qua e là.
«Sai quanti pannolini le abbiamo cambiato?» Gli disse Gordo a un certo punto.
«E che caccone che faceva!» Aggiuse Vista.
«Faccio finta di non aver sentito!» Gridò lei voltandosi per guardarli inviperita.
Ritornati indietro sulla spiaggia, seguirono delle tracce che li portarono a una caverna poco lontana e nascosta tra la vegetazione. All'interno, trovarono Marco, sdraiato accanto a un fuoco improvvisato. Il giovane pirata dormiva della grossa e aveva una bottiglia di alcol finita accanto.
«Guarda che scarpinata ci ha fatto fare questo pigrone.» Si lamentò Gordo.
I cinque lo cincondarono, Ace guardò Nina che pareva alquanto su di giri.
Izo prese la bottiglia vuota e la annusò per poi fare una faccia disgustata.
«Ragazzo, guarda come si sveglia un fratello.» Gli si rivolse Vista calmo e sorridente. Si avvicinò a Marco, si abbassò su di lui e rimise la spada nel fodero, poi con una mossa fulminea lo colpì con un bel cazzotto al centro del capo.
Ace restò di stucco, mentre gli altri guardavano l'uomo tornare al mondo terreno.
«Siete arrivati.» Bofonchiò rintontito Marco, alzandosi a sedere.
A quel punto Nina gli si inginocchiò di fianco e lo abbracciò forte
«Sei scesa anche tu farfallina.» Osservò lui, massaggiandosi il capo.
«Mamma mia che mal di testa, quanto ho bevuto?»
«Un po' troppo mi sa.» Gli rispose Izo, offrendogli un braccio per aiutarlo ad alzarsi.
«Siamo felici di vederti tutto intero.» Disse Gordo.
Marco sorrise, guardando il gruppetto con affetto.
«Sono felice di vedervi anche io e... uh, sei venuto anche tu.» Notò sorpreso, dando a Ace una pacca sulla spalla.
«È andato tutto bene?» Si informò Nina con aria preoccupata.
«Un trionfo, non ho trovato nulla.» Ridacchiò lui.
«Qualcuno ci dev'essere già arrivato prima di noi.»
«Oppure non c'è mai stato niente, voi e le vostre mappe...»
Si fecero eco Izo e Gordo.
Durante il viaggio di ritorno alla nave, Ace osservò con attenzione Marco e Nina in capo al gruppo, con una strana sensazione di fastidio.
Vista nel frattempo gli parlava animatamente delle loro passate avventure, mentre Izo e Gordo lo ascoltavano in silenzio e lo correggevano di tanto in tanto.
I due capofila nel frattempo chiacchieravano per fatti loro, Ace non aveva mai visto Nina così felice che rideva e rideva beata alle parole del compagno e poi gesticolava con quel modo tutto suo di spiegare i fatti che tanto la caratterizzava. Era così concentrata su Marco, che nemmeno gli insetti le facevano più paura.
Ace sentiva lo stomaco contorcersi sempre di più, era arrabbiato e non capiva perché.
«...E poi l'ho tagliato in due come un maiale.» Gli spiegava lo spadaccino con verve da commediante.
«Questa l'hai sparata grossa, c'eravamo anche io e Satch, non è andata proprio così.» Lo corresse Izo laconico.
«E dai! Fammi raccontare al ragazzo, guastafeste.»
«Se tutto quello che dici di aver fatto fosse vero, saresti già il re dei pirati.» Ridacchiò Gordo sornione.
«E allora raccontategliela voi una bella storia!» Rispose lui stizzito, incrociando le braccia.
«Allora ti raccontiamo di quando Vista stava per farsi fregare da una bella danzatr-»
«Non ci provare, Gordo!» Si oppose lui.
«Stava per portargli via un mucchio di soldi.» Ridacchiò Izo.
«Le loro storie sono piene menzogne da lingue biforcute, ragazzo.»
Ace ridacchiò e smise di guardare i due di fronte a sé.
«Oh giusto e questa fanciulla aveva anche una bella lingua di serpente, ma lui non se ne era mica accorto.» Aggiunse Gordo.
«Non ci provare.» Lo bloccò l'uomo agitando le braccia in aria.
«Dai Vista non te la prendere, anche i migliori sbagliano a volte.» Lo consolò il pistolero.
«E comunque aveva delle tette giganti, nemmeno io avrei guardato la lingua.» Osservò Gordo.
Ace scoppiò in una risata fragorosa, che fece voltare Nina.
«Che succede?» Le chiese Marco incuriosito, interrompendo il suo discorso.
«Non ho capito, ma ho sentito che parlavano di tette giganti.» Ridacchiò Nina.
«Allora non si riferivano a te.»
I quattro che li seguivano non capirono come mai Nina avesse tirato un pugno in faccia a Marco, che adesso stava in mezzo ai gerani qualche metro più in là, ma di sicuro a Ace fece un gran piacere.
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The worst generation
Fanfiction"Hai fame di vita quasi quanto hai fame di morte." Kushina è una donna, una combattente, una figlia, una madre, una moglie. Il suo passato non le permette di rispecchiarsi a pieno in nessuno di questi ruoli, eppure le appartengono e lotterà contro g...