Capitolo 80: Ritorno

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Capitolo 80:

Il sole mattutino si infiltrava nella stanza attraverso le tende leggere, accarezzando la pelle nuda di Davide, che dormiva ancora profondamente. Io invece ero già sveglia, sdraiata di fianco a lui, osservandolo con un sorriso. La luce del giorno illuminava ogni angolo del bungalow, ma sembrava che l'intero universo si fosse concentrato lì, in quella stanza, su di noi.

"È ora di alzarsi, dormiglione," sussurrai, sfiorandogli il viso con un dito. Lui mormorò qualcosa di incomprensibile, tirandosi le coperte fin sopra la testa.

"Davide," insistetti, ridacchiando. "Se non ti alzi, farò la valigia anche per te, e prometto di dimenticare tutto ciò che ti serve."

A quel punto sollevò lentamente il viso, i suoi capelli arruffati e gli occhi socchiusi. "Come se tu sapessi cosa mi serve," disse con un sorriso mezzo addormentato.

"Beh, mutande e un costume. Non è che hai molta varietà," replicai con sarcasmo.

Questa volta fu lui a ridere, tirandomi verso di sé con un movimento rapido. "Potrei farla in dieci minuti, se vuoi, e batterti comunque."

Lo guardai con una finta aria di sfida. "Ah sì? Vediamo allora!"

Nel giro di pochi minuti, la stanza si trasformò in un campo di battaglia. Lui cercava di piegare i vestiti alla meno peggio, io tentavo di mantenere un minimo di ordine. Ogni volta che cercavo di sistemare le sue cose, lui mi distraeva con commenti assurdi.

"Noemi, hai visto dove ho messo le mie ciabatte? Oh, no, aspetta... sono in bagno. Perché ci sono? Perché tu le hai lasciate lì, ovvio."

Io sbuffai. "Non cominciamo a dare la colpa a me, eh? E smettila di lanciare le magliette, non siamo a un concerto."

Mentre combattevamo con gli ultimi oggetti sparsi qua e là, ci ritrovammo a ridere come due ragazzini. Lui cercava di infilare la sua maschera da snorkeling in una tasca impossibile della valigia, mentre io cercavo disperatamente di chiudere il mio trolley, che sembrava più pieno di quando eravamo arrivati.

"Come diavolo fai a far entrare tutto?" sbottò Davide, sedendosi sul bordo del letto e osservandomi con aria sconsolata.

"Semplice," risposi trionfante, chiudendo la cerniera con uno scatto deciso. "Sono una maga della valigia."

"Sei una maga del caos, piuttosto," replicò, ridendo.

Alla fine, quando tutte le valigie furono pronte, Davide si siede sul bordo dell letto guardandomi con un intensità che adoro.

"Vieni", disse lui sorridendo

Mi siedo vicino a lui e poi mi spinge dolcemente sul letto per baciarmi. Questo è un bacio intenso. All l'improviso sento che mi sta facendo dei succhiotti al collo.

"Davide!", dissi ridendo, e lui mi guardo' dinuovo con quei occhi azzurri che sono i piu belli. ( visto che qualche giorno fa gli stavo perdendo)

"Noemi Frattesi", bello vero?, disse lui ridendo e appoggiato a me, io risposi con "bellissimo, ma Davidino dovremmo andare o no?".

"Si si hai raggione", disse lui e mi do un bacio sulla fronte.

 Caricammo le valigie sul piccolo carretto che ci avrebbe portati al molo, e ci incamminammo lungo il sentiero tra le palme. Ogni passo sembrava un addio, ma anche una promessa di ritorno.

Salendo sulla barca, ci sedemmo fianco a fianco, le mani sempre intrecciate. L'isola si allontanava lentamente, ma nei nostri cuori rimaneva ancora vicina.

"Pronta per tornare alla realtà?" mi chiese Davide con un sorriso.

"Solo se tu sei pronto," risposi, appoggiandomi alla sua spalla.

E mentre la barca ci portava verso l'aeroporto, sapevo che qualunque fosse la prossima avventura, con lui accanto, potevo affrontare tutto.

L'aereo atterrò dolcemente sulla pista di Milano Malpensa. Nonostante il viaggio fosse stato tranquillo, l'aria pesante di ritorno alla realtà cominciava a farsi sentire. Davide mi guardò mentre allacciavo la cintura della giacca. Il suo sorriso era complice, caldo, ma c'era un velo di pensiero nei suoi occhi.

"Pronta a rivedere il caos?" mi chiese con un tono ironico, ma la sua mano che stringeva la mia diceva altro.

"Pronta. Ma spero che questa volta il caos ci tenga un po' di tregua," risposi con un sorriso stanco.

Appena entrammo nel terminal, Kris era già lì, appoggiato al bancone della caffetteria vicino agli arrivi, con il telefono in mano e un'espressione tipicamente annoiata. Quando ci vide, il suo viso si aprì in un enorme sorriso, e ci venne incontro con un'energia contagiosa.

"Finalmente siete tornati! Ma quanto ci avete messo? Siete andati a piedi?" scherzò, abbracciando prima Davide e poi me.

"Beh, non volevamo farvi sentire la nostra mancanza troppo presto," rispose Davide con un ghigno.

Kris scosse la testa. "Avanti, raccontatemi tutto."

Sorrisi leggermente, guardando Davide. "Ci sarebbe così tanto da dire che potremmo scriverci un libro," dissi.

"Speriamo non sia un thriller," rispose Kris, alzando un sopracciglio.

Durante il tragitto in macchina verso casa, iniziammo a raccontare. Davide spiegò del suo incidente, del ricovero, e di come Karim fosse stato fondamentale per rintracciarlo. Parlammo di Luis, e di come la situazione con Luna si fosse complicata. Io mi limitai a riempire i vuoti, scegliendo attentamente le parole.

Kris ascoltava in silenzio, ogni tanto annuendo, ma senza interrompere. Quando accennai al momento in cui ero rimasta bloccata tra la scelta di aiutare Davide o proteggermi, Kris si girò di scatto verso di me.

"E cosa hai fatto alla fine?" chiese, curioso.

"Ho fatto quello che farebbe chiunque. Ho seguito il cuore, anche se rischiava di ferirmi," risposi, guardando Davide con un sorriso. Lui mi prese la mano e me la strinse.

Non parlammo della gravidanza. Non ancora. Non era il momento, né il posto giusto per una notizia così grande. Era una cosa nostra, almeno per ora, e avevo bisogno di tempo per capire come e quando condividerla. Poi è da una settimana quindi a dire la verità non so nemmeno se "sopravive".

Arrivammo a casa nel tardo pomeriggio. L'aria di Milano era fredda, pungente, un netto contrasto con il calore dell'isola che avevamo lasciato. Kris ci aiutò a portare le valigie dentro e si fermò a bere un caffè prima di andare via.

"Quindi, ora tutto è sistemato?" chiese, guardandoci con un misto di speranza e scetticismo.

Davide si appoggiò allo schienale del divano e fece un cenno vago. "Quasi. Non direi che è tutto perfetto, ma siamo sulla strada giusta."

Kris annuì, poi si alzò. "Va bene, ragazzi miei. Mi chiamate se c'è bisogno, ok? E Noemi, prendi un po' di riposo. Te lo meriti."

Kris mi ha dato un abbraccio e un bacio sui capelli(da migliore amico). Kris abbraccio' anche Davide.

Dopo che Kris se ne fu andato, rimasi seduta sul divano accanto a Davide. Per un momento ci fu solo silenzio. Fu lui a romperlo, guardandomi con un sorriso stanco.

"Ci aspettano giorni interessanti, eh?" disse, passandomi un braccio intorno alle spalle.

"Direi di sì," risposi, appoggiando la testa contro il suo petto. Ma dentro di me sapevo che i giorni interessanti erano già iniziati.

Le sue dita accarezzavano distrattamente i miei capelli, mentre fissavamo il cielo fuori dalla finestra.

Eccoci qua dinuovo a Milano, questa città a cosi tanti ricordi. Mi ricordo 10anni fa che venivo qua studiavo, eh beh pure quando vedevo Davide a dorso nudo impazzevo questo me lo ricordo. Quante risate ma se penso che qua fu pure il momento dove ci hanno separato, qua dove sono tornata con qualcuno che ho usato per dimenticare, qua dove un altra ragazza ha vissuto che alla fine voleva fare solo danno, qua dove Davide sanguinava dopo che siamo tornati dalla casa di Luis. Ma poi ripenso dinuovo alle battaglie di cuscini con Kris e Davide, i pasticci in cucina era pure qua che ho fatto la prima volta s*esso con Davide a 18anni hahah.

 Anche senza parole, c'era una promessa nei suoi gesti, un legame che continuava a crescere. E mentre la città si illuminava sotto il tramonto, sentii che qualunque cosa ci aspettasse, eravamo pronti ad affrontarla insieme.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora