Capitolo 75: Salvo?

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Capitolo 75:

"Sta per morire," mormoro, e il suono della mia voce spezza qualcosa dentro di me. La pistola cade dalla mia mano, inutilizzabile contro una minaccia che non posso combattere. Stringo Davide più forte, come se il calore del mio corpo potesse riportarlo indietro dal baratro. "No, Davide. Non puoi lasciarmi. Non adesso."

Rashid si alza di scatto. "Devi aiutarmi. Prendilo da un lato, lo solleveremo insieme. Ma dobbiamo muoverci."

Con il cuore in gola, annuisco. Rashid e io lo solleviamo, ma Davide è un peso morto, il suo corpo fragile e inerte. Ogni passo fuori dalla capanna è una sfida. Il sentiero che ci ha portati qui ora sembra un labirinto senza uscita. Le ombre degli alberi si allungano, minacciose, e il mare, lontano, sembra un mostro che respira lentamente.

"Resisti, Davide," sussurro, quasi un mantra. "Non puoi lasciarmi, non così."

Finalmente raggiungiamo un punto più aperto, ma Rashid si ferma bruscamente. "Non possiamo andare avanti. Dobbiamo trovare un riparo e fermare l'emorragia prima che sia troppo tardi."

Lui mi guarda, i suoi occhi scuri pieni di una calma che non capisco. "Noemi, ascoltami. Se ci muoviamo troppo in fretta, peggioreremo solo le cose. Aiutami a stenderlo qui. Faccio quello che posso."

Non voglio ascoltare. Voglio correre, scappare da questa notte maledetta. 

Rashid apre rapidamente il suo kit di primo soccorso ed io inizio a lavorare sulle ferite più gravi. Rimango lì, le mani che tremano mentre provo a chiudere le ferite, il viso di Davide un mosaico di lividi e tagli.

"Non lasciarmi," gli dico sottovoce. "Non puoi lasciarmi. Non dopo tutto questo."

Lui apre leggermente gli occhi, un bagliore debole che mi fissa per un istante. "Noemi..." la sua voce è appena udibile. "Non ce la farò."

"Non dire questo!" grido, le lacrime che mi rigano il volto. "Non sei autorizzato a lasciarmi! Ti ho trovato, Davide. Ti ho trovato, e ora vivrai. Punto."

Lui tenta un sorriso, ma è un'ombra della sua solita espressione. "Non sono un eroe. Ma tu... sei qui."

Le sue parole mi spezzano, ma mi rifiuto di arrendermi e continuo a provare di chiudere le ferite con quello che troviamo. "Taci. Non puoi parlare così. Combatti, Davide. Per me. Per noi. Non importa cosa è successo."

Il tempo sembra rallentare. Lavoro instancabilmente, ma la sua espressione non promette nulla di buono. "Noemi sta perdendo troppo sangue," dice alla fine, con una nota di frustrazione nella voce. "Se non troviamo aiuto presto, lo perderemo."

"Non posso permettere che muoia," mormoro. Poi mi alzo, con una decisione che non so da dove provenga. "Io rimango qui a provare a chiudere la ferita piu grande, tu vai è torna con aiuto!"

"Noemi, è troppo pericoloso!" grida Rashid, ma alla fine si alza e corre.

Dopo' Rashid arriva con i soccorsi

L'ambulanza corre come un fulmine lungo le strade dissestate, ogni sobbalzo sembra un colpo inferto al corpo fragile di Davide, steso su una barella coperta di sangue. Io stringo la sua mano, il mio cuore in frantumi, mentre Rashid, accanto ai paramedici, continua a dare ordini con la voce ferma e decisa di chi sa che il tempo è contro di noi.

"Davide, ti prego," sussurro, piegandomi su di lui. "Non mollare adesso. Non puoi. Abbiamo ancora troppo da vivere insieme."

Mi mordo il labbro per trattenere le lacrime, mentre uno dei paramedici grida qualcosa sui livelli di ossigeno e sulla pressione sanguigna che continua a calare.

Quando finalmente arriviamo all'ospedale, una squadra di medici e infermieri ci aspetta. Un'ondata di volti, camici, e voci concitate ci avvolge. Rashid e io restiamo indietro, mentre loro portano via Davide di corsa, attraverso corridoi che sembrano non finire mai.

"Lo perderemo?" chiedo a Rashid, la mia voce un sussurro tremante.

Lui mi guarda, gli occhi duri ma carichi di una strana compassione. "Non lo so, Noemi. Ma non possiamo arrenderci ora."

Rimango ferma, immobile nel corridoio, finché un'infermiera non si avvicina e mi guida verso una sala d'attesa. Le ore passano lente, e ogni ticchettio dell'orologio sembra una condanna. Penso a tutto ciò che abbiamo passato, alle bugie, agli inganni, al dolore che ci ha distrutti. Ma penso anche a ciò che abbiamo condiviso: momenti di verità, di amore, di passione. E penso a lui. A noi.

Dopo un'eternità, un chirurgo esce dalla sala operatoria. Il suo volto è una maschera di stanchezza, ma nei suoi occhi c'è una scintilla di speranza.

"Lo abbiamo stabilizzato," dice, e il mio cuore esplode in mille frammenti di sollievo. "Ma le sue condizioni sono ancora critiche. Il prossimo giorno sarà decisivo. Se volete vederlo, fatelo ora. Potrebbe non svegliarsi."

La sua voce è un pugnale, ma mi aggrappo a quella piccola luce di speranza. Mi avvicino al letto di Davide nella terapia intensiva. Il suo corpo è immobile, collegato a tubi che sembrano più vivi di lui.

Mi siedo accanto, prendo la sua mano fredda tra le mie e lascio che le lacrime finalmente cadano.

"Davide," inizio, la mia voce spezzata. "Non so se puoi sentirmi, ma ho bisogno che tu sappia una cosa. Ho scoperto.... ho scoperto che sono incinta. Sì, di una settimana appena, ma è nostro, Davide. È nostro. Non posso farcela senza di te. Questo bambino ha bisogno di te. Io ho bisogno di te."

Le mie parole si perdono nella stanza silenziosa, ma all'improvviso un suono spezza l'aria: un singhiozzo. Sollevo lo sguardo e vedo le sue dita muoversi debolmente, poi i suoi occhi si aprono, velati di lacrime.

"Noemi..." sussurra con voce rauca, incredula. Le lacrime scorrono sul suo viso, e io mi getto su di lui, stringendolo con delicatezza, come se temessi di romperlo. Piango, ma questa volta sono lacrime di gioia.

"Ce la farai," gli dico, il mio volto illuminato da un sorriso tra le lacrime. "Ce la faremo. Tutto andrà bene, Davide."

Lui annuisce appena, le sue lacrime che si uniscono alle mie. "Grazie," sussurra, la sua voce debole ma piena di emozione. "Per non avermi lasciato andare."

In quel momento, chiude dinuovo gli occhi.

Più tardi, mentre resto accanto a Davide, Rashid entra nella stanza con un'espressione severa. Dietro di lui ci sono due poliziotti in divisa.

"Noemi," dice Rashid, fissandomi con uno sguardo serio. "È tempo di mettere fine a tutto questo."

Annuisco. "Sì. Facciamolo."

 Tutto sta per finire. Entro nella stanza di Luna, visto che lei con il mio sparo se la cavata bene. 

"Luna Cagnazzo sei in arresto per tentato umicidio a tre civili." Finalmente questa bestia di ragazza se ne va dove appartiene.

Invece Rashid si occupa di Luis che sta nella stanza accanto. Con Luis non voglio piu parlare...

Dopo

Torno accanto a Davide, sentendomi finalmente libera. Gli accarezzo il volto, un sorriso stanco ma pieno di speranza sulle labbra.

"Siamo ancora qui," gli dico, e lui mi guarda con una luce nuova negli occhi.

"Per sempre," risponde, la sua voce debole ma piena di promesse. E questa volta, so che è vero.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora