3. Ed io chi sono?

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Canzone per il capitolo

Who I am - Blanca


Il giorno della mia nascita fu nel maggio del 1943.

La ragazza che mi accolse generosamente nella sua vita si chiamava Beatrice, Beatrice Reyes. Mi aveva raccontato tutto di lei, della sua vita, senza tralasciare niente.

Nacque in una città d'Italia.
Il padre, John Reyes ricco imprenditore americano, sbarcò nella penisola italiana e sposò Marta Abate, madre di Beatrice. Al fallimento della sua società però non ci pensò più di una volta a lasciare la figlia e la moglie, abbandonandole in povertà per rifarsi una vita chissà dove.
Senza una lira le due partirono per le Americhe in cerca di un destino migliore e si stabilirono nella sua attuale casa, ai bordi di un paesino collocato nella costa Est degli Stati Uniti d'America. La zona è prevalentemente boscosa, segnata dallo scorrere di un piccolo fiume.

In quel periodo Bea aveva 15 anni, e insieme alla madre si automanteneva usufruendo del raccolto e dell'allevamento di poche capre. L'anno dopo sfortunatamente sua madre si ammalò gravemente, e venne a mancare.
Beatrice non aveva più nessuno, i pochi conoscenti del paese vicino offrirono il loro aiuto, ma lei lo rifiutò categoricamente. Era testarda ed orgogliosa.
Nella sua solitudine riuscì a trovare la forza necessaria per vivere senza troppi problemi.
Era molto intelligente.
La sua famiglia era benestante, e prima della rovina, ha potuto godere di un'ottima istruzione. Nonostante la povertà, la mancanza della madre, l'abbandono del padre, nonostante la solitudine, andò avanti, da sola, ma andò avanti.

Quando mi trovò, nella riva di quel fiume, non ci pensò più di una volta a portarmi con lei, ora sapevo il perché. Lei salvò me, ed io, in qualche modo, salvai lei, entrambe avevamo bisogno di qualcuno, ed entrambe fummo accontentate.

Beatrice, una ragazza sola, forte, autonoma e sempre sorridente, di soli 18 anni, prese l'ardua decisione di accogliere in casa sua, me!

Non sapeva nemmeno cosa fossi, sapeva però che non sarebbe stato facile, si vedeva che ero strana, che non ero come lei, entrambe lo sapevamo, ma ero lì, lei mi  insegnò a capire la sua lingua, mi raccontò la sua storia, e insieme avremmo tentato di capire la mia.

Non fu difficile, ma pian piano iniziai a comprendere il suo linguaggio, e a formulare parole per parlare ed esprimere i miei pensieri. I primi giorni furono un'impresa vera e propria, dovevo cominciare da zero, era come avere in casa un neonato.
I giorni passarono così.
Mi sentivo così piccola ed insignificante.
Ma passo dopo passo mi sentivo sempre più parte di quel mondo, mi stavo abituando ed integrando.
Bea era il mio punto di riferimento. L'unico.

Dopo il racconto della storia della sua vita, avevo un quadro completo di lei. Lei era Beatrice.

<<Ed io chi sono?>>le chiesi.

Senza dire niente si allontanò, quando tornò mi diede un piccolo pezzetto di metallo di forma rettangolare, sembrava una piastrina.

<<Questa l'ho trovata attaccata ai tuoi vecchi vestiti, se così si possono chiamare, erano degli stracci>> rise.

Sopra c'era inciso qualcosa, si leggeva: HN2A

Una serie di lettere ed un numero, cosa mai poteva essere?

<<É... un codice?>> dissi.

<<Così sembra.>>

<<E cosa c'entra con la mia domanda?>>

<<Porta pazienza, se giochiamo un pò con le lettere, possiamo ottenere...>> fissava la strana piastrina con concentrazione.

La osservavo mentre pensava, quando d'un tratto esordì <<Ti piace il nome Hanna?>>

#spazioautrice✒

Hanna è ancora un mistero, ma più o meno abbiamo capito, prossimamente forse lo capirà anche lei.
La storia è ancora all'inizio!!
E io ho ho una grandissima voglia di continuare a scrivere, grazie a tutti i lettori che finora hanno visualizzato, "stellinato", e commentato.

Al prossimo aggiornamento
Saluti ♡
-Marty





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