Capitolo 83: Sabato

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Capitolo 83:

La luce del sabato mattina entra dalle tende semiaperte, accarezzando la stanza con una dolcezza che non avevo mai notato prima. Mi sveglio lentamente, cullata dal calore di Davide che ancora dorme accanto a me. Mi giro piano per guardarlo: il suo viso rilassato, il respiro profondo e costante. Ogni tanto dimentico quanto possa essere fragile questa serenità, ma in quel momento mi sembra tutto perfetto.

Mi alzo con cautela, cercando di non svegliarlo, e vado in cucina. Kris è ancora qui, appoggiato sul divano in una posizione che sembra impossibile per chiunque non sia lui. Nonostante l'ora tarda della sera precedente, trovo ancora una tazza sporca di caffè sul tavolo e un pacchetto di biscotti quasi vuoto.

Mi muovo tra gli armadietti e preparo una colazione semplice: fette di pane tostato, marmellata di albicocche e una spremuta d'arancia. Mi sembra il modo giusto per iniziare la giornata, una giornata che porta con sé nuove domande e, forse, anche un po' di risposte.

Mentre sistemo la tavola, sento i passi leggeri di Davide avvicinarsi. Si avvolge una felpa intorno alle spalle, i capelli spettinati e un sorriso ancora assonnato sul viso. Mi avvicino a lui, lasciandomi avvolgere dal suo abbraccio.

"Buongiorno, futura mamma," dice con un tono che ha il potere di sciogliere ogni mia preoccupazione.

"Buongiorno, futuro papà," rispondo con un sorriso, il cuore che si riempie di calore.

Si siede al tavolo, guardando la colazione che ho preparato. "Stai meglio stamattina?"

Annuisco, prendendo posto accanto a lui. "Sì, molto meglio. Credo che ieri fosse solo uno di quei momenti."

Davide annuisce, ma posso vedere che è ancora un po' preoccupato. Kris, nel frattempo, si sveglia finalmente, stiracchiandosi rumorosamente prima di venirci incontro con un'energia rinnovata.

"Ah, colazione! La mia parte preferita del sabato mattina!" esclama, sedendosi al tavolo senza neanche aspettare un invito. "Allora, come sta la futura famiglia perfetta oggi?"

Davide ride e gli lancia un biscotto. "Chi ti ha dato il permesso di chiamarci così?"

Kris si stringe nelle spalle, mordendo un pezzo di pane tostato. "È il mio ruolo, no? Essere lo zio eccentrico e fastidioso. Meglio abituarvi fin da ora."

Passiamo la mattina a chiacchierare e ridere. È come se ogni tensione residua fosse evaporata, lasciando spazio solo alla leggerezza. Dopo che Kris se ne va con un abbraccio e una promessa di tornare presto, Davide e io ci troviamo soli, seduti sul divano con le gambe intrecciate.

"Che ne dici di una passeggiata?" propone, guardandomi con un entusiasmo che mi fa sorridere.

"Mi piacerebbe," rispondo, sentendo il bisogno di aria fresca. "Magari possiamo passare dal parco. Voglio prendere un po' di sole."

Appena mettiamo piede in strada, però, la calma viene interrotta. È inevitabile: ogni volta che siamo fuori, soprattutto insieme, qualcuno ci riconosce. Davide è abituato alla curiosità e alle attenzioni che la sua carriera gli attira, ma oggi sembra un po' diverso. Mi tiene più vicina del solito, come se volesse proteggermi da tutto questo.

"Posso fare una foto con te, Davide?" una ragazza lo ferma con gli occhi pieni di emozione. Dietro di lei si forma rapidamente una piccola folla. Lui sorride, cortese come sempre, e accetta.

Mi faccio da parte, lasciandogli spazio. Lo guardo mentre posa, firma autografi e risponde alle domande dei fan. È naturale, rilassato, come se fosse nato per farlo. Eppure, mi colpisce come i suoi occhi continuino a cercarmi nella confusione, quasi a controllare che io stia bene. Ogni volta che mi incrocia, mi dedica un sorriso che è solo nostro.

Quando finalmente riusciamo a liberarci, Davide si volta verso di me, con un'espressione mista tra colpa e sollievo. "Mi dispiace, Noemi. Non posso uscire senza trasformare tutto in uno show."

Scrollo le spalle, cercando di minimizzare. "Non preoccuparti. Fa parte del pacchetto, no?"

Ma lui scuote la testa, avvicinandosi e prendendomi la mano. "Non voglio che diventi pesante per te. Soprattutto adesso." Il suo sguardo scivola brevemente verso il mio ventre, un gesto così naturale che mi scalda il cuore.

"Non è pesante," gli dico con un sorriso. "A volte è buffo. E poi, tu ne vali la pena."

Le sue dita intrecciano le mie mentre continuiamo a camminare verso il parco. Qui finalmente troviamo un po' di pace. Ci sediamo su una panchina, immersi nel suono delle foglie mosse dal vento e delle risate dei bambini che giocano a distanza.

Davide mi passa un braccio attorno alle spalle e mi stringe a sé. "Sai, stavo pensando... dovremmo iniziare a fare dei piani per il bambino. Sistemare la stanza, pensare ai nomi..."

Alzo lo sguardo verso di lui, fingendo sorpresa. "Già? Ma non siamo un po' in anticipo?"

"Mai troppo in anticipo per queste cose. Voglio che sia tutto perfetto," dice, e c'è una scintilla di eccitazione nei suoi occhi che lo rende quasi irriconoscibile. "E poi, non voglio che tu debba stressarti più avanti. Meriti di vivere tutto questo senza preoccupazioni."

Il suo entusiasmo è contagioso. Iniziamo a fantasticare sui colori delle pareti, sui mobili e sui piccoli dettagli che renderanno la stanza accogliente. Parliamo anche dei nomi, con lui che propone le opzioni più assurde solo per farmi ridere.

"Che ne dici di Ulisse? O magari Spartaco?" scherza, e io scuoto la testa ridendo.

"Lasciamo perdere i nomi epici per ora. Preferisco qualcosa di più semplice."

Passiamo ore a immaginare il nostro futuro, dimenticandoci del tempo che scorre. Quando il sole inizia a calare, ci dirigiamo verso casa con un senso di pace che raramente riesco a trovare altrove.

Quella sera, dopo cena, siamo di nuovo sul divano, avvolti da una coperta mentre guardiamo un vecchio film. Non parliamo molto, ma non serve. Ogni tanto lui mi bacia la fronte, un gesto dolce che mi fa sentire incredibilmente amata.

A un certo punto, interrompo il silenzio. "Davide?"

"Mm?" risponde senza staccare gli occhi dallo schermo.

"Grazie."

Finalmente mi guarda, un sopracciglio alzato. "Per cosa?"

"Per tutto. Per essere qui. Per rendere tutto più facile."

Il suo sorriso è lento, ma sincero. Si avvicina, premendo un bacio leggero sulle mie labbra. "Noemi, io sono solo all'inizio. Aspetta di vedere cosa farò quando arriverà il bambino."

Mi stringe di più, e mentre il film continua a scorrere sullo schermo, chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal suono del suo respiro. Non ho bisogno di altro.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora