10. Sguardi

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Canzoni per il capitolo

I see you - Sumera


-Ragazzi volete entrare o no?-

La voce della professoressa che sedeva in cattedra ci fece sussultare, ponendo fine all'intenso scambio di sguardi che si era creato fra me e il ragazzo che avevo di fronte.

-Scusi prof- disse velocemente lui, facendomi passare avanti per poi chiudere la porta alle mie spalle.

-Mitchell, già il primo giorno in ritardo complimenti!- disse ironicamente la professoressa, che invitò il ragazzo a sedersi. Ero rimasta solo io alzata di fronte all'intera classe.

-Tu devi essere...- disse la professoressa, per poi sbirciare rapidamente sul registro -Hanna Reyes! Giusto?-

Si era il mio nome -Si signora.-

-Bene, solo perché sei nuova ti perdono per il ritardo, ora siediti dove trovi posto, che cominciamo la lezione- disse infine.

Guardai tra i banchi, dove tutti mi osservavano dall'alto in basso, come per studiarmi. Mi sentii un po' in soggezione. L'unico banco libero era il terzo nella fila centrale, mi accorsi in un secondo momento che proprio nel banco accanto di destra era seduto il ragazzo di prima, faceva Mitchell di cognome. Pur arrivando in ritardo si era accaparrato un posto migliore del mio, con la finestra accanto, mi sarei seduta io lì se solo fosse stato libero, o se fossi arrivata solo un minuto prima.

Iniziò la lezione.

-Ragazzi come primo argomento dell'anno affronteremo la teoria cellulare, ossia la cellula come base della vita, elaborata nella metà dell'Ottocento da Schleiden e ..-

Oh si le cellule, Beatrice me ne ha già parlato tempo fa, tutto quello che diceva la Professoressa l'avevo già sentivo. Sapevo tutto di quella lezione. Stesi attenta per pochi di minuti, ma poi ci rinunciai, avevo già immagazzinato quelle informazioni, non avevo bisogno di una seconda lezione.

Mi disintonizzai dalla spiegazione di biologia per portare la mia attenzione a qualcos'altro.

Spontaneamente mi girai verso destra.

A quanto pare non ero l'unica non interessata alla lezione, il signor occhi verdi era totalmente in un'altro pianeta, si capiva subito. Era poggiato pesantemente con la schiena sullo schienale della sedia, in una posizione che sembrava stesse quasi per scivolare, aveva lo sguardo perso verso ciò che c'era oltre la finestra accanto.

La sua disattenzione mi consentì di poterlo guardare attentamente per la prima volta. Vedevo il suo profilo dai tratti marcati ma armoniosi alla stesso tempo, aveva una folta chioma castana scompigliata, con un ciuffo centrale in su, talmente in su che mi chiesi se le leggi della fisica valessero anche per lui, o se fosse un'eccezione. Mi concentrai sulla corporatura, doveva essere molto alto, vedevo le ginocchia che sbattevano nel sottobanco, indossava una leggera maglia da cui si intravedeva la muscolatura di un fisico abbastanza asciutto.

Fu più forte di me, ma visto che potevo farlo perché no? Tanto non se ne sarebbe accorto nessuno.

Misi in atto i miei personali raggi X, ma solo per sbirciare un poco, per vedere se quei muscoli c'erano per davvero o se era solo l'effetto della maglia.

C'erano, altroché se c'erano.

Mi scappò un sorrisetto.

Mi sorprese non poco la mia reazione, ma che mi stava prendendo, perché ero interessata a sapere cosa ci fosse sotto la maglietta di un ragazzo? Mi sentii patetica, o forse ero solo curiosa.

Ma scaviamo ancora un po', eccolo lì, non sbagliavo. Il suo cuore c'era e batteva a ritmo costante.

Ok basta, me l'ero squadrato tutto, non riuscii a spiegarmi perché allora continuavo ancora a guardarlo, era qualcosa più forte di me, o forse lo facevo perché semplicemente non c'era niente di più interessante da fare in quella classe.

Sicuramente la seconda opzione.

Quando lui finì la sua osservazione al di là della finestra, si girò verso di me, e così di scatto distolsi lo sguardo, fingendomi vaga.

Speravo tanto che non si fosse accorto che lo avevo fissato per quasi un'ora. Ma forse si, perché adesso era lui che guardava me, lo vedevo tramite la coda dell'occhio. Da quella volta avrei cercato di non fissare mai più nessuno.

Entrai in paranoia.

La lezione di Biologia passò così come la giornata scolastica. Tornando a casa non potei evitare di pensare al ragazzo del banco accanto.

Non mi ero certamente scordata del nostro primo incontro e di come ci perdemmo di vista proprio quando stava per dirmi qualcosa. Ecco, quel qualcosa rimase al centro dei miei pensieri. Ma la cosa che mi assillava era come mai quel giorno a scuola non mi rivolse nemmeno una parola, se non qualche sguardo. Forse se ne pentii subito, e fece finta di niente credendo che fossi una psicopatica che fissava la gente insistentemente.

Quanti problemi per niente, quasi non mi riconoscevo più.

Fatto sta che non avevo legato ancora con nessun componente della mia classe, ma sarebbe sicuramente andata bene l'indomani.

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Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora