Capitolo 77: I file

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Capitolo 77

Dopo qualche giorno hanno fatto uscire Davide dal l'ospedale. Sono stanchissima, ma dai alla fine siamo tutti vivi o no? Sono pure incinta di una settimana, manco so se la creatura dentro di me sopravivera due o tre mesi finche è definitivo e possiamo dirlo. A Kris non gli ho scritto niente, ma io e Davide parleremo con lui appena torniamo. Povero non sa niente.

Il bungalow ci accoglie con la sua atmosfera familiare, ma tutto sembra diverso. È come se la tensione e il dolore degli ultimi giorni avessero lasciato un'ombra, una cicatrice invisibile su ciò che un tempo era stato il nostro rifugio. Davide è seduto sul letto, ancora pallido e debole, ma i suoi occhi cercano i miei come se fossi l'unica cosa che lo tiene ancorato alla realtà.

Rashid è appena andato via, dopo averci salutato con il suo tipico silenzio carico di significato. L'ho ringraziato per averci salvato, ma non ci sono abbastanza parole per esprimere ciò che sento. Forse lo sa già, forse non ne ha bisogno.

Davide mi osserva mentre chiudo la porta dietro di lui. "Hai fatto bene a fidarti di Rashid," mormora con una voce roca.

Mi avvicino e mi siedo accanto a lui sul letto. "Non era solo fiducia," rispondo, accarezzandogli il viso. "Era una necessità. Non avrei potuto farcela senza di lui...."

Lui abbassa lo sguardo, le sue mani si stringono intorno alle mie. "E io non sarei qui se non fosse per te."

Lo osservo per un attimo in silenzio, il mio cuore si stringe. Non posso più aspettare. "Davide," dico con un tono serio, "ora devi dirmi tutto. Non posso continuare a vivere nell'ombra di ciò che sta succedendo. Non solo per me, ma anche per..."

Mi fermo, ma il mio sguardo scivola automaticamente verso il mio ventre. Lui capisce subito e un lieve sorriso gli illumina il volto.

"Per il bambino," conclude, la sua voce si addolcisce. Allunga una mano e la posa delicatamente sul mio addome, come se stesse cercando di sentire qualcosa. "Non passa un momento in cui non pensi a lui...o a lei anche se ha solo una settimana in questi 2 giorni ho solo pensato a te e alla creaturina."

Un calore mi invade, ma la determinazione nei miei occhi non svanisce. "Davide, devo sapere perché quei file sono così importanti. E soprattutto, perché non me ne hai mai parlato. Non posso proteggere te, il bambino, o noi stessi se mi lasci fuori."

Lui chiude gli occhi per un momento, come se stesse combattendo con qualcosa di troppo grande per essere espresso a parole. Quando li riapre, il loro azzurro è velato dalla tristezza.

"Quei file contengono qualcosa che ho cercato di dimenticare per dieci anni," inizia lentamente. "Era il periodo più oscuro della mia vita, Noemi. Mi sentivo perso, inutile... ero convinto che il mondo sarebbe stato meglio senza di me, sai ti ricordi? Mentre ci eravamo visti dopo 4 anni te l'aveva detto sia Kris che io ma beh..."

La sua voce si incrina e io gli stringo le mani, incoraggiandolo a continuare.

"Un medico mi prese in cura. Fu lui a creare quella terapia che mi ha salvato. Una combinazione di farmaci, supporto psicologico e tecniche sperimentali. Funzionò. Mi rimise in piedi, mi diede una seconda possibilità. Ma c'era un prezzo: quei file contenevano tutto ciò che riguardava il protocollo. E quella terapia... era illegale visto che sono un calciatore. Non avrebbe mai dovuto essere usata su nessuno. Ma per me funzionò."

Resto immobile, assorbendo le sue parole. "E ora qualcuno vuole quei file?"

Annuisce. "L'organizzazione di Karim li vuole per usarli... o forse per distruggerli. Non lo so. Ma sono convinto che se dovessero cadere nelle mani sbagliate, potrebbero fare più male che bene. Ecco perché ho cercato di tenerli nascosti."

"Ma perché non me ne hai parlato?" chiedo, la mia voce si spezza. "Sono tua moglie adesso, Davide. Meritavo di sapere tutto."

Lui mi guarda, gli occhi lucidi. "Perché avevo paura. Paura che scoprendo cosa ho passato, avresti pensato che fossi troppo rotto, troppo fragile. Non volevo che vedessi il mio lato più oscuro. Non volevo che ti allontanassi da me."

Le sue parole mi trafiggono. Gli metto una mano sul viso, obbligandolo a guardarmi. "Davide, non c'è niente di te che possa farmi allontanare. Non importa quanto buio ci sia stato, io ti amo. Ti amo per quello che sei, nonostante tutto. E ora c'è anche il nostro bambino. Combatteremo insieme, per lui, per noi."

Lui abbassa il capo, ma io sento le sue spalle tremare. Lo attiro a me, e lui si aggrappa come se fossi la sua unica ancora. Lo stringo forte, sentendo il suo corpo fragile contro il mio.

"Non lasciarmi mai," mormora, la voce soffocata contro il mio collo.

"Mai," gli prometto.

Rimaniamo così per un tempo indefinito, finché non sento il suo respiro diventare più regolare. Si è addormentato tra le mie braccia, come un "bambino" che finalmente si sente al sicuro. Questo è importante nelle relazioni, io sto male lui si prende cura di me, lui sta male io mi prendo cura di lui, stiamo male entrambi, ci prendiamo cura di entrambi.

Lo accarezzo piano, un lieve sorriso sulle labbra. Qualunque cosa accada, so che insieme possiamo affrontare qualsiasi sfida. Lui è la mia forza, e io sono la sua. E ora, con una nuova vita che cresce dentro di me, non c'è niente che possa fermarci.

l'amore-- Davide Frattesi&meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora